La società di consulenza PWC ha pubblicato i risultati del suo report periodico sul mercato italiano dei crediti deteriorati. (Link al comunicato stampa)

Nel periodo precedente alla pandemia,  il mercato italiano degli NPE aveva ridotto drasticamente i crediti deteriorati e, di conseguenza, gli operatori di mercato stavano iniziando a concentrarsi sugli Unlikely to Pay (UtP) e su come gestire la coda dell’enorme stock di non performing accumulato nel corso dell’ultimo decennio.

Gli NPE sui libri bancari si sono ridotti da 135 a 99 miliardi di euro tra dicembre 19 e dicembre 20, con uno stock complessivo di NPE cumulato sul mercato di oltre 350 miliardi di euro.

La crisi COVID-19 ha rimescolato le carte e riportato al tavolo tutti i partecipanti che ora stanno cercando di capire come si evolverà il mercato nei prossimi mesi e anni. La complessità di questa crisi economica senza precedenti ha portato a una situazione ancora largamente incerta. Le misure governative stanno ancora in gran parte “congelando” i portafogli, ritardando e possibilmente riducendo i flussi di NPE. I rapporti NPE hanno raggiunto livelli minimi dal 2008. Le moratorie sono state recentemente estese fino a dicembre 2021, ma solo per la rata principale e su base volontaria.

Ora sta arrivando il momento di nuovi flussi di NPE. Gli ultimi dati sulle moratorie e sullo Stage 2 iniziano a dare i primi segnali di attenzione. I crediti Stage 2 sui libri delle Banche Top Italiane sono aumentati di circa 64 mld di euro tra il 2020 e il 2019 raggiungendo un peso sul totale degli impieghi di circa il 14% e rappresentano una quota significativa delle moratorie (oltre il 30%) e dei prestiti soggetti a garanzia pubblica (oltre il 10%). È ancora molto difficile fare previsioni affidabili, ma il consenso del mercato è che i nuovi afflussi di NPE saranno tra gli 80 e i 100 miliardi di euro nei prossimi 24-30 mesi.

Qualunque sia l’ammontare dei nuovi flussi , una massa molto significativa di crediti in sofferenza e in bonis dovrà essere gestita adeguatamente nei prossimi anni. Indipendentemente dai nuovi default, le moratorie, lo Stage 2 e i prestiti soggetti a schemi di garanzia pubblica richiederanno un approccio su misura in termini di gestione del credito, aprendo l’opportunità di trovare soluzioni completamente nuove (ad esempio unità di workout interno/esterno, industrializzazione).

I nuovi NPE saranno trainati principalmente dai prestiti alle PMI che operano nei settori più colpiti dalla crisi. Gli UtP saranno probabilmente la classe di attivi più rilevante e complessa da affrontare. L’accantonamento a calendario e il nuovo profilo di NPE (fatto principalmente da UtP) non permetteranno alle banche di comportarsi come durante la crisi precedente, cumulando e trattenendo NPE sui loro libri contabili per anni e smaltendoli tramite GACS alla fine. Le banche dovranno agire tempestivamente per recuperare/riportare in bonis le nuove NPE. Gli investitori con l’appetito di fornire nuovi finanziamenti saranno in grado di trovare nuove potenziali opportunità quando la ripresa economica si farà vedere.

Molti fondi di private equity specializzati in portafogli di UtP e ristrutturazioni/ turnaround si muovono in questa direzione, con l’obiettivo di aiutare aziende industrialmente solide che si trovano ora in una situazione di sofferenza finanziaria. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano darà forma alla ripresa dell’economia reale e condizionerà anche vincitori e vinti nell’arena degli NPE, incidendo anche sulla probabilità di default dei crediti attualmente soggetti a misure governative.

Il consolidamento bancario, il calendario degli accantonamenti e le nuove linee guida della BCE richiederanno alle banche di intraprendere un’ulteriore riduzione dello stock dei deteriorati, garantendo in futuro vendite stabili di NPE sul mercato primario, supportate anche dal recente rinnovo fino a giugno 2022 del GACS

Link al report completo in inglese.

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