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La disoccupazione resta elevata, tassi bassi a lungo

La politica monetaria della Banca centrale europea resterà accomodante finché necessario, secondo quanto indicato nella guidance di luglio. Pertanto i tassi di interesse resteranno allo 0,5% o a livelli più bassi ancora a lungo. Non cambia una virgola il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi, in conferenza stampa, dopo che il consiglio direttivo della Bce, riunitosi il 5 settembre,  ha lasciato invariati i tassi di interesse. Si è solo discusso “come nelle altre volte” su un taglio del costo del denaro, soprattutto qualora si dovesse ridurre troppo la liquidità tra i mercati finanziari e quello monetario.

 

Il numero uno della Bce ha precisato che “alcuni governatori hanno osservato che la ripresa in corso non avrebbe giustificato questa discussione, mentre altri hanno sostenuto il contrario. Se le condizioni lo richiedessero l’ipotesi sarà presa in considerazione”. Draghi ha riconosciuto che nell’area euro la crescita è tornata positiva nel secondo trimestre dopo sei trimestri negativi e che i dati più recenti confermano l’atteso graduale miglioramento. “Gli indicatori confermano le aspettative di una graduale ripresa economica“, ha detto.

 

La Bce si attende che il pil dell’Eurozona si contragga quest’anno dello 0,4% dal -0,6% stimato a giugno, per poi crescere dell’1% nel 2014 rispetto al +1,1% previsto tre mesi fa.

Il miglioramento del clima di fiducia sui mercati finanziari e la riduzione della loro frammentazione “stanno iniziando a trasmettersi all’economia reale”, che sta inoltre beneficiando di tassi di inflazione più bassi”.

Il tasso di inflazione di quest’anno è visto all’1,5% (una revisione al rialzo rispetto all’1,4% delle scorse previsioni) e all’1,3% nel 2014 (stima immutata rispetto a quella di giugno). Tuttavia, Draghi ha rilevato che la disoccupazione nell’area rimane elevata e che l’aggiustamento dei bilanci pubblici, la tanto contestata austerity, continuerà a pesare sull’attività economica.

 

Restano, dunque, rischi al ribasso sulla crescita dell’area euro anche per colpa delle nuove tensioni geopolitiche che potrebbero derivare dalla situazione in Siria.

Per questo i governi devono proseguire con le riforme strutturali e con gli aggiustamenti di bilancio che però, ha ammonito il Governatore, devono essere svolti con misure che non minaccino la crescita, puntando sull’efficienza e la qualità dei servizi pubblici e minimizzando gli effetti distorsivi sulla tassazione.

La Grecia è guardata a vista. Il piano di aiuti finanziari ad Atene scade a fine 2014, “così abbiamo tempo per considerare la situazione”. La Bce, che possiede diversi miliardi di euro in titoli di Stato del Paese ellenico, non parteciperà ad alcuna operazione che abbia come oggetto il taglio del debito pubblico. E comunque, se dovesse emergere la necessità di nuovi aiuti, ha aggiunto Draghi, sarebbero necessarie anche nuove condizioni al governo di Atene.

Il presidente della Bce ha anche confermato che l’Istituto centrale è pronto ad agire sul fronte della liquidità in eccesso delle banche, che continua a scendere.

Sulla supervisione unica bancaria è in corso una discussione con il Parlamento Europeo, con progressi considerevoli tanto che Draghi si aspetta notizie positive nei prossimi giorni. Invece bisognerà aspettare metà ottobre per avere una “piena comunicazione” sulla revisione degli attivi bancari dell’Eurozona. Un’operazione che farà luce sui bilanci bancari e sulla qualità dei loro crediti, prima che l’Eurotower rilevi la supervisione bancaria su scala europea.

In merito a quest’ultimo punto Draghi ha voluto puntualizzare che le affermazioni del membro del Comitato direttivo della Bce, Jorg Asmussen, sul ruolo del supervisore unico bancario sono state male interpretate. “L’opinione della Bce”, ha spiegato, “è che il supervisore unico fa le valutazioni sulla sostenibilità di una banca in totale indipendenza e le passa ai supervisori nazionali, che le girano quindi ai governi. E sono questi che decidono cosa fare”, cioè se chiudere o menola banca in questione. E la Bundesbank condivide questa linea al 100%.


Autore: Francesca Gerosa
Fonte:

MILANO FINANZA

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