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Non solo Mps, la Bce ha imposto svalutazioni di Npl a tutte le banche

Ogni banca avrà una propria “deadline” temporale, che sarà funzione dello stato di salute e del peso degli Npl in portafoglio. Ma per tutti gli istituti italiani (ed europei) l’aspettativa della Banca centrale europea è univoca: gli istituti sono chiamati ad aumentare le coperture fino a svalutare integralmente lo stock di crediti deteriorati in un arco pluriennale predefinito, orizzonte che mediamente si aggirerà attorno al 2026.

È questa, a quanto risulta a Il Sole 24 Ore da diverse fonti, l’indicazione che la Vigilanza bancaria ha inserito in ogni lettera Srep inviata a dicembre alle banche italiane. La richiesta di Francoforte sui crediti deteriorati emersa venerdì con il caso Banca Mps, a cui la Vigilanza ha imposto di azzerare il peso degli Npl in portafoglio entro sette anni, non è insomma isolato (con l’effetto di affossare il titolo in Borsa).

Ma se è vero che la Vigilanza Bce ha rivolto l’invito di alzare progressivamente le svalutazioni sui crediti deteriorati (già esistenti a marzo 2018) a tutte le banche europee (119 banche), è anche vero che il tema riguarda da vicino soprattutto il settore italiano del credito, su cui pesa il fardello più rilevante dei crediti deteriorati su scala europea: a novembre, il sistema bancario contava 37,5 miliardi di sofferenze nette. Un ammontare di Npl che, a questo punto, in teoria dovrà essere gradualmente svalutato da qua ai prossimi anni insieme ad altri 60 miliardi di inadempienze probabili nette (pari a 86 miliardi lordi coperti al 30%).

Dopo i pesanti ribassi registrati in Borsa ieri intanto il settore bancario fatica a riprendere quota a Piazza Affari con i titoli di Ubi Banca, Banca Pop Er e Banco Bpm a guidare le perdite proprio sulla scorta della notizia riportata dal nostro giornale. Maggiori dettagli sulla vicenda sono disponibili sul quotidiano in edicola.


Autore: Luca Davi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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