Credito e consumatori Dalla Redazione

Bitcoin, grazie al Coronavirus la criptovaluta diventa un bene rifugio

Come ogni epidemia che si rispetti, l’ondata del Coronavirus sta generando un elevato livello di panico tra gli investitori che stanno cercando di diversificare i loro assets per mettere al riparo i propri capitali da eventuali recessioni economiche. Mentre multinazionali come Apple e Microsoft si trovano costrette a sospendere le produzioni in Cina, subendo grosse perdite di fatturato, gli investitori vanno alla ricerca di beni rifugio dove mettere al sicuro i propri soldi. Tra tutti spiccano l’oro, il dollaro statunitense e le monete virtuali, a partire dai Bitcoin.

Il primo, da sempre considerato bene rifugio per eccellenza, ha registrato un aumento dei prezzi che da diversi giorni sono saliti sopra i 1.570 $ l’oncia. Anche il dollaro statunitense, che ha dimostrato negli anni di essere la moneta più stabile di tutte, essendo usata dalla maggior parte dei paesi per acquistare materie prime come petrolio e gas, ha visto salire le sue quotazioni. Ma quello che sta facendo più notizia è il fatto che a comportarsi come un bene rifugio a tutti gli effetti sia il Bitcoin che proprio in questi giorni ha superato la cosiddetta soglia psicologica dei 10mila euro. Il suo valore, che in soli 5 mesi è passato da 9.700 a 10.400 $, continuerà a salire anche in vista dell’halving previsto per maggio. Il Coronavirus potrebbe quindi annullare del tutto qualsiasi diffidenza residua verso la moneta virtuale che ormai viene considerato un prodotto di investimento maturo. La tecnologia crittografica su cui si poggia il Bitcoin, infatti, non fa più paura anzi è considerata più che sicura, e il fatto che non sia controllata da nessun governo centrale viene visto come una garanzia di trasparenza. Essendo poi svincolato dagli schemi geopolitici, fa sperare a un rendimento economico maggiore.

A sostegno del Bitcoin, arrivano anche le aperture delle autorità statunitensi che iniziano a prendere sul serio le criptovalute. Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è impegnato a utilizzare il Secret Service per sradicare i crimini legati ai criptoasset, come parte della sua proposta di bilancio da 4,8 miliardi di dollari, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha ammesso che la Fed sta investendo seriamente nella crescita dei criptoasset, e sta studiando la possibilità di un “Fedcoin”, ovvero una stablecoin ufficiale. Inoltre, in vista del prossimo lancio dello yuan digitale in Cina, Powell ha affermato la necessità di mantenere funzionalità di privacy, respingendo l’idea di avere un “open ledger”, una sorta di libro mastro aperto, in cui i dettagli dell’utente sarebbero visibili.

Certo i prezzi delle criptovalute continuano ad essere sottoposti ad una volatilità estrema, e questo fa del Bitcoin un prodotto non privo di rischi, ma è abbastanza certo che il suo valore salirà ancora. Tanto che la società per la gestione degli investimenti VanEck sostiene, in un recente rapporto, che gli investitori istituzionali dovrebbero allocare una piccola percentuale del proprio capitale in Bitcoin: “Bitcoin potrebbe migliorare il rapporto fra rischio e rendimento del portfolio degli investitori istituzionali – si legge nel rapporto – Una piccola allocazione in Bitcoin ha migliorato in maniera significativa i rendimenti complessivi del 60% delle equity e del 40% dei bonds, con un impatto minimo sulla volatilità”.