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Bonus fiscale per chi chiude le liti civili con una transazione

Un bonus fiscale per chi accetta di chiudere con una transazione una lite civile pendente da un certo periodo di tempo, “per esempio 4 anni”.

La proposta, che vuole essere una “misura straordinaria per ridurre l’arretrato”, viene dal sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, intervenuto ieri al convegno organizzato da Confindustria “Giustizia civile tra riforme e ritardi: la necessità di un sistema efficiente”.

“Per i professionisti si potrebbe pensare a una sorta di cedolare secca sui compensi relativi alle liti transate – ha spiegato Ferri -. Per i privati invece, nelle liti riguardanti trasferimenti immobiliari, si potrebbe ipotizzare la riduzione dell’imposta dei registro”.

Quanto al problema del recupero crediti, secondo il sottosegretario, la strada potrebbe essere quella di “equiparare la pubblica amministrazione a qualsiasi debitore privato” anche con la revisione delle procedure di spesa esistenti che rallentano i pagamenti. “Già la Corte costituzionale – ha ricordato Ferri – ha dichiarato incompatibili le norme sull’impignorabilità dei beni delle Asl. In applicazione del principio del giusto processo bisogna garantire la parità tra i litiganti”.

 

Confindustria, puntare su mediazione e geografia giudiziaria

 

Secondo il vicepresidente di Confindustria Ivanhoe Lo Bello bisogna puntare sulla “mediazione quale strumento di giustizia alternativa che consente di risolvere qualunque lite che abbia ad oggetto diritti disponibili e che assicura alle parti significativi risparmi in termini di tempi e costi, nonché di preservare le relazioni preesistenti che, invece, la controversia giudiziaria finisce inevitabilmente per rompere”. Il sistema delle imprese “ha condiviso fin dall’inizio la scelta di puntare su questo strumento, sostenendo con decisione tutte le iniziative volte a rafforzarne le potenzialità.

 

In particolare, Confindustria ha sempre ritenuto che uno dei punti più qualificanti la disciplina della mediazione fosse il principio dell’obbligatorietà e, di conseguenza, ha accolto con favore il fatto che il recente decreto “del fare” l’abbia ripristinato”.

La nuova mediazione punta molto sul sostegno della classe forense, dopo le resistenze fatte, che, “si auspica, assuma a questo punto un atteggiamento positivo e propositivo nei confronti dell’istituto”. È, peraltro, “importante che le imprese approfondiscano il tema della mediazione e diventino parte attiva.

Un passo importante in questa direzione – ha spiegato Lo Bello – potrebbe essere l’inserimento delle clausole di mediazione nei contratti/statuti, che impegnano formalmente le parti a ricorrere al tentativo di mediazione per risolvere le liti nascenti ovvero legate al contratto/statuto anche quando esso non sia previsto come obbligatorio dalla legge”. Per questo motivo, Confindustria ha predisposto dei modelli di clausole di mediazione per sensibilizzare e facilitare l’utilizzo dello strumento da parte delle imprese. “La revisione della geografia giudiziaria – ha aggiunto poi Lo Bello – è una riforma modello, nel senso che dovrebbe essere il riferimento anche per altre misure di riorganizzazione delle PA”. “Le recenti proroghe disposte con decreti ministeriali per 8 ‘tribunalini’ vanno lette come eccezioni che rispondono a parametri oggettivi e ragionevoli e riguardano esclusivamente lo smaltimento dell’arretrato pendente”.

 

Cnf, rischio flop per la mediazione

 

“A fronte di un aumento esponenziale dei costi di accesso alla giustizia (+47% di aumento del contributo unificato in 12 anni) il sistema giustizia continua ad essere inefficiente.

Le misure messe in atto finora non sono state efficaci e vanno verso un razionamento della giurisdizione che a parole non nega il diritto dei cittadini ma ne condizione l’effettività”. È l’analisi del vicepresidente del Consiglio nazionale Forense, Ubaldo Perfetti.

Sulla prossima entrata in vigore della nuove edizione della mediazione obbligatoria (se pur limitata a 4 anni), Perfetti ha fornito alcuni dati che – riferisce un comunicato – “mettono in dubbio la portata deflattiva della misura”: dal marzo 2011 al dicembre 2012 (quando era in vigore la mediazione obbligatoria) i procedimenti andati a buon fine (ossia conclusi con l’accordo di conciliazione) sono stati appena l’11,82%.

“Il decreto ‘del fare’, peraltro, introduce un’altra mediazione destinata a riguardare, surrettiziamente, tutte le materie: quella che può essere imposta alle parti dal giudice, valutate le circostanze della causa”, ha spiegato Perfetti. “Siamo peraltro costretti a verificare con stupore che, proprio alla vigilia dell’entrata in vigore della revisione della geografia giudiziaria che comporterà la chiusura a regime del ben 47% degli uffici giudiziari, che sta creando tanta tensione sul territorio, dalla Confindustria giunga la proposta di ampliare la competenza del Tribunale delle imprese. Secondo l’Avvocatura questo non corrisponde alla necessità di un confronto sereno tra gli operatori per individuare soluzioni che siano realmente corrispondenti all’interesse generale del Paese”.


Fonte:

Il Sole 24 Ore

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