Dalla Redazione Fintech

FinTech, viaggio nel mondo del social lending italiano. Intervista ad Antonio Lafiosca Chief Operating Officer BorsadelCredito.it

Come funziona la vostra piattaforma? Da quanto tempo operate in Italia?

A.F. BorsadelCredito.it nasce a cavallo del 2013 sull’intuizione dei due co-founder Alessandro Andreozzi e Ivan Pellegrini a cui si aggiunge successivamente Antonio Lafiosca, con l’obiettivo di creare uno strumento digitale completamente online e friendly che consentisse alle imprese di trovare credito in maniera alternativa ai canali tradizionali. Ad oggi, dopo essere diventata nel 2015 la prima piattaforma di direct lending per PMI in Italia, ha oltre 18 milioni di erogato, 16 dipendenti, un brand che si sta consolidando, una piattaforma proprietaria dotata di intelligenza artificiale per fare matching tra domanda e offerta, oltre ad aver lanciato Colombo, il primo fondo d’investimento alternativo italiano che permette di investire nel credito delle PMI attraverso il marketplace lending.

Quali sono i parametri per chiedere un prestito? Si può chiedere qualsiasi cifra e per qualsiasi finalità o ci sono dei limiti? Quali garanzie bisogna offrire?

A.F. Possono iscriversi alla piattaforma come richiedenti imprese costituite in forma individuale o societaria e professionisti. Per iscriversi alla piattaforma è necessario essere titolari (o co-titolari) di un conto corrente aperto in un Paese europeo presso una banca o altro intermediario abilitato. Il Richiedente può esprimere, senza limiti, la propria esigenza di credito indicando importo e durata. Tuttavia, gli importi in questo momento erogati tramite la piattaforma sono nell’ordine di grandezza medio di circa 100.000€. Le imprese che prendiamo in considerazione devono essere attive da almeno due anni e avere un fatturato sopra i 50mila euro.

Come fate a verificare la solvibilità dell’utente se non avete accesso alle Centrali di rischio, consultate dalle società finanziarie tradizionali? Fate anche una profilazione online attraverso i suoi profili social?

A.F. Ci serviamo dell’intelligenza artificiale e del machine learning, attraverso un algoritmo proprietario che scandaglia le informazioni dell’azienda sul web, oltre a quelle andamentali (vagliamo informazioni dei maggiori sistemi di informazione creditizia, anche della Centrale Rischi) ai bilanci degli ultimi anni e ai documenti d’identità. Analizziamo ogni voce del bilancio, dall’andamento del fatturato alla capacità di rimborso, all’incidenza degli oneri finanziari sul fatturato, all’indipendenza finanziaria, ecc. L’algoritmo restituisce un punteggio che definisce in maniera sempre più affidabile la qualità del potenziale debitore. La fase finale della valutazione, però, avviene grazie all’intervento umano: viene effettuata un’intervista all’imprenditore e alla fine dell’intero processo a ogni azienda viene assegnato un rating (o scoring) sintetico che definisce rischiosità e prezzo dell’eventuale proposta di finanziamento.

Perché un utente dovrebbe rivolgersi al peer-to-peer? Quali sono i principali vantaggi? Quali sono i tassi di interesse per i prestatori e quelli applicati ai richiedenti?

A.F. In Italia il credito bancario alle PMI è diminuito dai 95 miliardi del 2008 intorno ai 54 miliardi di oggi – praticamente dimezzato. Le PMI hanno quindi una grande necessità di fonti alternative di accesso al credito, che sono ormai disponibili sul mercato – e il P2P lending che cresce a ritmi rapidissimi ne è un esempio lampante. Quella che noi offriamo alle aziende è un’esperienza completamente digitale che richiede tempi brevissimi rispetto a quelli bancari. Tutto il processo si svolge sulla piattaforma: l’azienda o il consulente per suo conto immette la richiesta a sistema corredata da una serie di dati quantitativi e qualitativi e nel giro di 24 ore riceve una risposta positiva o negativa. L’erogazione effettiva del prestito avviene in tre giorni, rispetto alla media di 90 giorni delle banche. Un altro vantaggio importante sono i costi per le imprese: i nostri sono trasparenti ed equivalgono all’interesse (medio lordo annuo del 5%) sulle rate corrisposto dall’azienda debitrice, interesse che varia in base al rischio di insolvenza attribuito alla stessa azienda. Le banche, spesso, hanno costi nascosti che gravano sul prestito.

Non c’è il rischio che si rivolgano alla vostra piattaforma quasi esclusivamente utenti che sono stati respinti dalle finanziarie o dalle banche tradizionali? Cosa succede se un utente non paga e come pensate di impostare la futura gestione del credito?

A.F. Gli utenti respinti da altre banche per scarsa qualità o solidità tendenzialmente vengono respinti anche da noi, per cui teniamo subito a chiarire ai potenziali richiedenti che non ha senso vederci come un “disperato tentativo”, sarebbe solo una perdita di tempo. Siamo invece alternativi ai canali tradizionali nel senso di servizio e comodità che offriamo, per l’empatia nel sostenere la crescita dell’azienda.
Se qualche azienda non è regolare nei pagamenti abbiamo delle nostre procedure di recupero credito per le quali collaboriamo anche con professionisti del settore. Ad ogni modo siamo molto attenti a selezionare e fare credito di qualità, per cui le percentuali di default sulla nostra piattaforma sono molto più basse di quelle del sistema bancario.

 Qual è l’identikit del vostro cliente medio? Quante richieste di prestiti avete?

A.F. Si tratta soprattutto di imprese micro, anche se è in forte crescita la quota delle imprese con un fatturato tra 2 e 10 milioni di euro e quella delle aziende fino a 50 milioni. Il nostro cliente medio si rivolge a noi per avere la possibilità di investire nel proprio business più che per esigenze di cassa. Ma soprattutto si tratta di utenti che cercano un servizio più moderno ed empatico: gli imprenditori vogliono solo essere compresi!
Gestiamo mensilmente diverse centinaia di richieste di credito: dallo start di BorsadelCredito.it ne contiamo quasi 20mila.

Che tipo di autorizzazioni avete dovuto ottenere per operare?

A.F. Il nostro gruppo ha diverse autorizzazioni. Una società lavora come mediatore creditizio iscritto all’OAM, un Istituto di Pagamento autorizzato da Banca d’Italia per l’attività di sociale lending ed una SGR autorizzata ad effettuare direct lending autorizzata anche quest’ultima da Banca d’Italia con l’aggiunta di Consob.

Dal punto di vista normativo che tipo di azioni vi aspettate per il miglioramento di questo mercato?

A.F. Diverse cose che possano aumentare negli imprenditori la consapevolezza che alternative al credito tradizionale sul mercato già ci sono e funzionano bene. Le principali: facilitare il rapporto di segnalazione di opportunità dalle banche a noi, quando le richieste non possono essere gestite in maniera tradizionale (un po’ come accade in UK con il “Bank referral scheme”); equiparare la tassazione dei redditi derivanti dai prestiti sulla nostra piattaforma a quella di altri strumenti finanziari. Sarebbero entrambi un bel volano per la cultura del credito alternativo in Italia.

I numeri ci dicono che nell’ultimo anno, almeno nel nostro Paese, il social lending non è cresciuto molto. Questo perché l’Italia non è pronta a questa rivoluzione o il fenomeno ha manifestato dei limiti?

A.F. In realtà, secondo i dati di p2plendingitalia, il montante complessivo erogato da inception dal P2P lending ha sfondato la soglia dei 200.4 milioni di euro, con una crescita trimestre su trimestre del 24% e anno su anno del +222%. Di questi, 109.5 milioni si riferiscono alle quattro piattaforme specializzate nei Prestiti alle Imprese. L’analisi disaggregata di questo segmento mostra per i Prestiti alle Imprese (a medio e lungo termine) una crescita dei volumi a 20,3 milioni di euro. Il sub-segmento Sconto Fatture mostra invece una crescita dell’erogato da inception a 89,2 milioni di euro. Le imprese finanziate sono state 366; 32 nell’ultimo trimestre, con un ticket medio intorno ai 150mila euro, quadruplicato anno su anno. Oltre 2mila le fatture cedute dalle imprese alle piattaforme di invoice trading. Solo nel terzo trimestre 2017, i nuovi prestiti sono ammontati a 40 milioni, il 136% in più anno su anno. Nei primi nove mesi del 2017 il marketplace italiano ha raccolto oltre 105 milioni e l’Italia si conferma mercato a maggior crescita in Europa.
Questi numeri indicano che la crescita c’è ed è visibile. Certamente il nostro è un paese dove è difficile sradicare abitudini consolidate, ma tante aziende sono già pronte a un salto culturale.

Qual è il valore aggiunto che offrite rispetto alle altre piattaforme e quali sono le vostre previsioni di crescita per il futuro?

A.F. La velocità e l’esperienza di acquisto che offriamo noi è difficilmente replicabile da altri. Aggiungerei che noi siamo stati i primi a lavorare in questo modo per le aziende, quindi abbiamo già qualche anno di esperienza sul campo e questo vuol dire – dopo aver avuto a che fare con migliaia di imprenditori – sapere ciò che il cliente vuole. Il futuro è fatto di strumenti come il nostro, quindi siamo molto positivi e i numeri ce lo confermano. L’arrivo di altre piattaforme è in un certo modo anche auspicabile: il mercato che le banche stanno abbandonando è molto grande, quindi più si lavora bene, più riusciamo a far capire che il mondo del credito è cambiato.