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Fondi Ue, intesa da 43 miliardi

A maggio era finito nelle Raccomandazioni della Commissione europea al nostro governo, con la sollecitazione a chiudere in fretta il dossier: ora l’Accordo di partenariato sui fondi Ue 2021-27, dopo le ultime modiche, è pronto per la trasmissione ufficiale a Bruxelles. L’Accordo definisce lo schema di utilizzo di circa 43 miliardi di fondi strutturali cui si aggiunge il cofinanziamento nazionale per un totale di quasi 76 miliardi. Il negoziato con la Ue doveva concludersi entro metà maggio, ma una serie di obiezioni sollevate da Bruxelles hanno costretto ai tempi supplementari. In queste ore, ad esempio, sarà inserito un riferimento stringente al raccordo dei sistemi di monitoraggio dei fondi strutturali 2021-27 con quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non basta tuttavia. La Commissione, infatti, chiede anche la notifica in tempi brevi di tutti i singoli Programmi nazionali (Pon) e regionali (Por) che compongono l’Accordo e alcuni (soprattutto dei Pon) mancano ancora all’appello. Entro il 20 giugno dovrebbero essere trasmessi due dei tre gestiti dall’Agenzia per la coesione territoriale, cioè il Pon Metro che riguarda le città e il Just transition fund con gli interventi ambientali per le aree di Taranto e del Sulcis. Successivamente, e comunque entro la scadenza di metà luglio fissata da Bruxelles, dovrebbe toccare al Pon Capacità per la coesione per il quale la Commissione ha chiesto ancora delle integrazioni sui criteri per individuare le assunzioni dei dipendenti della Pubblica amministrazione. Proprio la capacità amministrativa, principale punto debole italiano nella gestione dei fondi europei, è stato uno dei punti dell’Accordo su cui più insistenti sono state le richieste della Commissione europea

Gli altri programmi sollecitati dalla Ue sono Sicurezza e Legalità, Salute, Inclusione e lotta alla povertà e Giovani, donne e lavoro e il Por Umbria per la parte relativa al fondo sociale europeo (Fse).

Fondi tagliati al Pon legalità

Il Pon Legalità e sicurezza è stato a lungo un aspetto controverso del negoziato, il suo inserimento nell’Accordo è stato infatti criticato dai funzionari Ue soprattutto per il finanziamento dei sistemi di videosorveglianza. Un intervento, questo, che Bruxelles non ritiene “strutturale” come dovrebbero essere i progetti finanziati dalla politica di coesione. Inoltre, il Pon Legalità, gestito dal ministero dell’Interno, nel periodo 2014-2020 è quello che ha fatto più fatica a spendere le risorse. A ciò si aggiunga il fatto che…

Fonte: Il Sole 24 Ore

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