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In caduta il recupero crediti, il Covid manda KO il settore

Bollette del telefono, dell’acqua, del gas o della luce non pagate e “dimenticate”, scadenze di finanziamento non onorate da parte di imprese e famiglie. Affidate alle società di recupero per essere rintracciate e incassate, spesso con piani di rientro su misura. Nel 2019 hanno raggiunto il livello record di 132 miliardi di euro, dei quali circa 68 miliardi sono Npl.

Un’enorme massa di circa 40 milioni di pratiche cresciuta di quasi il 30% in valore rispetto al 2018 e dell’80% negli ultimi 5 anni.

Cartina al tornasole delle difficoltà delle famiglie e delle imprese, ma anche della capacità del sistema di riportare alla luce crediti ormai deteriorati. Lo mostrano i dati del Rapporto Annuale di UNIREC, l’associazione che riunisce dal 1999 imprese per il recupero e la tutela del credito, pari all’80% del settore, con circa 17mila addetti e un fatturato complessivo di 1,1 milardi.

Poi è arrivato il Covid e il meccanismo si è inceppato. Secondo un monitoraggio effettuato tra le associate ad aprile rispetto a gennaio le somme affidate sono cresciute in media di appena il 4 % e quelle recuperate hanno subito un tonfo del 20%. In particolare, il tasso di recupero delle somme dovute alle società di tlc ha subito un peggioramento del 54 % mentre le pratiche sono diminuite del 21%. Ancora più difficile recuperare le polizze non pagate (-61%). Per le rate di beni in leasing da incassare la performance ha registrato un calo del 33%, per i mutui del 21%.

“E’ un momento di stallo per il Paese-dice il Presidente di UNIREC Francesco Vovk- che si riflette anche sulla nostra attività. Gli affidi durante il periodo di lockdown, in particolare per le utilities, sono stati sospesi. Tra marzo e aprile più che svolgere attività di recupero abbiamo aiutato i nostri clienti a raccogliere la documentazione necessario per la sospensione delle rate dei mutui, dei finanziamenti o dei contratti in leasing.

Data la difficoltà del momento anche la cessione di pacchetti di Npl sui cui si concentrano numerose associate è risultata in forte rallentamento”.

Gli occhi del settore ora puntano sull’ultima parte dell’anno. “ Se lo stato di emergenza dovesse proseguire oltre settembre- dice Vovk- è possibile che a fine 2020 i crediti affidati al comparto siano stabili o in diminuzione rispetto al 2019. Al contrario, se venissero meno gli ammortizzatori sociali e terminasse lo stato di emergenza potremmo beneficiare di un aumento delle pratiche”.

L’industria della gestione del credito, spiega il Presidente di UNIREC “è solida, anche se i valori medi di marginalità non sono particolarmente elevati e soprattutto mostrano situazioni molto variegate, spesso correlate alle dimensioni aziendali. Estremamente diverse sono invece le attese per il 2020, a seguito della crisi economica provocata dalla pandemia. Nel nostro scenario peggiore ipotizziamo margini operativi negativi medi del 10%.

Anche l’attività svolta in via giudiziale, come la gestione dei crediti ipotecari, ha subito un rallentamento dovuto alla chiusura dei tribunali. Nel pieno del lockdown l’associazione ha avviato un tavolo di confronto con i principali operatori del settore. “Auspichiamo- dice il Segretario Generale di UNIREC Michela De Marchi- che ci sia un’applicazione uniforme delle procedure nei tribunali e una riduzione delle ferie ad agosto per poter smaltire le pratiche”.

Se al momento fare previsioni sul 2020 è difficile, nel 2019 i crediti affidati in conto terzi, che sono la quota più significativa, sono aumentati del 23% a 100,9 miliardi di euro mentre il totale degli importi recuperati è cresciuto del 13% e si attesta a 8,8 miliardi di euro. Il valore medio affidato è 6.243 euro.

Guardando alla tipologia del debitore, l’81% degli importi sono crediti di origine bancaria o finanziaria, l’11% bollette di utilities e tlc settore utility e solo il 2,5% si riferisce ad acquisti a rate. Il settore del leasing rappresenta invece quasi il 5% e la restante parte è relativa a crediti della pubblica amministrazione.

Metà delle somme da recuperare si riferisce a debiti contratti da imprese e l’altra metà da parte delle famiglie. A livello territoriale la maggior parte dei crediti affidati si concentra in quattro regioni: Lombardia (14%), Campania (12%), Lazio (12%) e Sicilia (10%). Tra le modalità di recupero spicca quella da remoto (nell’82% dei casi) con operazioni di phone collection per posizioni medie di 1.743 euro. Il cosiddetto “master legal” è utilizzato solo per il 3% delle pratiche ma con ticket medi più elevati, pari a circa 17 mila euro.

Nel 2019 le aziende del settore hanno inoltre gestito in conto proprio un portafoglio complessivo di oltre 31 miliardi di euro . In questo caso i crediti di provenienza bancaria rappresentano il 43% degli importi, mentre quelli finanziari sono il 30% del totale.

Autore: Chiara Bussi

Fonte: Il Sole 24 Ore

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