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Iccrea nomina il nuovo board, Maino presidente

L’assemblea del quarto gruppo bancario per dimensioni, Iccrea, ha nominato ieri il nuovo consiglio di amministrazione (nel quale sono entrati cinque amministratori indipendenti non legati al credito cooperativo) che lo guiderà nei primi tre anni di vita. Giuseppe Maino, presidente della Bcc di Milano, una delle 142 banche che hanno dato vita al gruppo Iccrea, è stato confermato presidente dalla prima riunione del board tenutasi a valle del meeting. Ieri l’assemblea ha anche approvato l’ultimo bilancio di Iccrea in quanto banca di secondo livello, che ha operato come tale fino alla fine dello scorso anno.

Il direttore generale, Leonardo Rubattu, ha evidenziato come Iccrea Banca abbia sostenuto le banche aderenti con «interventi per oltre 3 miliardi», realizzati «sia attraverso la sottoscrizione di passività subordinate sia attraverso la strutturazione di operazioni di de-risking». Rubattu ha inoltre affermato che lo stock dei finanziamenti alle Bcc ha raggiunto 19 miliardi, quello alle famiglie e imprese soci e clienti delle Bcc rispettivamente 2,1 e 9,2 miliardi. «Nonostante il grande sforzo prodotto nella costruzione del gruppo – ha chiosato – le strutture esecutive non hanno mai fatto mancare il supporto quotidiano all’operatività delle Bcc».

Il de-risking è percorso iniziato dalla nuova realtà bancaria, ma certo non ancora terminato e le azioni che ispirano 2019-2021 il nuovo piano industriale vanno in questa direzione. La riduzione del peso dei Non performing loan è sicuramente uno degli assi portanti della strategia e in verità è un territorio nel quale è stato fatto molto di più di quanto ci si aspettasse. Sicuramente meglio di quanto previsto nel piano allegato all’istanza per la richiesta di autorizzazione del nuovo gruppo presentato lo scorso anno alla Bce. Nel corso del 2018 sono stati ceduti 4,2 miliardi di Non performing exposures contro 1,3 miliardi previsti nell’istanza. L’incasso è stati pari a un miliardo, che corrisponde a circa il 24 per cento valore di libro lordo. Su uno stock complessivo di Npe pari a 13 miliardi a fine 2018, le sofferenze erano pari a 6,7 miliardi.

Il piano prevede la cessione di ulteriori Non performing loans per 3,2 miliardi nel triennio; di questi una prima tranche da 1,8 miliardi è prevista entro la fine di quest’anno. L’obiettivo è quello di arrivare a una riduzione degli Npe a 9,4 miliardi entro il 2021, con un miglioramento della performance rispetto all’istanza, che contemplava oltre 10 miliardi di Npe a fine 2021. Di pari passo sono destinate a calare anche le sofferenze, che nel 2021 sono previste scendere a 4,5 miliardi, con un’incidenza sul totale degli attivi che passa dal 7,5 per cento attuale al 4,9 per cento.

Il gruppo ha migliorato i coefficienti patrimoniali: il Cet1 è salito da 15% del 2017 a 15,3% e resterà stabile nel triennio per effetto dell’incremento delle riserve con gli utili compensate dal phase-in relativo all’introduzione graduale dell’Ifrs9 sul trattamento contabile dei crediti.

Il piano, come anticipato da IlSole24Ore lo scorso 21 aprile, in tema di de-risking prevede anche la cessione di titoli di Stato per circa 10 miliardi del triennio. Un obiettivo che potrebbe essere in parte depotenziato dalle nuove aste Tltro annunciate dalla Bce. La stessa vigilanza europea, peraltro, ritiene che nonostante la prevista cessione di titoli di Stato a fine piano il gruppo sia comunque ancora troppo esposto verso il debito sovrano.


Autore: Laura Serafini
Fonte: Il Sole 24 Ore 

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