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La pandemia fa crollare i flussi di credito al consumo nei primi nove mesi del 2020 (-24,8%). Parziale recupero nel terzo trimestre

Secondo la 49^ edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio realizzato da Assofin, CRIF e Prometeia, nei primi nove mesi del 2020 la pandemia di COVID-19 ha provocato un brusco arresto del credito al consumo: le erogazioni si sono ridotte di circa un quarto (-24,8%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel terzo trimestre 2020 si registra, tuttavia, un parziale recupero, in linea con il graduale miglioramento degli indicatori macroeconomici durante i mesi estivi e con l’allentamento delle misure a contenimento della pandemia in atto. Nei primi nove mesi dell’anno crescono invece le erogazioni complessive di mutui immobiliari, trainate dal boom delle surroghe.

Con l’arrivo della seconda ondata di contagi, i flussi di credito al consumo mostrano un nuovo peggioramento, sebbene con cali più contenuti rispetto a quelli registrati in primavera, mentre prosegue la ripresa dei mutui d’acquisto e la crescita delle surroghe, che tuttavia comincia a mostrare segnali di rallentamento.

 

Il credito al consumo

Anche se nei primi nove mesi del 2020 le erogazioni complessive di credito al consumo hanno registrato una forte contrazione, nel terzo trimestre dell’anno si osservano segnali di recupero, con crescite a doppia cifra per alcuni prodotti. In particolare, i finanziamenti finalizzati destinati all’acquisto di auto e moto, cresciuti del +16.3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, principalmente grazie all’evasione degli ordini dei mesi precedenti, alla spinta fornita dagli incentivi e dalla maggiore necessità di mobilità individuale e sostenibile. Le erogazioni complessive del settore nei primi nove mesi chiudono, tuttavia, in negativo (-18.3%).

 

I finanziamenti finalizzati all’acquisto di altri beni/servizi (appartenenti a settori quali arredo, elettronica ed elettrodomestici, energie rinnovabili, ciclomotori ed altri beni e servizi finanziabili), nel terzo trimestre 2020 riescono a replicare i volumi di un anno prima, recuperando in parte il deciso calo della prima metà dell’anno. L’evoluzione complessiva dei primi nove mesi del 2020 si porta a -15.2%. Nel terzo trimestre è stata trainante la buona performance dei finanziamenti per mobili/arredamento (+14.4%), grazie alle riaperture dei punti vendita nonché alla crescente esigenza di rendere la casa più efficiente e confortevole. Segnali di recupero nel terzo trimestre anche dai finanziamenti destinati agli acquisti di impianti “green” e di beni per l’efficientamento energetico della casa, sull’onda della proroga delle agevolazioni fiscali varate dal Governo e di quelli finalizzati ad acquisti di ciclomotori. I finanziamenti per l’acquisto di elettrodomestici/elettronica restano in territorio negativo, accusando un calo del -10% nei nove mesi e del -1.9% nel terzo trimestre.

 

Nel terzo trimestre 2020 tornano in territorio positivo i flussi dei finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio/pensione (+5.2%), prodotto rivolto prevalentemente a categorie di soggetti (dipendenti pubblici e pensionati) meno soggette agli impatti negativi sul reddito indotti dalla pandemia.

 

I prestiti personali risultano la forma tecnica che più ha risentito della crisi in atto e chiudono i primi 9 mesi del 2020 registrando un -35.4%, rimanendo in territorio negativo anche nel terzo trimestre del 2020 (-25%). L’ampliamento dell’offerta sui canali digitali non è riuscito a compensare le limitazioni alle aperture degli sportelli fisici delle banche e delle istituzioni finanziarie specializzate.

 

In linea con l’evoluzione dei consumi delle famiglie, le erogazioni complessive via carte opzione/rateali nel terzo trimestre, pur invertendo il trend in peggioramento, chiudono i primi 9 mesi dell’anno con una contrazione del -13.7%. Si tratta, tuttavia, di una riduzione meno pronunciata rispetto agli altri prodotti, per via del maggior utilizzo delle carte di pagamento a scapito del contante, intensificatosi a seguito della pandemia per motivi igienici e per il maggiore ricorso all’e-commerce.

 

I mutui immobiliari

Nei primi 9 mesi del 2020 le erogazioni di mutui immobiliari alle famiglie consumatrici crescono nel complesso del +12.7%. A trainare il comparto sono state le surroghe, che registrano un vero e proprio boom grazie a tassi di riferimento ancora estremamente vantaggiosi, che hanno indotto le famiglie in cerca di soluzioni più sostenibili a surrogare anche mutui di recente stipula. Nel corso del terzo trimestre, tuttavia, si assiste a una ripresa anche dei mutui d’acquisto, che, dopo il brusco arresto prodotto dal lockdown nei primi due trimestri dell’anno, segnano un +6.9%.

 

L’analisi della rischiosità del credito alle famiglie

Nel corso del 2020 la rischiosità nel credito al dettaglio ha invertito la tendenza evidenziata nelle più recenti rilevazioni ed è tornata a crescere, sotto la pressione dello shock economico e sanitario. Entrando nel dettaglio, per il credito al consumo a settembre 2020 il tasso di default (nella definizione a 90 past due) è salito all’1.9%, riflettendo la dinamica più accentuata dei prestiti personali. I prestiti finalizzati mostrano invece una certa stabilità.

 

Per quanto riguarda i mutui immobiliari, dopo un lungo percorso di contenimento del rischio che ha portato gli indicatori sui livelli più bassi dell’ultimo decennio, si è registrata una inversione di tendenza che nel terzo trimestre 2020 colloca il tasso di default all’1.4%.

Complessivamente la rischiosità del credito al dettaglio rimane su livelli ancora contenuti.

 

Le prospettive per fine 2020 e il biennio 2021-2022

I timori legati al contagio, le restrizioni fisiche agli spostamenti, oltre che le incertezze sui tempi di ritorno alla “normalità” e sulla propria situazione finanziaria hanno avuto nel primo semestre dell’anno importanti ricadute sui consumi delle famiglie e, dopo la ripresa del terzo trimestre, determineranno una nuova battuta d’arresto nel quarto. Ciò condizionerà la domanda di credito e solo a partire dal 2021, con il progressivo miglioramento dell’attività economica, ci sarà un maggior ricorso al credito, anche grazie a tassi di interesse che si manterranno bassi in tutto l’arco della previsione. Nel nuovo contesto innescato dalla pandemia, le politiche di erogazione potrebbero essere caute date le prospettive di deterioramento della qualità del credito che richiederanno un’attenta selezione della clientela.

 

Dopo le difficoltà del 2020, le erogazioni di credito al consumo saranno sostenute dalle prospettive di ripresa dei consumi, in particolare nella componente dei durevoli. Il rimbalzo del 2021 sarà tuttavia condizionato dal permanere di incertezza legata all’efficacia delle azioni di contrasto del virus e alla distribuzione dei vaccini, che si tradurrà ancora in un atteggiamento cauto da parte dei consumatori e solo in un parziale riassorbimento del calo della propensione al consumo registrato nel 2020. Nel 2022 il credito al consumo tornerà a crescere in linea con l’andamento dei fondamentali macroeconomici sottostanti.

 

Dal 2021, se pure con una partenza lenta, il rimbalzo dell’attività economica favorirà anche un maggiore ricorso al credito da parte delle famiglie per finanziare piani di investimenti di lungo periodo come l’acquisto dell’abitazione, in una situazione di prezzi delle abitazioni ancora appetibili e di differenti necessità abitative create dalle diverse abitudini imposte dalla pandemia. La domanda di mutui sarà inoltre stimolata dai bassi tassi di interesse. Dovrebbero invece rientrare progressivamente le operazioni di surroga e rinegoziazione dopo la crescita eccezionale del 2020, per i minori volumi per cui ci sarà ancora convenienza nella modifica del contratto.

 

L’impatto della recessione sulla capacità delle famiglie di sostenere l’onere del debito sarà ancora limitato dalle misure varate dal Governo a sostegno dei redditi e dai meccanismi di moratoria e dal mantenimento di bassi tassi d’interesse, ma la rischiosità continuerà a essere un fattore di attenzione anche nel corso del 2021, a causa della dinamica del reddito e delle prospettive del mercato del lavoro, che potrebbero incidere in modo negativo sulla capacità di riprendere il pagamento delle rate al termine del periodo di sospensione legato all’applicazione delle moratorie. È invece prevista una sua riduzione nel 2022 grazie al consolidamento della crescita economica e alla minor formazione di crediti deteriorati.

 

Infine, nell’attuale quadro di forte incertezza economica, per gli operatori del credito è fondamentale essere in grado di cogliere tutte le opportunità derivate dal maggiore utilizzo dei canali digitali e di apertura alle modalità di cooperazione date dall’open banking per migliorare il modello di servizio e l’efficienza dei processi del credito. Le abitudini della clientela orientate a una maggiore digitalizzazione, che già stavano cambiando nell’era “pre-Covid”, sono state molto accentuate dalla pandemia e si consolideranno nei comportamenti futuri.

Per gli operatori finanziari diventa quindi ancora più importante accelerare il processo di cambiamento del modello di servizio in modo da raggiungere tutte le fasce di clientela attraverso più canali, traendo vantaggio anche dagli investimenti in tecnologia e comunicazione già intrapresi negli anni precedenti. Questa accelerazione sarà funzionale anche a contrastare la concorrenza derivante da operatori FinTech e BigTech, per ora ancora circoscritta a particolari segmenti di business e a operazioni specifiche.

Fonte: Assofin, Crif, Prometeia