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Piccole e medie imprese lasciate sole dalle banche

Il pensiero di Pinna va a quegli imprenditori che, sentendosi soli e senza un futuro, si sono tolti la vita. «I casi a Nordest iniziano a essere molti. Le associazioni esistono anche contro la solitudine degli imprenditori. Invitiamo i titolari d’azienda a rivolgersi a noi per affrontare i problemi concreti». Ma l’appello del presidente di Confapi è anche al sistema bancario – «Le banche devono valutare lo sviluppo storico di un’azienda non limitarsi alla richiesta di un prestito» – e alla politica: «Si abbia il coraggio di riconoscere le priorità più che guardare al consenso».

«Il 2012 sarà l’anno più difficile, per ragioni economiche ma anche politiche e sociali. Sarà il picco della crisi». Il presidente provinciale di Confapi (confederazione dei piccoli imprenditori), Gianluca Pinna, non ha dubbi. Se è vero che le imprese associate (che hanno risposto all’indagine congiunturale periodica) nel 2011 hanno registrato segnali di ripresa, l’anno in corso prevede una crescita prossima allo zero (+ 0,5% l’aumento dei fatturati). E il principale “nemico” delle aziende restano le banche, troppo avare nel credito. Le banche. Il 62 per cento degli intervistati registra un peggioramento del rapporto con le banche. «I tassi in molti casi si sono abbassati ma cresce lo spread – ricorda Pinna -. Il problema è che gli istituti di credito stanno facendo una campagna sostenuta per potenziare la raccolta, ma usano il denaro per consolidare il patrimonio e non per gli impieghi».

I soldi dei piccoli risparmiatori, insomma, non vanno a sostenere il rischio delle imprese. «Quello che le aziende chiedono – rimarca Pinna – sono prestiti che spesso non superano qualche decina di migliaia di euro. Il nostro sistema bancario è troppo ingessato e fermo nella disponibilità al rischio». Il rapporto con gli istituti di credito «sarà oggetto di una prossima iniziativa anche perché il 55 per cento delle aziende mantiene rapporti preferenziali con le banche del territorio».

Recupero credito. Il 70 per cento delle imprese intervistate afferma di dedicare una parte consistente del tempo alla ricerca del recupero diretto dei crediti. «Ci aspettiamo un aiuto dal recepimento della direttiva europea – dice Pinnache impone alla pubblica amministrazione di pagare entro 30 giorni e ai privati entro 60 giorni». In regione il pubblico paga entro sei mesi «e siamo una realtà virtuosa» evidenzia Pinna. Occupazione. Un dato positivo del 2011 è stato quello occupazionale con un incremento del 2011 rispetto al 2010. Le previsioni per l’anno in corso, invece, sono molto prudenti e fanno ipotizzare un + 1,9 per cento «legato soprattutto a figure qualificate che possano aumentare la competitività dell’impresa». Costi e fatturati. L’80 per cento delle aziende intervistate ha registrato un aumento dei costi per gli acquisti (in testa materie prime ed energia), ma solo l’8 per cento delle imprese riesce a riversare i rincari sui prezzi di vendita per cui i margini di profitto si riducono ulteriormente. I fatturati, seppur in ripresa nel 2011, restano al di sotto delle aspettative nell’anno in corso subiranno una nuova battuta d’arresto. Investimenti. Le Pmi comunque non rinunciano a investire. Nel 2012 punteranno sul rinnovo di macchinari e ricerca e sviluppo .

 


Fonte:
Il Messaggero

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