Dalla Redazione Real Estate

Immobiliare: la pandemia lascia il segno (-20% di transazioni a livello globale), ma il 2021 torna ai livelli pre-Covid

Il mercato immobiliare è sempre più al centro della ripresa economica post Covid a livello globale. Tutte le stime prevedono un 2021 ricco di operazioni e investimenti, ma intanto si contano i segni che ha lasciato la pandemia. Secondo le analisi condotte da PwC Italia sul mercato immobiliare nel 2020, a causa dell’impatto della pandemia, il volume globale delle transazioni del 

mercato immobiliare ha subito un calo del 20% rispetto al 2019. Nonostante il Covid, il Real Estate si è mantenuto resiliente nelle strategie di investimento, rappresentando il 9,3% del portafoglio di investitori istituzionali. A sorpresa sono proprio gli uffici che, nell’anno della pandemia, hanno rappresentato l’asset class principale: a seguire residenziale e commerciale.

A livello globale l’83% degli investitori istituzionali long-term hanno confermato una strategia Core come scelta principale mentre si riscontra un approccio diverso nei fondi sovrani, in particolare nei family office. Le strategie Value-Added e Opportunity combinate si attestano al di sotto del 20%. L’avversione al rischio degli investitori istituzionali è confermata (anche a livello globale) dalla netta tendenza a investire la maggior parte del proprio portafoglio nel mercato immobiliare locale. Dato che si conferma anche nelle previsioni per il 2021, come emerge dal Real Estate Market Overview 2021 secondo cui tutti gli investitori prevedono di indirizzare la maggior parte degli investimenti verso il proprio mercato locale. A livello globale cresce la consapevolezza che il Real Estate possa avere un impatto sociale significativo sia attraverso la riabilitazione di spazi pubblici, attribuendo valore agli immobili esistenti, alloggi a prezzi accessibili, alloggi sociali e centri di cura, sia attraverso la concentrazione di investimenti su nuovi edifici come i green buildings. A proposito di green, sono 35 milioni i building in Europa che richiedono una ristrutturazione entro il 2030.

In Italia, gli effetti della pandemia si sono sentiti soprattutto sugli investimenti che nel 2020 hanno raggiunto volumi pari a 8,5 miliardi di euro, con un calo di circa il 29% rispetto all’anno precedente. “Il trend positivo delle transazioni degli ultimi cinque anni ha subito un calo drastico, registrando una variazione negativa pari all’8% – ha precisato Antonio Martino, Partner PwC Italia e Real Estate Deals Leader – Il Residenziale si è confermata l’asset class con il maggior volume di transazioni attestandosi al 90%. La ricerca condotta evidenzia come il Residenziale sarà un asset class molto appetibile per gli investitori istituzionali, in quanto rappresenta la possibilità di sviluppare un business già particolarmente diffuso in altri paesi, il built to rent. A differenza delle recenti strategie messe in atto dai developer, gli investitori istituzionali investiranno in iniziative immobiliari finalizzate alla locazione delle unità abitative realizzate. Questo favorirà anche lo sviluppo di modelli di gestione diversi rispetto a quelli attuali: non solo gestione del building, ma anche servizi alle persone”.

A confermare l’andamento crescente del Residenziale è anche il primo Outlook Semestrale di Real Estate Data Hub, realizzato da RE/MAX Italia e Avalon Real Estate, secondo cui il numero di transazioni concluse nel primo semestre 2021 è tornato al trend ascendente pre-pandemia. Al di là del miglioramento in atto e delle prospettive positive rispetto al 2020, emerge in maniera chiara il cambiamento dei modelli e delle abitudini di vita e di consumo e, con essi, anche l’utilizzo di spazi, abitazioni e uffici. Le Regioni che registrano un andamento virtuoso al di sopra della media sono Lombardia e Lazio, con Milano e Roma che si confermano città trainanti del mercato immobiliare italiano. Migliorano molto anche i tempi di vendita che passano da una media di 168 giorni nel primo semestre del 2020 ai 141 giorni dei primi sei mesi del 2021.