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Mps, in arrivo la decisione Ue che può rilanciare le fusioni

È in arrivo il verdetto della Commissione Ue sul piano di scissione dei crediti deteriorati di Mps da trasferire ad Amco, la ex Sga controllata al 100% dal Ministero dell’Economia. Questione di settimane, forse addirittura di giorni, secondo quanto emerge dal tavolo negoziale che coinvolge l’ampio plotone di advisor di Ue, Tesoro, Amco e Mps.

Il piano di scissione fino a 14 miliardi di asset era stato presentato dal Tesoro a Bruxelles già a inizio estate del 2019, ma le prime indicazioni erano state negative e il progetto è stato riformulato con tecnicalità diverse e ripresentato alla nuova Commissione Ue che nel frattempo si è insediata. I rilievi di Bruxelles, stando alle indiscrezioni di fonti finanziarie, riguardavano il prezzo di trasferimento degli Npl ad Amco, che non poteva essere allineato ai valori di carico del bilancio Mps ma a più alti valori di mercato. Pur avendo sia Amco che Mps lo Stato come azionista di maggioranza, l’operazione – a giudizio di Bruxelles – non può considerarsi “infragruppo”. Non e’ chiaro quale sia il punto di arrivo della nuova proposta italiana. Una delle ipotesi vagliate dagli advisor era di trasferire da Mps ad Amco non più la totalità dei deteriorati ma una quota comunque consistente (60-70%) limitando così il gap patrimoniale che si generebbe nel bilancio di Mps di un trasferimento a prezzi di mercato.

La decisione di Bruxelles è attesa a Siena e al Tesoro, che tra l’altro a primavera dovrà presentare la lista di maggioranza per il rinnovo del board del Monte. L’eventuale via libera di Bruxelles al piano Mps-Amco avrebbe ripercussioni sull’intero plotone delle banche di media dimensione che in queste settimane stanno valutando progetti di aggregazione. Un Monte Paschi liberato, del tutto o in parte, della zavorra degli Npl allargherebbe a quattro il numero delle banche coinvolte nel prossimo riassetto: oltre a Mps, anche Ubi, Bper e BancoBpm.

La scorsa estate il tentativo di avvicinamento da Ubi e BancoBpm non ha dato esito positivo. Da allora in poi, complice il varo del nuovo patto di sindacato di azionisti in Ubi, è stata valutata l’opzione Ubi-Bper. Attualmente i “giochi” sono sospesi in vista delle prossime scadenze: la presentazione dei nuovi piani industriali di Ubi e BancoBpm entro il prossimo mese e poi il rinnovo del board di BancoBpm in primavera. Interessante, ai fini del riassetto bancario, sarà vedere la scelta che Ubi farà in sede di partnership assicurativa che, industrialmente, e’ più vincolante rispetto all’asset management. Dopo aver trattato a lungo con Cattolica, stesso partner di BancoBpm, ora pare che Ubi intenda limitarsi a prorogare i contratti in essere, tenendosi le mani libere per poter negoziare al meglio un’eventuale fusione. Sia che Ubi propenda per Bper (che ha Unipol come partner e maggiore azionista) che per BancoBpm (legata a Cattolica, in queste settimane alle prese con tensioni al vertice dall’esito imprevedibile), l’incrocio banco-assicurativo può risultare decisivo.

La partnership bancassicurativa è anche una delle “doti” che il Monte potrebbe portare in caso di nozze con un’altra banca. Mps è legato al colosso francese Axa che, per esempio, in caso di fusione con Ubi avrebbe le risorse per diventare partner assicurativo unico del maxi-polo che si verrebbe a creare, senza escludere un rafforzamento della partecipazione azionaria in Ubi-Mps.

Si andrà davvero a un consolidamento del settore nel secondo semestre dell’anno come prevedono gli analisti delle banche d’affari? Molto dipenderà dalle richieste sul capitale da parte della Vigilanza Bce, che continua a mandare segnali di svolta rispetto al passato e di incoraggiamento alle aggregazioni. Decisivo, per il Monte, anche l’imminente parere della Commissione Ue sulla scissione dei crediti deteriorati. Il riassetto bancario italiano passa anche da Bruxelles e Francoforte.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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