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Per fronteggiare la crisi in Grecia il governo autorizza la vendita di cibi scaduti, in Italia è già in voga il “last minute”

Il Governo greco per combattere la crisi da lunedì 2 settembre ha deciso di autorizzare nei supermercati la vendita dei cibi scaduti, saranno quindi disponibili in appositi scaffali quei prodotti che riportano la dicitura “consumarsi preferibilmente entro” e la cui data di scadenza risulta ormai passata.

La decisione ha subito alimentato rabbia e polemiche, se da un lato il ministro greco dello sviluppo economico Giorgos Stergiou assicura che il provvedimento non comporta di per sé alcun pericolo per i consumatori, ma solo la possibilità per le famiglie che versano in condizioni di estrema povertà di alimentarsi senza dover per forza ricorrere alla più drastica soluzione di frugare nella spazzatura, d’altro canto insorgono le Associazioni dei Consumatori che definiscono l’iniziativa lesiva della dignità umana del popolo greco.

I prodotti scaduti, che verranno ovviamente venduti a prezzi decisamente inferiori a quelli originari, potranno essere acquistati solamente al supermercato, rimane invece il divieto assoluto di vendita dei prodotti scaduti in bar e ristoranti. Va precisato che i prodotti in questione sarebbero quegli “alimenti non deperibili” come olio, riso e pasta che si conservano anche oltre la data di scadenza, non potranno assolutamente essere venduti prodotti come latte o carne.

Il Ministro dopo aver udito e letto le innumerevoli polemiche generate dalla decisione del governo ha accusato i media di aver generato eccessivo scalpore intorno alla notizia, a suo avviso infatti sono state diffuse delle informazioni non veritiere e tendenziose, in quanto rispetto a prima nulla o poco cambierebbe. La Grecia risulta al momento assolutamente in linea con le norme europee poiché da queste si desume che le confezioni di cibo che indicano nella data di scadenza giorno e mese possano essere vendute fino ad una settimana dopo, quelle con mese e anno fino ad un mese dopo, e quelle che invece hanno solo l’anno fino a tre mesi dopo.

Stergiou tende infatti a puntualizzare con fermezza che il provvedimento non comporterebbe pericoli per la salute dei consumatori poiché l’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro” rappresenterebbe unicamente uno strumento di marketing e di sicurezza aggiuntiva dei produttori e non già di tutela della salute dei consumatori. Può essere che i prodotti “scaduti” perdano effettivamente determinate caratteristiche nutritive, ma in un clima di crisi economica come quella in cui versano molte famiglie in Grecia, per il governo questo aspetto sarebbe il “male minore”.

Facendo un confronto con l’Italia, sebbene non si sia ancora arrivati a questo, è bene ricordare che alcune catene di supermercati per continuare a vendere, hanno dalla loro iniziato ad adeguarsi alla mutata condizione economica del Paese, utilizzando strategie ad hoc per permettere ai cittadini in difficoltà di continuare a fare la spesa facendo quadrare il magro bilancio famigliare.

Le offerte più in voga, si tratta di sconti promozionali anche dell’80%, riguardano quei prodotti che si avvicinano alla data di scadenza, una sorta di spesa last minute ed in questo caso tra i prodotti vi sono anche carne e formaggi. Non si tratta di prodotti scaduti, ma di cibi da consumare in giornata o entro il giorno successivo. Anche alcune panetterie, Sulmona o in Trentino, hanno nel loro piccolo adottato un metodo per contrastare la crisi il “pane del giorno prima in saldo al 50%,  con tanto di fila  fuori dal negozio.

Strategie commerciali che servono da un lato ad evitare gli sprechi alimentari e dall’altro ad aiutare le famiglie che versano in situazioni economiche precarie, vi è effettivamente da dire che queste iniziative non sono state vissute con sdegno ma anzi hanno ottenuto ampi consensi tra i cittadini italiani sempre più costretti a far quadrare i conti per arrivare alla fine del mese.

Chissà se in futuro anche nel nostro Paese, per contrastare la povertà, si arriverà ad adottare misure drastiche come quella appena proposta dal governo greco.

Confidiamo che questo non accada e che davvero l’Italia stia attraversando l’ultimo periodo di crisi, che al momento la vede ancora l’unica tra i paesi del G7 con Pil a -1,8% per il 2013 e possa dal 2014, secondo quanto anticipato dalle ultime stime Ocse, uscire dalla recessione, l’ente parigino prevede infatti una ripresa dello 0,4 % del Pil per il prossimo anno.


Autore: Erica Venditti
Fonte:
Redazione Credit Village

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