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Bankitalia smonta i disegni di legge sui deteriorati

L’epidemia Covid19 è destinata a lasciare un’impronta pesante sui bilanci della banche è c’è da aspettarsi che rallenti il decumulo degli Npl registrato negli ultimi anni. È quanto ha affermato Bruna Szego, capo Regolamentazione e analisi macroprudenziale della Banca d’Italia, nel corso di un’audizione in commissione Finanze al Senato sui Ddl che prevedono una possibilità di “sanatoria” dei crediti deteriorati da parte di famiglie e imprese riconoscendo al creditore cessionario una maggiorazione sul prezzo di acquisto delle partita debitoria. «Anche per il 2020 – ha comunque aggiunto Szvego – sono previste cessioni di Npl per circa 20 miliardi al lordo delle rettifiche, in linea con i piani fissati all’inizio dell’anno, quindi nel periodo 2016 – 2020 le cessioni raggiungerebbero i 170 miliardi complessivi». È probabile – ha spiegato – che data la situazione attuale il trend in diminuzione di questi anni degli Npl subisca un’inversione di tendenza». Statistiche diffuse ieri da Bankitalia indicano prestiti deteriorati per 130,6 miliardi al lordo delle svalutazioni, alla fine del secondo trimestre, mentre le inadempienze probabili sono arrivate a 29,7 miliardi. I dati vanno raffrontati con una consistenza di prestiti a fine giugno pari a 1.905 miliardi.

Secondo l’esponente di Via Nazionale la cessione degli Npl nel mercato secondario «rappresenta il canale principale di riduzione da parte delle banche, la sua funzionalità è essenziale. E il ddl prevede un sistema che potrebbe incidere negativamente su questo mercato, rischiando di vanificare i risultati ottenuti fin qui». Più in particolare – ha spiegato Szvego «di questo disegno di legge ci preoccupa la circostanza che il cessionario non ha per un lasso di tempo molto lungo idea di qual è il pool dei crediti che ha acquistato, e poichè il prezzo viene fatto prima della cessione, il fatto che questo pool di crediti possa subire in funzione della scelta del debitore significative variazioni è qualcosa che può incidere sulle prospettive del singolo cessionario e sul funzionamento del mercato».

Anche il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, ha bocciato le proposte normative in discussione «sono fortemente limitative di alcune liberta costituzionalmente garantite e anche discriminatorie rispetto del settore bancario». I meccanismi di automatismo nell’esdebitazione rischiano di introdurre – ha fatto rilevare il dg Abi – «elementi disparità di trattamento favorendo alcuni debitori rispetto ad altri, creando forme di aspettative di sanatorie che trasmettono, in qualche modo, messaggi ex ante che incentivano l’inadempimento dei debiti».

La soluzione da perseguire è in una risposta coordinata e convergente a livello europeo: «In una logica di Unione bancaria – ha spiegato Sabatini – un’asset management company’ europea avrebbe molto senso, anche se la realizzazione di una tale entità avrebbe sicuramente tempi molto lunghi per i livelli di complessità che comporta, inclusa anche l’armonizzazione della disciplina delle norme fallimentari e del diritto societario, sicuramente sarebbe un processo molto complesso». Secondo Sabatini un importante passo avanti potrebbe venire con «un quadro regolamentare europeo omogeneo che disciplini l’attività delle singole asset management company nazionali»

Il tema delle bad bank nazionali per la cessione di Npl è seguito con interesse anche da Bankitalia, e tuttavia, ha spiegato Bruna Szvego, «nel caso in cui la cessione non avvenga a valore di mercato c’è un problema di aiuto di Stato». Anche la legislazione sulla concorrenza andrebbe dunque resa coerente con questo obiettivo.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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