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Utility che studiano da banca: test sui pagamenti elettronici

Il mondo delle utility è in fermento in vista della lberalizzazione dell’ultimo miglio dei conti correnti bancari prevista dalla direttiva Psd2 sui pagamenti elettronici. Una rivoluzione per le transazioni online che però difficilmente scatterà dal 14 settembre, data dalla quale entreranno in vigore le nuove regole. In paesi come l’Italia, in cui il cliente difficilmente autorizzerebbe un operatore di cui non ha piena fiducia a operare sul proprio conto corrente, la apertura vera e propria del mercato richiederà tempo. Ma intanto le società che vendono energia, elettrica e gas, stanno cominciando a muoversi per valutare le nuove opportunità di business collegate alla gestione dei pagamenti. A fare da apripista nei mesi scorsi è stata EnelX, società dei servizi innovativi del gruppo Enel, che ha chiesto e ottenuto dalla Banca d’Italia l’autorizzazione a diventare un istituto di moneta elettronica, una sorta di mini banca.

Ma altre società hanno avviato valutazioni per capire come entrare nel nuovo business. Tra queste Hera, A2A e Acea, mentre Eni ha deciso di affidarsi a Postepay per la gestione di queste attività. Al vaglio delle due società ci sono varie opzioni di servizi finanziari, come il pagamento dei bollettini premarcati e il prelievo di contante in combinazione con l’erogazione di carburante.

Postepay è forse uno degli operatori più attrezzati in Italia per queste attività: la società creata dal gruppo Poste a fine 2018 è già diventata Imel ed ha nei fatti costituito quello che nel settore viene definito un “ecosistema” tra mondo fisico, digitale e di telefonia mobile. Esso si basa sulla convergenza di milioni di clienti dei prodotti tradizionali postali (conti correnti, risparmio postale), con quelli delle carte di debito (27 milioni le carte gestite), e le app di pagamento (24,5 milioni) con le potenzialità del mondo digitale che si combinano con la telefonia (in Postepay lo scorso anno è confluito l’operatore di telefonia Poste Mobile). Postepay, tra l’altro, ha stretto un’alleanza con GooglePay che le consente di offrire i suoi servizi all’80% di clienti italiani di telefonia mobile che usano il sistema Android.

Tornando al mondo dell’energia, l’utility che è più avanti, dopo Enel, negli approfondimenti è il gruppo Hera, che comunque era già all’avanguardia nel settore considerati gli accordi già stipulati in passato con banche e con la società delle infrastrutture dei pagamenti Sia (controllata da Cdp e Poste) per le transazioni via cellulare attraverso Jiffy. Come tutti gli altri operatori, Hera mantiene il riserbo su cosa bolle in pentola. Va ricordato il fatto che anche EnelX per entrare nel settore – non solo in Italia ma a livello globale – ha stretto una partnership con Sia, affidandole la realizzazione della piattaforma dei pagamenti e la consulenza. Non è da escludere che Hera stia pensando a qualcosa di simile, anche se nessuna conferma ufficiale viene fornita. Va detto che l’ingresso diretto nei pagamenti elettronici(senza affidarsi a soggetti terzi autorizzati) può assumere varie vesti: l’Imel è quella più articolata e complessa (consente emissioni di carte di credito e prestiti fino a 12 mesi), ma ci sono versioni più semplici, come l’istituto di pagamento.

«Il Gruppo Hera guarda con attenzione alla direttiva europea Psd2 sui pagamenti elettronici, che apre nuove opportunità nella relazione con i clienti. Sul fronte della digitalizzazione di infrastrutture e servizi, infatti, Hera è da tempo impegnata per fornire ai propri clienti maggiori e più agili opportunità di pagamento, intercettando un pubblico sempre più smart e connesso. Proprio per questo, Hera sta approfondendo anche le opportunità offerte dalla direttiva Psd2, valutandone possibili sviluppi per ampliare ulteriormente la gamma di servizi offerti al cliente e per migliorare la user experience», spiega una nota della società.

Sono molte le opportunità per le utility schiuse dalla Psd2 che, ricordiamo, consente a nuovi operatori – previa autorizzazione del clienti e attivabili attraverso le app – di entrare nel conto corrente per disporre addebiti diretti e proporre nuovi servizi (finanziari e non solo) agli utenti, disintermediando le banche. Le potenzialità sono legate all’elevato numero di clienti e alla emissione delle bollette (energia, gas, acqua, rifiuti etc): basti pensare che poter gestire l’addebito diretto consente di ridurre i casi di evasione e porta i guadagni sulle transazioni alla stessa azienda. Ma questo è solo il punto di partenza: EnelX, ad esempio, intende gestire direttamente anche tutti i pagamenti legati alla mobilità elettrica (le ricariche in particolare) e non solo. Anche A2A si è mossa per tempo: in questa fase l’utility lombarda guidata da Valerio Camerano sta avviando fasi di test su pagamenti legati all’offerta di nuovi servizi. Anche qui i dettagli sono lesinati. L’utility capitolina Acea, guidata da Stefano Antonio Donnarumma, ha avviato una fase di studio. «Acea sta guardando con interesse alle opportunità che l’applicazione della normativa Psd2 potrà portare ai business in cui opera – spiega la società -. Al momento nessun progetto è stato avviato, sicuramente l’interesse primario è quello di offrire al cliente un servizio sempre migliore, in questa ottica si muoverà l’azienda».


Autore: Laura Serafini
Fonte:

Il sole 24 ore

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