Dalla Redazione Fintech

FinTech, viaggio nel mondo del social lending italiano. Intervista a Maurizio Sella, A.D. Smartika

Da quanto tempo operate in Italia? Come funziona la piattaforma Smartika?

M.S. Amo definire il social lending la più bella innovazione del mondo della finanza degli ultimi 10 anni perché, finalmente, si riportano nelle mani delle persone il controllo dei propri soldi e la possibilità di chiedere o concedere prestiti.

Smartika opera in Italia dal 2012 e la nostra piattaforma funziona in modo semplice. Chi vuole richiedere un prestito non deve fare altro che fornire delle informazioni sul sito affinché possiamo valutare il suo merito creditizio. Partendo da questi dati, interroghiamo le banche dati (CRIF e Experian) in modo da stabilire in pochi secondi se il richiedente è idoneo al prestito oppure no.

Se la domanda viene pre-accettata, il richiedente prestito deve inviare la documentazione via e-mail a supporto di quanto dichiarato: buste paghe o modello unico, 3 mesi di estratto conto e una bolletta di utenza domestica. Una volta inviata la documentazione siamo in grado di erogare il prestito in pochissimo tempo: in 24 ore il cliente ha i soldi sul suo conto. I prestiti erogati vanno da 1.000 a 15.000 € per una durata massima di 48 mesi.

Applichiamo criteri di approvazione relativamente severi perché i soldi che vengono prestati non sono quelli di banche o di istituti finanziari: il denaro proviene da privati che mettono a disposizione degli altri i propri risparmi.

Anche chi vuole prestare deve compilare un questionario online e fornirci i suoi dati. Essendo Smartika vigilata da Banca Italia, l’utente deve passare il controllo antiriciclaggio.

Una volta registrato, il prestatore può investire da un minimo di 100 € ad un massimo di € 100.000. Di fatto sono tanti i nostri clienti che hanno iniziato con piccole somme e poi hanno aumentato il capitale investito nel corso del tempo.

Un prestatore non presta ad un unico richiedente, ma i suoi investimenti vengono suddivisi in tranche di un minimo di 10 € per almeno 50 richiedenti: ciò vuol dire che, se un privato investisse 1.000 €, i suoi investimenti verrebbero suddivisi tra 50 richiedenti diversi. In questo modo viene garantita una maggiore tutela nei confronti del prestatore.

Rispetto allo scorso anno, il vostro giro d’affari è aumentato? Percepite una crescita di interesse da parte degli utenti verso il fenomeno dei prestiti peer-to-peer?

M.S. Nel 2016 abbiamo rivisto completamente il nostro processo di approvazione del credito, creando una griglia di scoring su misura per la nostra piattaforma in modo da individuare meglio le situazioni critiche. Questo ha portato effettivamente ad un taglio importante del tasso di approvazione del credito, che oggi si aggira al 6%. Ciò non significa che respingiamo il 94% delle richieste: molti utenti, infatti, non inviano tutta la documentazione, non concludono la domanda o fanno solo una simulazione sul nostro sito. Di fatto, oggi abbiamo un processo di approvazione molto più selettivo.

A partire dal 2017, inoltre, abbiamo investito nella definizione di una nuova piattaforma, che lanceremo l’anno prossimo, che migliorerà notevolmente l’esperienza dell’utente e renderà il processo ancora più efficiente, a cominciare dal servizio di firma digitale per i contratti. Ci siamo resi conto che era importante creare queste basi per assicurare ai nostri utenti un’esperienza sempre più facile e sicura. Abbiamo dovuto limitare la comunicazione perché ci troviamo con una macchina a cui stiamo rifacendo il motore, ma registriamo una costante domanda da parte degli utenti e il fatturato del 2017 è rimasto in linea con quello dell’anno scorso.

Perché un utente dovrebbe rivolgersi al peer-to-peer?

M.S. Non appena nato, il P2P lending ha ottenuto immediatamente un enorme successo, sia negli Stati Uniti che in Europa. Oggi, il P2P lending non viene più definito “finanza alternativa” ma “mainstream finance”, a riprova del fatto che è ormai diventato uno strumento finanziario molto diffuso.

I vantaggi che un utente può ottenere sono molteplici:

  • Avviene tutto online, perciò chi chiede un prestito o chi investe può farlo in pochissimi minuti comodamente da casa sua. La parte burocratica è stata ridotta drasticamente grazie all’uso della tecnologia, che rende il processo molto più semplice e veloce.
  • È una finanza fatta dalle persone e per le persone. I privati che investono ricevono il 100% degli interessi pagati dal richiedente e li reinvestono in nuovi prestiti. È un modello che si inserisce all’interno della cosiddetta “Sharing Economy”.
  • Chi richiede un prestito ottiene tassi di interessi più bassi della media del mercato (all’incirca 2 punti percentuali). Chi presta, invece, riceve interessi ben più elevati di qualunque altro prodotto finanziario attualmente disponibile a tutti sul mercato.
  • Il richiedente avrà la certezza di non dover sostenere ulteriori spese oltre a quelle concordate e può rimborsare il prestito senza penali in ogni momento

Quali sono i tassi di interesse per i prestatori e quelli applicati ai richiedenti?

M.S. Come anticipato, i tassi sono bassi. Variano da persona a persona e sono in funzione del merito creditizio. Più solido è il profilo del richiedente (situazione lavorativa stabile, nessuna segnalazione…) più basso sarà il TAEG. Si parte da un TAEG a 5,6% per arrivare – per i richiedenti meno affidabili (ma che comunque non presentano segnalazioni) intorno all’11%, ovvero poco più della media dei tassi di mercato (la media mercato è di 10,23% per il 4° trimestre 2017, secondo i dati di Bankitalia).

Siamo molto trasparenti riguardo ai tassi: i richiedenti saranno sempre certi che il prezzo reale che pagheranno corrisponde a quello preventivato.

Ogni nostri richiedente viene inserito in uno dei nostri tre mercati: Conservative, Balanced o Dynamic. Un prestatore può scegliere se vuole prestare su tutti i mercati o solo su alcuni. Ciò significa che il suo rendimento sarà collegato alla sua propensione al rischio.

Qual è l’identikit del vostro cliente medio? Quante richieste di prestiti avete?

M.S. Il problema che vive il P2P lending – o social lending – in Italia è che viene spesso confuso con una forma di credito adatta a chi non è riuscito ad accedere al credito tramite altre vie. Per questo motivo tante richieste registrate non potranno essere erogate.

I clienti che vengono serviti da Smartika sono per il 75% uomini del centro nord. Sono dipendenti a tempo indeterminato ma abbiamo anche una buona fetta di professionisti freelance. La media dei prestiti erogati è intorno ai 7.000 €, molto in linea con la media di mercato.

Per quanto riguarda invece i prestatori, sono al 90% uomini. Hanno in comune la volontà di fare crescere un modello di finanza etica e sono curiosi tecnologici: per loro, il rendimento è una motivazione importante al prestito, ma a differenza di quanto si possa pensare non è la prima sulla loro lista.

Oltre alle motivazioni, esistono in realtà profili molto diversi: chi investe poco ogni mese e utilizza la piattaforma come un conto deposito dove poter risparmiare e chi, invece, investe somme molto più elevate e ha dimestichezza con strumenti finanziari. Il successo del P2P lending è anche dovuto a questo: alla sua capacità di essere flessibile per accogliere necessità diverse.

Cosa succede se un utente non paga e come pensate di impostare la futura gestione del credito?

M.S. Siamo mossi da un modello etico, e perciò cerchiamo prima di tutto di capire qual è la situazione del cliente ritardatario. Ha difficoltà reali e passeggere? In questo caso cerchiamo di offrire una ristrutturazione del debito con un diverso piano di rientro. Molto diversa, invece, la situazione di chi non ci risponde dopo numerosi solleciti: dopo 8 mesi, si avvia il processo di recupero legale a partire da lettere di diffida fino ad arrivare al recupero giudiziale vero e proprio.

 Che tipo di autorizzazioni avete dovuto ottenere per operare?

M.S. Siamo un istituto di pagamento quindi, secondo l’articolo 114 del TUB, vigilati da Banca d’Italia. Oltre allatutele garantite dagli organismi vigilati ai propri utenti, va anche segnalato che il patrimonio degli utenti viene tenuto ben distinto da quello societario, per far sì che eventuali problemi societari non possano mai avere ripercussioni sugli utenti.

 Dal punto di vista normativo che tipo di azioni vi aspettate per il miglioramento di questo mercato?

M.S. In Italia siamo molto in ritardo sulla normativa, che è severa nei nostri confronti. Questo ha impedito al P2P lending Italiano di prendere il volo, e oggi l’Italia è molto in ritardo in Europa.

La tassazione del P2P lending è sottoposta all’aliquota IRPEF del prestatore. Ciò significa che può essere più elevata della tassazione al 26% di qualsiasi altro prodotto finanziario.

È una penalizzazione di cui il governo si sta occupando, in modo da poter portare il P2P lending ad una tassazione equa e simile ad altri prodotti finanziari. Speriamo che la normativa possa cambiare presto, affinché l’Italia possa abbracciare un sistema alternativo di finanza che faccia bene a tutti.