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UniCredit, dai soci via libera al maxi-aumento. CariVerona: discontinuità in cda

Via libera dei soci all’aumento da 13 miliardi di UniCredit: il 99,6% dei soci presenti all’assemblea stroardinaria di Roma ha approvato la manovra (e il raggruppamento delle azioni). Il voto è arrivato attorno alle 15,30, dopo tre ore e mezza di dibattito.

A Roma, nella vecchia sede Capitalia dell’Eur, i lavori erano iniziati alle 11, alla presenza del 51,33% del capitale (nessuna novità di rilievo per quanto riguarda i soci rilevanti, con Capital Research che resta primo con il 6,7%). «So che vi stiamo chiedendo uno sforzo importantissimo, ma siamo convinti che questa banca avrà tutte le carte in regola per superare di slancio un momento particolare della sua storia », ha detto il presidente, Giuseppe Vita, aprendo i lavori e formulando il suo ringraziamento a Federico Ghizzoni,  per i suoi sei anni da amministratore delegato che si sono chiusi a luglio. «Per affrontare al meglio le sfide future il cda ha ritenuto necessaria una forte discontinuità», ha detto poi Vita, e in quest’ottica «la scelta di Jean-Pierre Mustier è stata un gradito ritorno, dopo gli anni trascorsi in UniCredit come responsabile del Cib: sono convinto sia la persona giusta per guidare la banca in questa delicata fase di
cambiamento, sia per le sue qualità personali, sia per l’approfondita
conoscenza che già possiede di UniCredit».

Lo stesso Mustier, quindi, ha presentato ai soci le linee guida dell’operazione: l’avvio dell’aumento è previsto entro il primo trimestre 2017 (data ipotizzata il 13 febbraio), e dovrebbe essere preceduto dal raggruppamento delle azioni (una ogni 10) atteso già entro il 23 gennaio prossimo. Sarà con diritto d’opzione e consentirà tra l’altro di coprire gli appostamenti di rettifiche aggiuntive sui crediti per un importo complessivo pari a circa 8,1 miliardi da registrarsi nel quarto trimestre 2016.

Intorno alle 12 si sono aperti gli interventi dei soci. Tra loro anche il presidente di Fondazione CariVerona, Alessandro Mazzucco: «L’aumento è indispensabile per il salvataggio della banca», ha detto in un intervento non banale. «Siamo sconcertati però nel cogliere che il cda ci inviti a un’operazione così difficile mentre fino a estate continuava a esprimere piena fiducia al management e a dire che la situazione era sotto controllo». In pratica, ha aggiunto il presidente – per la prima volta in assemblea – dell’ente che oggi ha il 2,2% della banca, «viene smentito l’operato del cda di allora, che è però lo stesso in carica. E quindi appare inevitabile esprimere l’auspicio che la rivisitazione del passato induca a considerare criticamente i comportamenti precedenti e trarne le doverose conseguenze».

Nelle risposte, il direttore generale Gianni Papa ha spiegato che la banca non intende avviare l’azione di responsabilità contro il cda o gli ex vertici dell’istituto di credito: «L’andamento del titolo e l’andamento non soddisfacente della società – ha detto Papa – non risultano imputabili a comportamenti non consoni» dei vertici. Inoltre «né da parte del regolatore, né dell’organo controllo sono giunte obiezioni o iniziative critiche in merito all’operato aziendale». Semmpre il dg ha chiarito che UniCredit «non ha interesse ad accrescere la nostra quota» in Mediobanca.

In chiusura a Piazza Affari il titolo Unicredit ha perso l’1,75%, trascinato al ribasso sul finale dalle accuse delle autorità americane a Fca sulle emissioni. Nell’ultimo mese, e quindi dalla presentazione del piano Mustier avvenuta a Londra il 13 dicembre 2016, il titolo è comunque in rialzo di oltre il 3%.


Autore: Marco Ferrando
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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