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La blockchain entra nei processi bancari: una piattaforma europea per la trade finance

Negli ultimi cinque giorni dieci società di diversi paesi hanno perfezionato sette distinte transazioni commerciali che hanno coinvolto quattro banche. Il tutto via blockchain e con l’utilizzo di smart contract, permettendo così un livello di sicurezza, trasparenza e automazione che solo la tecnologia alla base di Bitcoin riesce a garantire.
Le operazioni commerciali chiuse con successo hanno rappresentato il battesimo operativo della piattaforma di we.trade, la società nata dall’iniziativa di nove banche europee – Deutsche Bank, Hsbc, Kbc, Natixis, Nordea, Rabobank, Santander, Societe Generale e UniCredit – per l’utilizzo della blockchain in chiave di efficientamento dei servizi finanziari. «Siamo partiti proprio da una delle esigenze più sentite da parte della clientela bancaria: l’assenza di un sistema consolidato di trade finance a disposizione delle aziende, soprattutto di quelle piccole, che sono costrette a operare su open account basis, sulla base quindi della mera fiducia», spiega Roberto Mancone, chief operating officer di we.trade.
La piattaforma, basata sull’infrastruttura tecnologica open source Hyperldeger di Ibm, utilizza quindi la blockchain per risolvere i problemi di sicurezza, eliminando i rischi operativi, di frode e di duplicazione legate alla controparte. E grazie agli smart contract permette di fissare la condizioni a cui connettere conseguenze automatiche: si può ipotizzare quindi che il pagamento venga diviso, con percentuali diverse, tra momento della spedizione, dell’arrivo in porto o in dogana, della consegna e della finalizzazione succesiva. O che l’operazione venga contabilizzata direttamente interfacciandosi con il back office della banca. Tutto in maniera automatica e integrata. «La piattaforma si basa sulla condivisione del rule book tra gli istituti aderenti, che sono così in grado di far dialogare tutte le parti contraenti sulla base di regole comuni ai clienti delle banche e standardizzate tra i back office degli istituti», prosegue Mancone. In effetti quella di we.trade è la prima applicazione operativa della tecnologia direttamente all’interno di un processo bancario vero e proprio.
Dal processo è per il momento esclusa la parte dei pagamenti che avrebbe richiesto una licenza come controparte finanziaria: a oggi le operazioni vengono effettuate direttamente tra le banche, che possono utilizzare il sistema Sepa con instant payment. L’opzione di effettuare i pagamenti direttamente sulla piattaforma non è esclusa per il futuro, quando la platea delle banche aderenti potrà allargarsi ad altri continenti e si evidenzierà quindi l’esigenza di fornire sistemi di pagamenti più efficienti. «In prospettiva l’obiettivo è di allargare l’ecosistema ad altre banche rendendo il servizio disponibile al maggior numero di clienti possibile – conclude Mancone -, ma anche di allargarlo ad altre controparti extrabancarie, dal comparto manifatturiero e logistico a quello assicurativo, in modo che gli utenti possano trovare all’interno di we.trade un’offerta integrata di servizi».
«La nostra collaborazione con we.trade – commenta Gianfranco Bisagni, co-head del Corporate and Investment Banking di UniCredit – è l’esempio primario dell’innovazione della nostra banca per rispondere alle esigenze dei clienti e ha il potenziale per ridefinire le transazioni commericali tra piccole e medie imprese, contribuendo alla costruzione di un ecosistema finanziario più aperto e accessibile».


Autore: Pierangelo Soldavini
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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