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Banche di nuovo sotto pressione, tra timori pil e situazione Carige

Banche di nuovo sotto la pressione delle vendite a Piazza Affari, con gli investitori che si interrogano ancora sulle richieste della Bce sullo smaltimento dei crediti deteriorati. In più questa mattina desta preoccupazione il focus del Sole 24 Ore sulla situazione di Bca Carige, che probabilmente necessiterà di un ulteriore aumento di capitale da 200 milioni, in aggiunta al prestito da 320 milioni delle altre banche. Come se non bastasse a Zurigo le azioni di Ubs scivolano quasi del 5%, penalizzate dai conti registrati dalla banca nel quarto trimestre, risultati sotto le attese sebbene l’utile dell’intero 2018, pari a 4,3 miliardi di euro, sia volato del 25% rispetto a quello del 2017. Così Banco Bpm, Banca Pop Er, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca e Unicredit sono tutte in retromarcia. Vanno male anche le Banca Mps fuori dal paniere principale. Il comparto bancario, comunque, è debole in tutta Europa.

In Italia, intanto, gli investitori continuano a interrogarsi sull’impatto che avranno le richieste della Banca centrale europea sullo smaltimento dei crediti deteriorati. Pagano dazio ai dubbi le quotazioni degli istituti più esposti ai crediti deteriorati, ossia le ex popolari Ubi, Banco Bpm e Bper che già la scorsa settimana hanno registrato la peggiore performance del mercato. Insomma la Borsa è guardinga sul comparto bancario a dispetto delle rassicurazioni arrivate nei giorni scorsi da parte di Unicredit, Intesa, Bper, Ubi e Banca Bpm che hanno comunicato di non attendersi impatti significativi dalle nuove richieste sulla copertura di Npl, secondo quanto previsto dall’ Addendum della Bce. Per altro non aiutano i venti di recessione e il taglio delle previsioni sull’economia italiana da parte del Fondo Monetario Internazionale ieri e della Banca d’Italia venerdì. 

Proprio oggi, tra l’altro, via Nazionale ha annunciato che nel quarto trimestre 2018 c’è stata una lieve stretta creditizia da parte delle banche italiane. Un irrigidimento che non si registrava dal quarto trimestre del 2017. 

Oggi, in più, Piazza Affari è tornata a puntare i riflettori su Carige, visto che secondo Il Sole 24 Ore la banca ligure dovrebbe «fare pulizia di crediti marci, eliminandone almeno 850 milioni netti, per poi cercare 200 milioni di nuovo capitale, in aggiunta al prestito di 320 delle altre banche, che comunque andrà rinegoziato, visto che il tasso è schizzato a un proibitivo 16%, gravando i costi di 52 milioni di interessi lordi l’anno». 
 

L’operazione, rimettendo i sesto i conti della banca, favorirebbe probabilmente la discesa in campo di un cavaliere bianco interessato alla fusione con la banca genovese. Cavaliere che per adesso latita. L’alternativa, invece è la nazionalizzazione, che tuttavia cancellerebbe i capitali privati. L’allarme Carige, ovviamente, ha incoraggiato ancora di più le vendite sulle banche quotate, che comunque vanno male in tutta Europa, con il sottoindice Eurostoxx che cede l’1,3% e registra la performance peggiore. Del resto la svizzera Ubs ha creato scompiglio annunciando conti del quarto trimestre inferiori alle attese: l’utile netto si è attestato a 696 milioni di dollari, contro un consensus di circa 751 milioni di dollari. L’utile prima delle imposte e di poste straordinarie ha registrato su base annua una contrazione del 22%, risentendo anche del crollo dell’84% dell’attività della banca d’investimento.


Autore: Eleonora Micheli
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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