Dalla Redazione NPL e crediti deteriorati

Il mercato NPL, tra proclami politici e ricerca di nuove risorse (e competenze). Intervista a Luca Grimaldi, Amministrazione Unico di Faktorec

Ad aprile dell’anno scorso, avevate da poco ricevuto in gestione importanti deal di esposizioni debitorie corporate. Siete riusciti a rafforzare le vostre competenze in questa fetta di mercato?

L.G. Assolutamente sì, anzi dall’inizio dell’anno la nostra attività si è totalmente concentrata su questa fetta di mercato facendoci switchare di fatto il nostro core business con il risultato che, oltre a rafforzare le nostre competenze, abbiamo incrementato anche il fatturato.

Sempre nell’intervista effettuata l’anno scorso, avevate dichiarato che vi stavate affacciando anche all’acquisto dei crediti NPL. Come sono andate le operazioni?  Come vedete, in generale, il mercato degli NPL in questo momento? Vi preoccupano le voci di un ipotetico disegno di legge  che permetterebbe ad alcuni privati e imprese di riacquistare il proprio debito?


L.G. Per quanto riguarda le nostre operazioni, abbiamo perfezionato l’acquisto di diversi portafogli di crediti NPL entrando a gamba tesa in questo mercato. Devo dire che questo ci ha restituito un elevato grado di soddisfazione tanto che abbiamo deciso di creare un ramo legal all’interno della nostra azienda, con tre legali fiduciari che lavorano per noi. Questo ci ha permesso di improntare una strategia per una gestione giudiziale, end-to-end, sui portafogli in conto proprio, seguendo tutta la filiera del credito.
Rispetto al mercato degli NPL, in generale, fino a giugno ci si è concentrati sull’interpretazione della nuova direttiva europea che ha portato diverse novità al settore. In particolare a livello associativo, dal momento che ricopro un ruolo nel Gruppo Macroregionale di Unirec, ci siamo adoperati a tempo pieno per seguire tutti gli aspetti legati alla sua applicazione. Dal mese di agosto, invece, abbiamo subito un netto stop innescato proprio dalla discussione sull’ipotesi di un intervento politico di questo tipo. Tuttavia, anche in questo caso, il lavoro di Unirec è stato molto intenso e siamo riusciti a farci ascoltare tanto che, al momento, abbiamo ottenuto segnali di distensione e di fiducia. Ci tengo però a dire che voci di questo tipo, purtroppo, sono in grado di influenzare il mercato e di entrare nel vivo delle attività delle aziende, con il rischio di far saltare business plan che sono frutto di tanto lavoro. La nostra azienda, ad esempio, aveva in cantiere di finalizzare entro la fine dell’anno l’onboarding di un ulteriore portafoglio, ma al momento abbiamo congelato l’operazione in attesa di nuovi sviluppi. Anche rispetto alle attività conto terzi si sono generate diverse titubanze legate al rischio che le provvigioni possano subire un ulteriore ribasso. L’intera industry ha subito una scossa ma con questo non voglio mandare messaggi negativi, anzi, sono molto soddisfatto della politica associativa che stiamo portando avanti e sono fiducioso che l’impasse si sbloccherà in positivo. Bisogna, però, avere più attenzione anche nel dibattito politico perché questo è un settore strategico ma molto delicato e da sempre non gode di una grande simpatia. In una fase come questa, in cui abbiamo già una grande difficoltà a reperire ed ingaggiare nuove risorse, ledere ulteriormente l’immagine del comparto di certo non aiuta. I giovani che pensano di affacciarsi a questo mondo vengono scoraggiati mentre ne avremmo un gran bisogno e dobbiamo cercare di aumentare l’appeal del settore anche da un punto di vista economico. A tal proposito, come Unirec stiamo facendo anche un gran lavoro per contrastare il fenomeno delle debt agency che continua a mietere vittime.

Qual è il suo bilancio sul 2023? E’ ancora valido il suo invito a dare fiducia ai piccoli servicer specializzati, che negli anni si sono costruiti forti competenze e sono in grado di dare un contributo diretto al mercato?


L.G. Per quanto riguarda Faktorec, fortunatamente, le curve del fatturato sono in crescita. Se mi ponevi questa domanda a giugno ti avrei risposto che avremmo chiuso l’anno in modo molto superiore al precedente, mentre oggi, per il motivo di cui abbiamo parlato nella precedente domanda, devo essere più cauto e dire che sicuramente chiuderemo l’anno in positivo. Quello che mi rende orgoglioso è il fatto che siamo una società piccola e che, nonostante cubiamo molte meno risorse di tante altre aziende, riusciamo a gestire con ottimi risultati una grande mole di lavoro. Possiamo contare ormai su un gruppo di professionisti altamente formati e il fatto di avere in sede anche un piccoli team di legali che ci danno continuamente supporto ci dà uno sprint in più anche nelle attività quotidiane, efficientando ulteriormente il processo produttivo. Credo che questa sia la direzione in cui va il mercato e per rispondere all’ultima domanda sono ancora convinto che il futuro sia nelle mani dei piccoli servicer specializzati.

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