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Fidentiis: l’aumento monstre di Mps peserà su tutte le banche italiane

Ieri il cda di Mps, sotto la presidenza di Patrizia Grieco, si è riunito per valutare la recente sentenza della corte di Milano sulla condanna in primo grado degli ex amministratori Viola, Profumo e Salvadori. Il board ha deciso di cambiare la classificazione da “possibile” a “probabile” su una serie di controversie legali e richieste stragiudiziali senza specificare quanto intende accantonare. Intanto oggi il titolo perde l’1,44% a 1,03 euro mentre il Ftse Mib guadagna lo 0,17%.

Il punto è che Mps ha 10 miliardi di cause sulle spalle e ad oggi ha accantonato poco più di 500 milioni. Gli analisti sono piuttosto duri questa mattina, Fidentiis per esempio cerca di capire l’impatto su tutto il sistema bancario italiano, mentre Akros sospende giudizio e target price sul titolo visto che ora sarà molto probabile un (altro) aumento di capitale che va ben oltre la market cap di Siena, 1,16 miliardi di euro.

Gli analisti di Fidentiis ricordano che nel primo semestre dell’anno la Fondazione Mps ha chiesto 3,8 miliardi di euro per informazioni societarie errate in relazione al periodo 2008-2011 quando Mps rilevò Antonveneta, costretta a finanziare l’operazione lanciando già all’epoca un rafforzamento di capitale ed emettendo prestiti subordinati.

Cambiare il rischio legale da possibile a probabile, sottolineano gli analisti, significa miliardi di accantonamenti. La paura ora, secondo Fidentiis, è che, in seguito alla sentenza di metà ottobre, “molti altri vecchi azionisti potrebbero seguire l’esempio della fondazione e rivendicare la loro parte, un fatto che manderebbe Mps ancora più in rosso”. E oggi non è chiaro come la banca possa affrontare questo presunto potenziale deficit.

Il punto, per Fidentiis, è che il problema “non è nelle mani del gruppo senese, ma sulle spalle di tutte le altre banche a cui potrebbe essere chiesto di mettere una massiccia somma di denaro per salvare l’istituto toscano grazie al fondo interbancario sui depositi”. Ne è chiaro per ora il ruolo del governo, che ha in mano circa il 68% delle azioni. Resta il fatto che far sposare Mps ad un altro istituto, circola da tempo la voce su una reticente Unicredit, per ora pare “pari a zero nella migliore delle ipotesi”. Fidentiis conferma il giudizio sell sul titolo.

Le controversie legali e le istanze extragiudiziali riclassificate di cui fa cenno la banca nella nota, in relazione alla condanna di Milano, si riferiscono ad un petitum di circa 2,2 miliardi di euro su 10 miliardi di rischi legali complessivi, scrive oggi Banca Akros. Secondo gli analisti, i relativi accantonamenti si aggireranno intorno a 0,5-0,6 miliardi, “che probabilmente verranno contabilizzati nei risultati del terzo trimestre, in uscita la prossima settimana”.

Questi aggravi si aggiungerebbero ai titoli di debito At1 per 0,7 miliardi che la banca deve emettere entro la fine dell’anno su richiesta di vigilanza della Bce, dopo che il coefficiente Cet1 pro-forma è sceso al 9,7% a seguito dello scorporo della bad bank. Nel calcolo sono inclusi gli 8,1 miliardi di derisking appena ceduti.

Secondo Bloomberg, a fronte di queste premesse, Mps sta intrattenendo colloqui preliminari con il governo per un potenziale aumento di 1,5 miliardi. Ma per Akros la banca potrebbe aver bisogno fino a 1,8 miliardi di capitale proprio e il ministero potrebbe sfruttare il plafond di 1,5 miliardi accantonati in agosto per sostenere le società controllate dallo Stato. Il punto è che il Mef non può usare una cifra più alta, sarebbe altrimenti costretto a dover negoziare con la Commissione europea eventuali ulteriori iniezioni di capitale. E qui di giunge alle considerazioni di Fidentiis, ovvero che il peso dell’aumento rischia di cadere su tutto il comparto bancario italiano.

Di conseguenza Akros ha rimosso la raccomandazione e il target price sul titolo, ritenendo che la prospettiva di un potenziale aumento superiore all’attuale capitalizzazione di mercato possa causare un crollo (full depreciation) delle azioni. Nei mesi scorsi il fondo attivista Bluebell Partners, guidato da Giuseppe Bivona, si è rivolto alla Procura della Repubblica e alla Consob chiedendo di accertare la conformità dei bilanci di Mps chiusi al 31 dicembre 2019 e al 31 giugno 2020 per mancato accantonamento sulle controversie legali.

Secondo Bivona, l’aumento a cui sta andando incontro la banca senese, che ha chiuso il semestre in perdita per oltre 1 miliardo di euro, “sarà attorno a 3-4 miliardi. Infatti servirebbero 2 miliardi per portare al 30% il livello di accantonamenti sulle cause legali, 700 milioni servirebbero per compensare il programma di de-risking appena presentato al mercato e occorrono poi 400 milioni per finanziare il piano di esuberi e altri 400 milioni per investire nel rilancio commerciale dell’It”.

Autore: Elena dal Maso

Fonte: Milano Finanza

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