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Bpm-Banco, ok delle assemblee alla fusione: nasce terzo polo italiano con 4 milioni di clienti

Dopo la valanga di sì registrata all’assemblea del Banco Popolare di Verona, anche Bpm ha approvato la fusione con l’appoggio del 71,79% dei soci intervenuti. A favore delle fusione si sono espressi 7.314 soci, i contrari sono stati 2.731, gli astenuti 142 mentre 11 non hanno votato. Per approvare la fusione serviva la maggioranza dei due terzi dei votanti, dunque si è superata l’asticella di circa 500 voti: dpo la comunicazione ufficiale dell’esito, un grande e lungo applauso si è sollevato dalla sala dei lavori assembleari, svoltisi presso gli spazi di FieraMilano a Rho.

L’assise dei soci, iniziata intorno alle 9.30, è durata quasi 7 ore. Come si diceva, l’assemblea dei soci del Banco Popolare ha votato pressochè all’unanimità (99,5%) il sì alla trasformazione in Spa e alla fusione. Il sì ha ottenuto 23.683 voti, contro 118 contrari e 11 astenuti. «Sicuramente in un futuro, ma penso abbastanza lontano, potremo essere un polo aggregante», ma «la nostra operazione è così complessa che oggi non abbiamo altre distrazioni o altri target. Non guardiamo a nient’altro, cerchiamo di fare bene quello che dobbiamo fare». Lo ha dichiarato il consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna, al termine dell’assemblea che ha approvato la fusione con il Banco Popolare. «È stata una giornata particolarmente bella per tutti noi ha aggiunto – Vedere oltre 10mila soci in assemblea non capita tutti i giorni ed è bello che un’operazione così importante sia stata fortemente voluta da tutti i colleghi del gruppo. Sono molto contento della partecipazione e dell’esito».

Castagna ha poi allargato il discorso all’intero sistema bancario italiano, sottolineando di essere tra «i primi tifosi della soluzione positiva di tutte le situazioni delicate che il sistema bancario sta evidenziando. Noi ci abbiamo messo del nostro – ha rivendicato – abbiamo fatto vedere che questo è un Paese che si può aiutare da solo, non è un paese che si deve salvare». Castagna ha poi ammesso che anche il futuro Banco Bpm sarà scalabile, eventualità comunque «meno probabile» di quanto sarebbe stata per una Bpm stand alone: «Penso che chiunque in un mercato globale sia esposto a grandi acquisizioni – ha notato in conferenza stampa – Noi due messi insieme valiamo 4 miliardi e non è una cifra impossibile, ma sicuramente meno probabile di quanto sarebbe stato se Bpm fosse rimasta da sola con 1,8 miliardi di capitalizzazione, le sue performance già raggiunte e il suo piano industriale già realizzato».

Con il voto favorevole dei soci alla fusione, la nuova entità bancaria Banco-Bpm ha la strada spianata. Dal 1° gennaio 2017, l’aggregazione avrà efficacia e l’istituto diventerà la terza banca del Paese – dopo UniCredit e Intesa Sanpaolo – con un attivo di oltre 171 miliardi di euro, 4 milioni di clienti, 2.467 sportelli, circa 25mila dipendenti e quasi 120 miliardi di impieghi. Il progetto ha avuto una “gestazione” di sette mesi, prima di arrivare alle assemblee congiunte di Verona e Milano. A marzo, dopo almeno tre mesi di analisi, trattative e di “siamo sulla buona strada”, è stato firmato il primo protocollo di intesa tra Bpm e Banco Popolare, salutato con favore dallo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan.


Autore: L. Davi, M.Ferrando, K. Mandurino, P. Paronetto
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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