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Nel I trimestre 2019 frenano le richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presentate dalle imprese italiane: -3,11%

Dalle elaborazioni effettuate sulla base del patrimonio informativo di EURISC – il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi a oltre 85 milioni di posizioni creditizie, di cui oltre 9 milioni riconducibili a imprese – emerge un quadro non confortante relativamente all’andamento delle richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presentate dalle imprese italiane.

Infatti, dopo un 2018 che si era caratterizzato per una lieve crescita, accentuatasi nell’ultimo trimestre (che aveva fatto segnare un +4,1%), i dati relativi al I trimestre dell’anno evidenziano un calo pari a -3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a cui si accompagna anche una flessione dell’importo medio richiesto (-1,9%), che torna ai valori rilevati nel primo trimestre del 2015.

Variazione delle richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presentate dalle imprese rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente

Fonte: EURISC – Il Sistema CRIF di Informazioni Creditizie

Entrando maggiormente nel dettaglio, l’analisi condotta da CRIF mette in evidenza un calo sia per le Società di capitali (-1,9%) sia per le Imprese individuali (-4,9%). L’incertezza circa l’andamento del PIL, con le previsioni al ribasso, la probabile contrazione dell’attività economica e il peggioramento degli indicatori di fiducia potrebbero aver indotto le imprese italiane ad adottare un approccio attendista in questo primo scorcio d’anno.

Andamento delle richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti ponderate sui giorni lavorativi

Fonte: EURISC – Il Sistema CRIF di Informazioni Creditizie

Calano anche gli importi medi richiesti

Un’altra evidenza significativa che emerge dall’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF è rappresentata dal calo dell’importo medio richiesto che nel I trimestre dell’anno si attesta a 63.005 Euro nell’aggregato di imprese individuali e società (a livello di intero anno 2018 era risultato pari a 68.301 Euro, seppur in flessione rispetto al 2017).

Nello specifico, le Imprese individuali hanno mediamente richiesto 29.104 Euro, con una contrazione del -8,2%, contro gli 85.860 Euro delle Società (-1,1% rispetto al I trimestre 2018).

Analizzando il dato relativo al I trimestre di ogni anno, per entrambi i segmenti si tratta dell’importo medio più basso degli ultimi 6 anni.

La distribuzione per classi di importo

Relativamente alla distribuzione per classi di importo, nel primo trimestre 2019 quasi un terzo del totale delle richieste (il 33,4% del totale, per la precisione) si colloca nella fascia al di sotto dei 5.000 Euro in virtù del peso preponderante delle richieste presentate da ditte individuali e micro imprese. Per altro il dato risulta in lieve dimunizione (-0,5 punti percentuali rispetto) rispetto allo stesso periodo del 2018.

Aumentano invece le richieste di importo compreso tra 10.001 e 50.000 Euro, che complessivamente raggiungono una quota pari al 36,2% del totale (+1 punto percentuale rispetto al primo trimestre dello scorso anno). Le richieste al di sopra dei 50.000 Euro, tipicamente presentate da imprese più strutturate e di dimensione maggiore, rappresentano un quinto del totale.

Classi di importo Distribuzione I trimestre 2019
Fino a 5.000 € 33,4%
Da 5 a 10.000 € 10,0%
Da 10 a 20.000 € 15,1%
Da 20 a 50.000 € 21,1%
Oltre 50.000 € 20,3%

Fonte: EURISC – Il Sistema CRIF di Informazioni Creditizie

“Dopo un 2018 che si era chiuso positivamente, il I trimestre dell’anno segna un rallentamento del numero di richieste di credito presentate dalle imprese italiane. La performance negativa del comparto potrebbe essere riconducibile anche all’incertezza che regna sulle prospettive dell’economia nel suo  complesso, spiegando l’approccio cauto da parte delle imprese, che potrebbero essere indotte a rinviare gli investimenti a momenti più favorevoli – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF. –  D’altra parte vedremo se la recente entrata in vigore della tanto attesa riforma del Fondo di garanzia e dell’operazione a rischio tripartito potrà dare un nuovo impulso al credito e, quindi, al sistema Paese nel suo complesso grazie al fatto che le imprese potranno accedere al credito a condizioni agevolate”.

“Nella nuova era dell’open banking gli istituti di credito avranno l’opportunità di sfruttare le nuove tecnologie e il patrimonio informativo disponibile per agire sulle due principali direttrici del credito: conquistare le imprese migliori sul territorio di pertinenza e gestire al meglio quelle già affidate. Il tutto attraverso un mix di strumenti per la valutazione del rischio e per la gestione proattiva della relazione di business basato sulla proposizione di servizi a valore aggiunto (VAS) in grado di rispondere sempre meglio alle specifiche esigenze di ogni singola impresa” – conclude Capecchi.


Fonte: Crif