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Ecco cosa chiedono le Bcc a governo e Bankitalia

Le banche di credito cooperativo vogliono stare in prima linea nel contrasto all’emergenza coronavirus ma hanno bisogno di superare ostacoli che in realtà vivono da tempo. E’ per questo che hanno preso carta e penna e hanno scritto una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e per conoscenza al governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Solo così, assicurano, possono svolgere il ruolo di banche locali vicine al territorio che hanno per statuto e vocazione e che diventa ancora più prezioso nell’Italia stretta nella morsa della pandemia. Peraltro Palazzo Chigi ha chiesto agli istituti di credito di scendere in campo a favore di famiglie e imprese prima con il decreto “Cura Italia” e poi con il decreto “Liquidità”.

LA QUESTIONE BCC

Per le Bcc i problemi nascono con la legge 49 del 2016 che ha riformato il sistema del credito cooperativo e che ha obbligato i 227 istituti di credito a confluire nei due gruppi bancari cooperativi che si sono formati, Iccrea e Ccb. In tal modo le Bcc sono divenute significant ossia significative sotto il profilo del rischio e rientrano nel gruppo delle grandi banche sottoposte al Meccanismo di vigilanza unico che fa capo alla Bce. Il risultato è che in tal modo pure una piccola banca con quattro o cinque sportelli è assoggettata alle stesse regole previste per i colossi europei del credito, con tutto quello che ne consegue in termini di possibilità di (non) finanziare pmi, artigiani e famiglie.

Ora, nel tentativo di soccorrere famiglie e imprese che rischiano di subire di più gli effetti della pandemia, le Bcc appaiono sempre più ostacolate da norme, regolamenti, metodologie di vigilanza e condotte della capogruppo e dunque chiedono che le Autorità rivedano le regole contabili che disciplinano i bilanci bancari e sospendano integralmente l’applicazione dell’Ifrs9. Senza dimenticare il problema che deriva dall’aver ricevuto lo status di significant che impone loro di sottostare alle stesse regole e alla stessa vigilanza riservata a banche come Deutsche Bank, Société Generale, BBVA o Unicredit, colossi che possono ad esempio distribuire dividendi a differenza delle Bcc che altrimenti perderebbero le agevolazioni fiscali legate alla indivisibilità delle riserve.

LA LETTERA A CONTE E (PER CONOSCENZA) A VISCO

La lettera inviata a Conte e a Visco, firmata da Marco Bindelli, vice presidente del Banco Marchigiano-Credito Cooperativo e consigliere delegato ai rapporti con il credito cooperativo e le capogruppo, segue un’altra missiva inviata “alcune settimane fa” ma che non ha “ricevuto riscontro”. Obiettivo, si legge nella missiva che Start ha letto, è quello di “suggerire semplici interventi governativi in grado di agevolare il trasferimento di liquidità alle PMI e alle micro imprese che generano circa l’80% dell’occupazione totale italiana e che attualmente si trovano in grande difficoltà finanziaria a seguito del blocco imposto dall’emergenza epidemiologica in corso”. Tutto ciò considerando che le Bcc, “enti creditizi a mutualità prevalente, hanno nel proprio dna e nella propria vocazione un differente modus operandi ed una forte vicinanza ad imprese e famiglie del territorio”.

Per favorire questo dialogo tra Bcc e territorio, prosegue la lettera, “è sufficiente l’introduzione di alcune modifiche al Testo unico bancario (Tub) che pongano fine alla follia di considerare significant le Bcc”, che sono “piccole banche caratterizzate da modelli di business tradizionali, che peraltro il decreto Liquidità sembra voler valorizzare”. Ecco dunque che basterebbe “eliminare quei vincoli normativi, regolamentari, di vigilanza (e di capogruppo) che consentano, da un lato di riequilibrare il rapporto tra il numero di banche less significant e quello totale, dall’altro di ricondurre il Gruppo bancario cooperativo (Gbc) ad una corretta funzionalità, più volte ricordata anche dal Governatore della Banca d’Italia”. Infatti “ciò che mette in difficoltà l’operatività delle Bcc, come in più sedi tecniche è stato rappresentato, è la loro classificazione di banche significant, con quel che ne consegue.

Queste alcune modifiche al Tub, proposte nella missiva, “che si ritiene necessarie per le Bcc, con ovvie implicazioni favorevoli alle PMI e alle micro-imprese (danneggiate dalla crisi indotta dal Coronavirus)”: eliminare l’obbligo di redazione del bilancio consolidato disciplinato dall’Ifrs10, consentendo alle Bcc di ritornare nell’alveo delle banche less significant oppure, in alternativa, consentire alle Bcc di affrancarsi dai Gbc di appartenenza e contestualmente aderire a sistemi di tutela istituzionali (Ips, Institution protection scheme) analoghi a quelli già previsti per le banche cooperative dell’Alto Adige.

 

Autore: Manola Piras

Fonte: Start Magazine

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