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Sei mesi per dire addio a Equitalia, niente interessi sulle vecchie cartelle

Dagli annunci al decreto legge. L’addio a Equitalia imboccherà la corsia veloce del Dl varato ieri, salvo intese, dal Consiglio dei ministri per rifinanziare il fondo di garanzia delle Pmi insieme con il disegno di legge di Bilancio. Il cronoprogramma prevede l’archiviazione dell’esperienza dell’attuale concessionario pubblico della riscossione entro sei mesi. Si chiude per cambiare verso anche sul fronte della riscossione, come ha sottolineato il premier Matteo Renzi: «Equitalia ha due papà, è stata pensata e voluta da Visco e Tremonti da una idea giusta, ma il modello su cui si è sviluppata è stato inutilmente polemico nei confronti dei cittadini, vessatorio». Il nuovo capitolo sarà quello di un «un meccanismo per cui quando non paghi una tassa ti arriva un sms: se mi scordo».

Sei mesi di tempo, quindi. Il percorso tracciato porta a un’internazionalizzazione della riscossione all’interno dell’agenzia delle Entrate per far “cambiare verso” anche al riscossore: più compliance e meno intrusione. Un’agenzia delle Entrate non nella versione come la conosciamo adesso. Sarà infatti un ente rinnovato secondo le indicazioni arrivate da Fmi e Ocse nei rapporti consegnati lo scorso mese di luglio al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. In sostanza, sarà garantita una maggiore autonomia gestionale. Una soluzione che dovrebbe consentire di superare anche i problemi legati all’incorporazione dell’attuale personale di Equitalia (sono circa 8mila i dipendenti), che hanno un inquadramento contrattuale “ereditato” dalle vecchie esattorie degli istituti di credito e finanziari. Per molti di questi poi ci sarebbe anche la questione dell’ingresso nel perimetro della Pa senza aver superato un concorso.

In qualche modo, la direzione di marcia per l’addio a Equitalia era stata preparata dall’attuale Ad Ernesto Maria Ruffini già dallo scorso anno quando in Cda portò il superamento della tripartizione del concessionario della riscossione e la riunificazione delle divisioni Nord, Centro e Sud poi diventata operativa a luglio 2016. La chiusura di Equitalia si accompagna a un’altra misura annunciata ieri dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi: la rottamazione delle cartelle esattoriali che dovrebbe portare a un recupero di circa 4,2 miliardi. Cifre che come ha puntualizzato Padoan «deriveranno secondo prime stime dall’adesione dei contribuenti» chiamati a versare le sanzioni e le imposte dovute. La rottamazione consentirà lo sgravio dei soli interessi e delle more dal “conto” presentato ai contribuenti. Esprime soddisfazione il viceministro all’Economia, Enrico Zanetti, per un intervento che aveva fortemente voluto e caldeggiato: «Le imposte si pagano per intero, ma si fa piazza pulita di altre voci che spesso portano a raddoppiare e triplicare l’importo dovuto in cartella».

Il magazzino – come si definisce in gergo tecnico – potenzialmente aggredibile è di circa 50 miliardi di euro, che rappresenta il 5% del carico di oltre mille miliardi affidato per la riscossione dal 2000 al 2015. Non tutto, però, sarà rottamabile. Ecco perché i funzionari di Equitalia, ad esempio, dovranno passare al setaccio quasi un milione di cartelle per scorporare l’Iva in modo da evitare contestazioni da parte della Commissione europea, visto che si tratta di un’imposta di competenza comunitaria.

Non di sola Equitalia vive il menù del decreto fiscale. Un altro pacchetto di interventi molto attesi è il superamento degli studi di settore per circa 3,6 milioni di imprese, professionisti e società che lasceranno il posto agli indicatori di compliance con un regime premiale che potrà spingersi fino all’eliminazione dei controlli sui contribuenti più virtuosi. A questo si aggiunge anche il recupero di un pacchetto di semplificazioni già in cantiere da mesi e che finora non erano riuscite a trovare uno sbocco in un veicolo legislativo. Tra queste spiccano la cancellazione dell’obbligo di indicare in dichiarazione dei redditi i contratti di locazione o gli immobili detenuti all’estero se non sono intervenute modifiche e ancora l’operazione-pulizia sulle partite Iva inattive da almeno tre anni.

In bilico, invece, il pacchetto di norme per attenuare l’impatto fiscale derivante dal passaggio alle nuove regole di bilancio delle imprese a partire dall’esercizio 2016.


Autore: Marco Mobili, Giovanni Parente
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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