Scelti per voi

Bankitalia, su Basilea 3 ognuno va per conto suo

In Europa il processo di introduzione di Basilea 3 è quasi al termine, ma restano alcune insidie. Per la Banca d’Italia, la principale riguarda un’attuazione differenziata delle regole a seconda degli Stati. «Vari Paesi tendono a introdurre disallineamenti, non sempre giustificati, dal framework di Basilea», ha osservato ieri Stefano Mieli, direttore centrale per l’area vigilanza della Banca d’Italia, in audizione alla Camera. «La crisi ha dimostrato che le debolezze originate altrove possono rapidamente estendersi ad altre giurisdizioni», ha aggiunto, riferendosi ai possibile rischi per l’Italia legati all’indebolimento del sistema bancario europeo.

La frammentazione delle regole sul capitale nel settore bancario è un aspetto tra i più pericolosi nell’Ue, che fa passi avanti sull’integrazione dei bilanci pubblici ma non si muove sulla disciplina delle banche. Proprio Bankitalia del resto ha un atteggiamento più severo della media sul capitale: così il settore finanziario italiano è più protetto, ma è anche penalizzato sul piano patrimoniale rispetto ad altri Paesi (basti pensare alle ponderazioni sul capitale, come emerso in un recente studio di Mediobanca). Perciò Bankitalia vorrebbe che il resto d’Europa si adeguasse di più al suo stile di vigilanza, che ieri Mieli ha definito «intrusivo». «La definizione di patrimonio di vigilanza non era abbastanza armonizzata a livello internazionale; molti degli strumenti riconosciuti nel capitale regolamentare hanno dimostrato di non essere di qualità sufficiente ad assorbire le perdite».

Mieli ha ricordato che spesso le regole hanno avuto responsabilità nella crisi: «In alcuni casi hanno sostenuto fattori all’origine dell’instabilità, in altri si sono mostrate incapaci di limitarne gli effetti». In arrivo però c’è Basilea 3, che dovrebbe armonizzare le definizioni di capitale di alta qualità. L’Eba dovrà compilare una lista degli strumenti computabili come common equity: «La Banca d’Italia ritiene che la lista debba avere carattere vincolante, al fine di garantire le pari condizioni», ha detto Mieli. I rischi di regole difformi coinvolgono anche la liquidità. In materia il regolamento varato dalla Commissione Ue è più generico rispetto al testo del Comitato di Basilea: secondo Mieli «l’assenza di criteri uniformi potrebbe alterare le condizioni di parità concorrenziale».

Bankitalia è invece favorevole a una maggiore flessibilità su alcuni strumenti di emergenza in ambito nazionale (per esempio l’innalzamento temporaneo dei requisiti di vigilanza), purché siano decisi in modo coordinato. Altri temi rilevanti in fase di discussione riguardano la leva e il trattamento dei prestiti alle pmi. «La fase attuale del negoziato è particolarmente delicata», ha ammesso Mieli. «Un accordo politico all’Ecofin potrebbe essere raggiunto entro marzo. La pubblicazione dei due atti legislativi nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue è prevista prima della prossima estate». Le banche italiane si preparano all’entrata in vigore di Basilea 3 senza particolari preoccupazioni. Sul capitale, secondo Bankitalia, mancano 24 miliardi (da raggiungere entro il 2019), ma la cifra scenderebbe a 8 miliardi considerando anche le imposte differite attive, come ormai appare certo (e su questo aspetto Bankitalia ha rivendicato la sua «azione negoziale»). Sulla leva gli istituti sono già in regola. Invece sulla liquidità, ha spiegato Mieli, «c’è una situazione di non piena compliance, come nei principali Paesi Ue, ma i rifinanziamenti Bce hanno marcatamente attenuato le tensioni».


Autore: Francesco Ninfole
Fonte:

Milano Finanza

Credit Village è oggi il punto di incontro e riferimento - attraverso le sue tre aree, web, editoria, eventi - di professionisti, manager, imprenditori e operatori della gestione del credito. Nasce nel 2002 con l’intento di diffondere anche in Italia, così come avveniva nel mondo anglosassone, la cultura del Credit e Collection Management.