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I colossi Fintech valutati 77 miliardi $

Per le startup del fintech il momento d’oro continua. Secondo le rilevazioni di Cb Insights gli investimenti su scala globale operati dai venture capital nel primo trimestre hanno toccato i 5,4 miliardi di dollari, con 323 operazioni documentate; circa la metà dei deal (147 per la precisione) si è perfezionato negli Stati Uniti, con oltre 2,1 miliardi di finanziamenti raccolti. Ottime anche le prestazioni delle imprese tech asiatiche e di quelle sudamericane (dove i vc hanno distribuito oltre 270 milioni) mentre rallentano, ai minimi da cinque trimestri a questa parte, quelle europee. Nel Vecchio Continente le operazioni sono state 63 e hanno portato nuovi capitali per circa 933 milioni di dollari: spiccano, in particolare, i finanziamenti a nove cifre di realtà già affermate come la banca digitale tedesca N26 (un milione di clienti e un miliardo di euro di transazioni mensili) e quella inglese Atom, che a marzo ha chiuso un round di oltre 206 milioni guidato dal colosso finanziario iberico Bbva. In generale, sono aumentati gli investimenti per le startup che si occupano di regolamentazione e conformità in ambito finance (anche in ragione delle nuove normative europee Mifid II, PSD2 e Gdpr), di gestione patrimoniale e di servizi bancari digitali.
Altri due dati estratti dal rapporto di Cb Insights confermano l’ottima salute del fenomeno. Il primo: i 12 mega round sopra i 100 milioni hanno generato una raccolta di oltre 2,2 miliardi interessando aziende di quattro diversi continenti. Le operazioni più importanti del primo trimestre sono quelle della cinese One Connect, nella quale Idg Capital e Sbi Group hanno investito 650 milioni di dollari, della già citata Atom e della newyorchese Oscar, cui sono andati 165 milioni.
Il secondo: a livello globale sono 26 gli unicorni in attività, con una valutazione complessiva di oltre 77,5 miliardi di dollari. Chi sono le startup che hanno superato la soglia del miliardo? Business Insider, combinando i dati di Cb Insights con quelle di Crunchbase, ha stilato una lista: in cima al ranking, per distacco, troviamo la cinese Lu.com, piattaforma digitale di prestiti peer-to-peer fondata nel 2011 a Shanghai: la sua valutazione è di 18,5 miliardi, ha raccolto complessivamente 1,7 miliardi ed è in predicato di avviarsi all’Ipo entro la fine dell’anno. La seconda posizione di Stripe, californiana di San Francisco, in attività dal 2010 sul fronte dei pagamenti online, alimenta l’ormai conclamata sfida in atto fra Stati Uniti e Cina. La sua soluzione è utilizzata da aziende come Fitbit, Pinterest, Twitter, Salesforce.com, Lyft e Kickstarter e sebbene abbia ricevuto “solo” 475 milioni di dollari di investimenti oggi vanta una valutazione di 9,2 miliardi. Sintomatica, nella geografia universale del fintech, il terzo gradino del podio occupato da PayTm, indiana di Delhi, dove ha preso vita otto anni fa per operare come digital wallet. Oggi il servizio conta di oltre 230 milioni di utenti registrati ed è il più grande della nazione e la società, dopo aver raccolto 320 milioni, veleggia con una capitalizzazione stimata di sette miliardi. Detto che la maggior parte delle fintech vive fra Usa e Cina, gli unicorni europei in classifica sono cinque: le londinesi Funding Circle, TransferWise e Revolut (con valorizzazioni comprese fra un miliardo e 1,7 miliardi), l’olandese Adyen (2,3 miliardi) e la svedese Klarna (2,5 miliardi).


Autore: Gianni Rusconi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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