Dalla Redazione In Evidenza Investor, servicer e debt buyer

Intervista al neo Presidente UNIREC Marcello Grimaldi: ecco il piano di azione

A poche ore di distanza della sua elezione in qualità di nuovo Presidente UNIREC, la nostra Redazione ha raggiunto al telefono Marcello Grimaldi per un’intervista a caldo.

Ci si aspettava un’elezione al ballottaggio, invece la sua candidatura ha ricevuto un largo consenso fin da subito. Ci spiega qual è stato il suo segreto?

La mia candidatura è nata da una specifica riflessione sul momento che il settore sta vivendo che è particolarmente difficile in generale, ma soprattutto sotto il profilo normativo. A questo proposito ho ritenuto che una presidenza non soltanto politica ma anche tecnica potesse tornare utile all’associazione per provare a leggere meglio il presente, sotto il profilo normativo, possedendo già una conoscenza dei processi sottostanti all’associazione. Di fronte a noi ci sono tematiche piuttosto stringenti, a cominciare dall’applicazione della direttiva europea sugli NPL, che è il primo atto comunitario che riguarda direttamente il settore della collection e che sottintende una nuova organizzazione del mercato. E’ importante che l’implementazione della direttiva sia coerente con l’attuale regolazione del mercato italiano. A tal proposito occorre intensificare il dialogo con il MEF, cercando di interpretare e rappresentare al meglio le esigenze del mercato, per poter fornire suggerimenti utili, a livello tecnico, per una buona attuazione della direttiva. A questo tema sono correlate una serie di ulteriori necessità, a partire dalla riforma di settore che stiamo inseguendo da anni tramite svariati disegni di legge che purtroppo, per varie difficoltà, non si sono mai trasformati in realtà. In questo momento potremmo procedere anche attraverso la strada delle circolari interpretative che, così come è successo negli anni 2011-2012, sono diventate prassi amministrative che hanno aiutato il settore ad affrontare le nuove sfide. E’ fondamentale avere la consapevolezza che le società di tutela del credito possono svolgere un ruolo fondamentale per la società perché da un lato portano avanti l’attività di collection e dall’altro assumono una funzione consulenziale nei confronti del debitore aiutandolo, anche grazie ai nuovi strumenti normativi, a sistemare la sua posizione economica, nei suoi stessi interessi.

Sempre sotto il profilo normativo sono pronto a seguire l’evoluzione della nuova disciplina sull’equo compenso la cui applicazione potrà avere un impatto sui nostri agenti per cui è necessario un confronto con le istituzioni parlamentari per rivedere alcune criticità presenti nel testo.

Un’altra cosa che mi sta particolarmente a cuore è il tema della distinzione tra società di tutela del credito e call center. Le prime devono essere iscritte al ROC e rispettare una serie di requisiti per cui non possono essere confuse con meri operatori di comunicazione. Mi piacerebbe riprendere questo discorso con il MIMIT (ex Mise) e provare ad intervenire una volta per tutte su questa distinzione, perché l’equiparazione con i call center può avere un impatto estremamente negativo sull’intero settore.

Mi auguro inoltre di riprendere le relazioni con la committenza per valutare la corretta formulazione giuridica di eventuali clausole contrattuali.

C’è, infine, un tema di aumento dei costi che va gestito a tutti i livelli. Da un lato nei prossimi mesi bisognerà intervenire per contenere l’aumento del costo del lavoro collegato al rinnovo del CCNL degli Studi Professionali. Dall’altro lato ci sono gli ingenti investimenti per adeguare le società sotto il profilo della cybersecurity e gli adempimenti di compliance, già piuttosto onerosi, a cui si aggiungono i nuovi requisiti previsti dalla normativa NPL. Dobbiamo provare a ridimensionare, dove possibile, questi adempimenti. In alcuni casi, come ad esempio nel caso della norma antiriciclaggio, sarebbe utile far passare un’interpretazione meno ampia per poter permettere alle società di ottimizzare i costi, recuperando una marginalità sull’utile che rischia di essere completamente assorbita.

Infine, sotto il profilo puramente interno, sarebbe utile una riorganizzazione strutturale dell’associazione che rispecchi in modo più adeguato quella che è la complessità del mercato e la diversità dei singoli associati.

 

Lei è il primo Presidente manager di UNIREC. Come declinerà questo ruolo alla guida dell’associazione?

Penso che il manager rispetto all’imprenditore può portare delle conoscenze tecniche che vanno oltre la sola gestione In Europa però non è una novità il fatto che a capo dell’Associazione di categoria ci sia un manager e penso, ad esempio, alla Spagna dove a guidare ANGECo c’è Carlos Cabrera di Intrum. La complessità delle tematiche normative e di compliance fa sì che molte società vadano in questa direzione. Nel mio caso mi considero oltretutto un manager fidelizzato, quasi “stanziale”, poiché da 20 anni lavoro nella stessa società e gestisco in modo quasi imprenditoriale un intero dipartimento, restando coerente rispetto alla mia scelta anche in considerazione dell’autonomia che mi è stata concessa. Con la presidenza di UNIREC metterò in piedi una riorganizzazione generale del dipartimento per delegare il più possibile il mio ruolo all’interno del Gruppo Fire.

 

Come sarà il suo rapporto con le Authorities e le Associazioni dei consumatori?

Sono convinto che UNIREC debba avere un costante contatto con tutte le Authorities preposte alla vigilanza sul settore, dal Garante privacy all’Agcm, per poter assumere sempre di più il ruolo di interlocutore privilegiato nei confronti di tutte le realtà. Non va dimenticato il dialogo con le Associazione dei consumatori con cui abbiamo lavorato molto in questi anni e che è sempre assicurato all’interno del Forum UNIREC-Consumatori.

Voglio chiudere quest’intervista sottolineando l’importanza che ha per me la comunicazione, sia quella interna all’associazione, che deve curarsi di informare puntualmente gli associati con tutti gli aggiornamenti sulle attività, sia quella esterna che è sempre di più di grande rilievo per il settore. Una nuova chiave di lettura per poter superare alcune barriere nella percezione che si ha all’esterno del nostro settore potrebbe essere quella di coniugare l’attività di comunicazione con quella di lobbing. Sono convinto che questo potrebbe creare delle sinergie proficue per raggiungere importanti obiettivi di rappresentanza.