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I tassi di interesse sopra lo zero: stravolgimenti e nuovi equilibri per banche e governi

In poco più di 2 mesi la Banca Centrale Europea (BCE) ha innalzato i tassi di interesse di riferimento di 125 punti base, stravolgendo il contesto a tassi negativi in cui il sistema finanziario europeo si era abituato ad operare per oltre 8 anni. Considerata la prospettiva di ulteriori consistenti rialzi nel breve termine, banche e governi dovranno riadattarsi rapidamente al ripristino di relazioni tipiche della finanza tradizionale, che erano venute meno nel quadro monetario straordinario dell’ultimo decennio: 1) la liquidità torna a fruttare interessi; 2) le posizioni debitorie tornano a generare interessi passivi in misura non più trascurabile.

L’impatto di questa “controrivoluzione” monetaria è ad ampio spettro e trasversale a tutto il sistema finanziario. Analizziamo gli aspetti più significativi.

Il riequilibrio dei flussi finanziari verso i sistemi bancari core

Dal 2014, i tassi negativi hanno prodotto costi per le banche europee che detenevano presso la BCE riserve bancarie in eccesso al netto delle riserve obbligatorie, incentivando conti correnti e di deposito snelli. Nei momenti di picco della crisi pandemica del 2020-2021 in cui i tassi di interesse hanno toccato i livelli minimi assoluti, i costi potenziali hanno raggiunto anche i 25 miliardi di € l’anno.

Le grandi banche tedesche e francesi sono state in prima analisi le più penalizzate: a maggio 2022 i costi stimati erano pari a 6,7 miliardi e 5,6 miliardi di € annui rispettivamente. Certo, queste cifre vanno ponderate al lordo dei provvedimenti di tiering che dal 2019 hanno progressivamente “scudato” gli istituti dal pagamento di interessi negativi sulle riserve in eccesso sui conti correnti delle banche centrali nazionali (BCN).

Da settembre 2022 il tiering è stato accantonato e le ampie riserve di liquidità detenute dalle banche dei Paesi core torneranno a produrre significativi interessi attivi, ribaltando la situazione osservata solo pochi mesi fa (vedi Figura 1, barre blu). Ipotizzando un percorso di normalizzazione dei tassi che porti il deposit rate al 3% entro il 2023, nel prossimo anno le banche tedesche incasserebbero € 19,9 miliardi di interessi dalle proprie riserve in eccesso – per le quali è già partito il trasferimento sui conti fruttiferi di deposito – quelle francesi € 16,8 miliardi. A distanza, i sistemi bancari italiano e spagnolo sarebbero destinatari di circa € 5 miliardi cadauno.

L’entità dei flussi in entrata/uscita dunque aumenta per la sola crescita del tasso di interesse nominale, rendendo l’impatto dei prestiti agevolati a tasso negativo TLTRO III (Targeted Long Term Refinancing Operations) sulla profittabilità quasi trascurabile.
Accedendo a questi prestiti triennali nel 2020 le banche hanno ricevuto interessi pari al -1%, con la condizionalità di trasferire gran parte di questo beneficio alla clientela, mentre hanno pagato un tasso più basso (-0,5%) sulle somme depositate in BCE. Tra giugno 2020 e giugno 2022, le banche italiane hanno beneficiato di un trasferimento bonus di 9 miliardi di € su un controvalore di prestiti per oltre 450 miliardi, quelle spagnole di 3,8 miliardi.
Il tasso del -1% non era però fisso, bensì ancorato al livello corrente del tasso di deposito in BCE. Di conseguenza, durante la vita residua di questi prestiti (circa 9 mesi) i flussi degli interessi si invertiranno. Le banche europee torneranno a pagare interessi passivi sui TLTRO (barre rosse in territorio negativo in Figura 1), anche se ad un tasso relativamente più…

Autore: Marcello Minenna

Fonte: Il Sole 24 Ore