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Prestiti tra privati oltre le stime: piacciono alle pmi

Il peer to peer lending è la via maestra del prestito nel mondo. Il prestito erogato da privati ad altri privati, tramite piattaforme web, cresce in America e in Europa anno dopo anno, dove il tasso di «interesse» diventa sempre più alto tra i creditori per la rapidità dell’erogazione, la velocità del disbrigo-pratiche e la ferrea sicurezza garantite dalle clausole contrattuali. Un prodotto particolarmente gradito dalle piccole e medie imprese, che richiedono maggiori esigenze di flessibilità e immediatezza rispetto ai loro competitor più grandi.

Dati alla mano, la Altfi Data (società di consulenza indipendente specializzata nell’analisi dei dati della finanza alternativa e del settore del credito) rileva come le piattaforme di prestito, nel Regno di sua maestà e in Europa continentale, hanno superato le proiezioni per i fondi erogati nel terzo trimestre: i volumi inglesi sono aumentati dell’11% rispetto al totale previsto, trainati da una crescita superiore alle attese nelle Pmi e nel credito immobiliare; i volumi in Europa erano superiori del 10% rispetto alle aspettative, con i creditori di beni di consumo come i «principali responsabili» del successo che allunga le aspettative sull’intero anno. Entro fine anno i prestiti P2P in Inghilterra arriveranno a circa 6 miliardi di euro, più del doppio della vicina Europa che potrebbe toccare quota 3 miliardi. Ma i dati più eclatanti, secondo le previsioni di Kpmg, rivelano come nel complesso le esigenze di finanziamento delle piccole e medie imprese nel territorio europeo ammontano a circa 50 miliardi di euro. Dai prestiti bancari ai prestiti ad personam il traghetto sta diventando quindi sempre più rapido e continuo, spostando il baricentro da una visione «bancocentrica» a una prospettiva «peercentrica».

Secondo i dati dell’ultima edizione del Safe (Survey on the access to finance of enterprises) pubblicati dalla commissione europea, si rilevano i rapporti tra creditori e debitori come ancora vincolati ai rapporti tra le banche. Oltre la metà delle pmi ritiene infatti che il credito bancario sia lo strumento finanziario più adatto al proprio business e in media il 68% si rivela ottimista rispetto alla possibilità di approcciare un istituto bancario e ottenere un prestito; solo il 23% crede di poter finalizzare un accordo con un investitore nel capitale di rischio. L’ultimo numero evidenzia quanto sia ancora pesante la «dipendenza» dalle banche, che scoraggia le aziende a rivolgersi a operatori potenzialmente capaci di soddisfare richieste di liquidità attraverso strumenti alternativi di accesso al credito. Quest’ultimo è ancora un problema importante per il 7,8% delle piccole e medie imprese europee, rispetto al 3,4% di quelle più grandi. Ma in Italia la situazione rivela degli importanti segnali di fiducia secondo i dati di P2P Lending Italia che, monitorando dieci piattaforme online del prestito, osserva come l’erogato complessivo nel terzo trimestre del 2018 ha superato i 180 milioni di euro, un aumento vertiginoso dell’84,6% rispetto agli anni passati. Il traguardo del miliardo di euro da inception (dalla partenza), a cui gli esperti del settore miravano per la fine del 2018, è stato sfiorato già a fine settembre, con tre mesi di anticipo rispetto alle previsioni.

A fine settembre infatti l’erogato complessivo dalle piattaforme di credito alternativo italiane è stato di 948,1 milioni di euro: una crescita del 23,4% rispetto a fine giugno 2018 e del 209% rispetto a settembre 2017. Ma spostando lo sguardo oltreoceano si osserva in generale come l’accesso al credito da parte delle micro-aziende resta ancora difficoltoso: se vendite e profittabilità dei paesi europei stanno riprendendo quota, secondo la Federal Reserve’s Small Business Credit Survey il 60% di esse non sono riuscite a ottenere i finanziamenti richiesti lo scorso anno. E non è forse un caso, come rivela Borsadelcredito.it, che le tech company si stiano impossessando del mercato dei prestiti online. PayPal e Square hanno annunciato nel bilancio del III trimestre quanto il loro business dei prestiti sia rilevante, mentre Amazon in Usa e Alibaba in Cina stanno perfezionando i loro modelli basati su offerte di finanziamento ai negozi del marketplace. Insomma, le Faang, acronimo di Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google, si sono gettate nei prestiti alle pmi avendo a disposizione dei punti di forza: costi bassi e accesso allo storico delle transazioni per assegnare un merito di credito ai richiedenti. Segnando il passo tra il prestito bancario, tradizionale e sempre più spento, e quello online sempre più a portata di click.


Autore: Francesco Barresi
Fonte:

Italia Oggi

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