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Cosa c’è dietro la discesa in campo di Unicredit come terzo incomodo nelle nozze tra Intesa e Ubi

L’irruzione di Unicredit all’interno dell’operazione, già di per sé piuttosto complessa, con cui Intesa Sanpaolo sta cercando di acquisire Ubi Banca ricorda un po’ una di quelle scene ricorrenti nei film americani: c’è un matrimonio in corso, la persona che lo celebra prima di dichiarare la coppia sposata domanda se tra i presenti ci sia qualcuno che ha qualcosa da obiettare (“Parli ora o taccia per sempre!”) e qualcuno puntualmente si leva in piedi. Ecco, nel mondo finanziario, Unicredit ha fatto un po’ la stessa cosa: chiedendo all’Antitrust di essere ammessa all’istruttoria sulla fusione tra la prima e la terza banca del paese per capitalizzazione è un po’ come se si fosse alzata in piedi per opporsi al matrimonio. Matrimonio che di fatto appare alquanto “forzato” vedendo Intesa che, tramite un’offerta pubblica di scambio certamente non gradita, cerca di obbligare Ubi a sposarla.

Al punto che, più che un tentativo di matrimonio, quella in corso tra Intesa guidata da Carlo Messina e Ubi capitanata da Victor Massiah ricorda una vera e propria guerra, senza esclusione di colpi. In questo complicato quadro, soffermarsi ad analizzare i consulenti finanziari e legali dei vari attori in scena può aiutare a capire come sono disposti gli schieramenti in campo.

A febbraio, era emerso in maniera ufficiale che il principale consulente finanziario di Intesa nell’ambito dell’operazione è Mediobanca, che a sua volta coordinerà gli altri consulenti finanziari Jp Morgan, Morgan Stanley, Ubs e Equita. La scelta da parte di Ca’ de Sass della banca di investimento guidata da Alberto Nagel è parsa fin da subito un modo per avere dalla propria parte quella che per Intesa è sempre stata una storica controparte finanziaria se non addirittura una vera e propria nemica.

Forse però Intesa non aveva messo in conto una possibile reazione di Unicredit che, guidata dall’amministratore delegato Jean Pierre Mustier, già dall’autunno scorso ha tagliato i ponti con il mondo dei salotti (o quel che ne resta) liberandosi dell’intera partecipazione in Mediobanca. In base alle indiscrezioni che stanno venendo fuori, Unicredit sarebbe intenzionata a sottolineare all’Autorità garante della concorrenza e del mercato i rischi che la concentrazione tra Intesa e Ubi porrebbe alla concorrenza, che sarebbe invece maggiormente garantita dalla nascita di un grande terzo polo bancario alternativo, eventualmente per la regia del gruppo con base a Bergamo.

Insomma, la discesa in campo di Unicredit nell’operazione è chiaramente al fianco di Ubi e contro Intesa. È curioso notare che tra i consulenti legali ingaggiati dal gruppo guidato da Massiah per tentare di difendersi dall’attacco di Messina c’è anche Linklaters, di cui è capital markets partner Claudia Parzani, molto vicina a Mustier. L’altro studio legale al fianco di Ubi è, invece, quel Bonelli Erede che nel 2016, insieme con Intesa e contro Mediobanca, era riuscito a consegnare a Urbano Cairo le chiavi del regno Rcs.

Come consulenti finanziari, invece, Ubi ha scelto Goldman Sachs e Credit Suisse che, oltre a valutare l’offerta di Intesa Sanpaolo, saranno chiamate a individuare anche le possibili soluzioni alternative per la banca guidata da Massiah. In proposito, nei giorni scorsi, è più volte circolato il nome di Crédit Agricole. In altri termini di quello stesso gruppo francese cui Mustier, nato a Chamalières nel 1961, nel 2016 ha ceduto la divisione di risparmio gestito di Unicredit. Chissà che quindi la discesa in campo di Unicredit nell’operazione, oltre che al fianco di Ubi, non sia anche all’insegna della bandiera francese.

Autore: Carlotta Scozzari

Fonte: Business Insider

 

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