Dalla Redazione Real Estate

Aste immobiliari, dati di fine anno sull’andamento del settore e prospettive per il 2024. Intervista a Giulio Licenza, Co-Founder e CBDO di Reviva

Qual è stato l’andamento delle aste immobiliari durante quest’anno e quali i principali trend da voi rilevati?

 Il numero di aste fissate è cresciuto progressivamente post-covid fino a rallentare a fine 2022. Oggi quello che abbiamo misurato, passata la vetta, è un calo delle aste immobiliari in Italia nel 2023. Quest’anno infatti ne sono state bandite 152.303, – 20% rispetto alle 191.253 del 2022 e -18% rispetto alle 185.555 del 2021.  Un calo significativo frutto della diminuzione delle procedure esecutive pendenti in corso da anni, passate dalle 240.000 del 2018 alle 138.000 di fine 2022, frutto di un’intensa attività di recupero dei servicers, che hanno gestito un gran numero di procedure, unito al ciclo economico positivo durato anni, con un ridotto numero di nuove procedure iscritte. Di contro però il calo degli NPE non è proporzionale: passato dai 342 Mld del 2018 ai 306 Mld di fine 2022, con un aumento previsto a 311 Mld a fine anno. Questo disallineamento è legato al fatto che nella maggior parte dei casi la procedura esecutiva viene estinta senza il recupero completo del credito ma generando così un deficiency claim chirografario, molto difficile da recuperare.

In calo di conseguenza anche il valore complessivo dell’offerta minima delle aste, pari nel 2023 a 18BN, ovvero il -20% rispetto ai €22,5 Bn dello scorso anno e dei € 23,7 Bn del 2021.

Il valore economico è concentrato per il 48,7% negli immobili non residenziali, per il 42% dei residenziali,che tuttavia negli ultimi anni hanno recuperato quote, in quanto a livello economico il loro peso era storicamente attorno al 35%,  il 9,3% invece è il peso economico dei terreni.

Dal punto di vista della  tipologia degli immobili in asta, invece, i dati sono in linea con quelli storici: i lotti non residenziali sono stati 35.148 (34%), quelli residenziali 55.725 (55%) e i terreni 11.289 (11%).

 Quali sono le vostre previsioni per il settore per l’anno 2024?

 L’andamento delle aste nel corso del 2023 è stato basso ma costante, con un calo del -20% rispetto all’anno scorso, anche su base mensile, con un numero medio di aste fissate pari a  (escluso agosto) 13.800 aste/mese contro le 17.400 del 2022.

Il futuro? Dipenderà tutto dal numero di nuove procedure iscritte, a loro volta frutto dell’aumento dei crediti in default iniziato già nel 2022 e dalle politiche di attivazione delle procedure esecutive. In media sono necessari 1-2 anni per l’iscrizione di nuove procedure che possano generare nuove vendite in asta, ma il dato è soggetto a variabili, se pensiamo infatti ai casi di cessione del credito, che spesso porta i tempi ad allungarsi in quanto i crediti deteriorati più recenti non hanno ancora una procedura incardinata, che verrà attivata dal servicers una volta acquisito il portafoglio e terminato l’onboarding, aspetti che possono richiedere anche vari mesi. In sintesi se le stime degli analisti sono corrette, questo nuovo aumento delle sofferenze porterà un nuovo flusso di iscrizioni nell’arco di circa un paio di anni.