Dalla Redazione

Fondo Monetario: il punto sull’Italia e le Banche italiane

Il ministero dell’economia e delle finanze ha reso note le conclusioni dell’ultima missione annuale in Italia del Fondo Monetario Internazionale (FMI), nell’ambito dell’ordinaria attività di sorveglianza bilaterale prevista dall’Articolo IV dello Statuto del FMI. Le consultazioni sono state caratterizzate da numerosi incontri prevalentemente in presenza a Roma, o in formato ibrido o virtuale, con gli Uffici del MEF, della Banca d’Italia e di diverse istituzioni italiane, pubbliche e private.
Nelle conclusioni il fondo evidenzia che dopo l’impressionante ripresa dallo shock pandemico, l’economia italiana deve ora affrontare i venti contrari della guerra in Ucraina e l’aumento dell’inflazione. Nonostante i segnali di ripresa, la crescita nello scenario di base dovrebbe rallentare, con rischi di revisione al ribasso.
Nel complesso, si prevede che la crescita annuale si ridurrà a circa il 2,5% e l’1,75% rispettivamente nel 2022 e nel 2023. L’inflazione media annua dovrebbe raggiungere quest’anno un picco del 5,5%per cento. Nel medio termine, si prevede che la crescita si stabilizzerà a poco più dell’1% grazie al proseguimento della spesa legata al PNR e a una certa moderazione dei prezzi delle materie prime.
Con riferimento al sistema bancario, la maggiore solidità rispetto all’inizio della pandemia dovrebbe consentire agli istituti di credito di resistere all’inasprimento delle condizioni finanziarie e alle ricadute della guerra in Ucraina nello scenario di base. L’ulteriore riduzione dei prestiti in sofferenza, il ricorso al sistema di garanzia pubblica e il sostegno fiscale ai mutuatari hanno ridotto significativamente il rischio dei bilanci bancari. Le posizioni patrimoniali e di liquidità delle banche si sono rafforzate e le famiglie e le imprese mantengono ampie riserve di liquidità contro l’aumento dei prezzi e dei tassi di interesse.
Le esposizioni dirette e indirette delle banche verso la Russia e l’Ucraina sono concentrate, ma limitate, mentre le imprese ad alta intensità energetica rappresentano una quota relativamente piccola dei prestiti della maggior parte delle banche. Tuttavia, l’inasprimento delle condizioni finanziarie e il rallentamento della crescita potrebbero mettere sotto pressione il capitale delle banche in media, ma con notevoli variazioni nel settore. Il nuovo schema di garanzia sui prestiti previsto per le imprese ad alta intensità energetica aiuterebbe a finanziare le loro spese più elevate. A tal proposito sarebbe preferibile che l’ammissibilità a questo beneficio fosse selettiva, con una maggiore valutazione del rischio di credito all’origine e tassi di copertura della garanzia inferiori a quelli dei programmi pandemici.
Al momento non sono richieste misure generalizzate di sostegno alla liquidità. Le banche dovrebbero applicare diligentemente gli standard di classificazione dei prestiti e le procedure di recupero sui loro portafogli di garanzie. Sotto il profilo prudenziale, tuttavia, si consiglia cautela data l’elevata incertezza e la natura peculiare dell’attuale crisi. Le banche dovrebbero prepararsi a eventi negativi gravi utilizzando valutazioni basate su scenari della qualità del credito e di altre esposizioni. In base ai risultati di queste valutazioni, per determinate banche potrebbe essere consigliabile una conservazione temporanea del capitale in attesa di una maggiore chiarezza sulle prospettive macroeconomiche e sulle perdite derivanti dalle loro esposizioni dirette e indirette. Per queste banche potrebbe essere opportuno rivedere i tempi di distribuzione dei dividendi e di riacquisto di azioni e posticipare l’utilizzo degli accantonamenti per perdite su crediti.
È prioritario intervenire sulle banche più deboli, la cui redditività e i cui modelli di business potrebbero essere ulteriormente messi a dura prova dalle crisi consecutive. Il rallentamento della crescita economica aumenta il rischio di stress in alcune piccole banche con una qualità degli attivi e del capitale già bassa. Dovrebbero continuare le solide valutazioni di vigilanza con revisioni mirate della qualità degli attivi per identificare preventivamente le banche vulnerabili, compresi gli istituti meno importanti. Per ridurre l’azzardo morale, si dovrebbe evitare di utilizzare le risorse del sistema di garanzia dei depositi del settore bancario italiano per prevenire i fallimenti delle banche al di fuori della risoluzione o della liquidazione, a meno che non vi siano forti prospettive di successo per il risanamento e la redditività a lungo termine. L’aumento della digitalizzazione, il miglioramento della governance e l’ulteriore consolidamento del settore in presenza di una crescente concorrenza da parte delle fintech e di altre banche rimangono priorità.

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