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L’inarrestabile sfida del fintech al mondo bancario tradizionale

Dai sistemi di pagamento all’erogazione del credito. La sfida del fintech al mondo bancario tradizionale è ormai inarrestabile e si spinge sempre più in là. Il mondo dei prestiti a imprese e famiglie avrà presto dei nuovi operatori, altamente tecnologici e concorrenziali dal punto di vista dei costi. Non saranno dei meri comparatori di mutui, molto presenti oggi sul web, ma entreranno nel business dell’erogazione dei prestiti. Gli Stati Uniti sono stati pionieri in questo settore. Il fintech americano ha oggi in mano, secondo i dati della Fed di New York, l’8% del mercato dei mutui Usa. Il fenomeno dei prestiti offerti dagli operatori fintech si sta sviluppando rapidamente anche in Europa. In Svezia, ad esempio, ci sono realtà come Enkla che, come scrive l’agenzia Bloomberg, stanno destabilizzando il mercato.

Fornitori di mutui online che offrono tassi di interesse più bassi rispetto alle banche tradizionali. Per un mutuo a tre anni Enkla offre un tasso dello 0,95% contro l’1,6-1,9 offerto dal sistema creditizio tradizionale. La start up svedese ha raccolto l’interesse del 3,5% del mercato ipotecario locale in meno di una settimana dal debutto. Il gruppo si definisce “disgregatore responsabile” e i fondatori Alexander e Marcus Widegren, sostengono che «tra pochi anni Enkla sarà tra i migliori amici delle banche». In Italia siamo però ancora agli inizi, soprattutto sul fronte retail, anche se i numeri sembrano essere promettenti. Nel primo trimestre 2018 le piattaforme italiane di peer to peer lending e invoice trading, secondo i dati raccolti da P2P Lending Italia, hanno erogato 129 milioni, il triplo rispetto al trimestre equivalente dello scorso anno.

I prestiti personali (peer to peer lending per i privati) registrano erogazioni per 24 milioni nel primo quarter 2018 con una crescita del 43% rispetto al trimestre precedente e del doppio rispetto al primo quarter del 2017.

CapGemini ricorda che sul mercato italiano sono già presenti alcune realtà fintech che offrono credito alle famiglie e alle piccole imprese. «Tuttavia – dice – non offrono ancora direttamente credito a medio-lungo termine coperto da garanzie, come i mutui sugli immobili perché la normativa prevede che sia una prerogativa degli operatori finanziari tradizionali». «Rispetto al mondo dei mutui ipotecari per la casa – sottolinea inoltre Antonio Lafiosca, socio e chief operating officer di BorsadelCredito.it – al netto di iniziative di crowdinvesting immobiliari non ci sono piattaforme attive nell’erogazione. Il processo di questo tipo di prestiti coinvolge troppi attori, tra cui notai, agenzie, periti, etc., inoltre manca la possibilità di sottoscrivere in maniera smart la contrattualistica sottostante. Ci vorrebbe, per uno sviluppo di un prodotto digitale in questo settore, una rivoluzione regolamentare nel nostro Paese sulle modalità di acquisto, registro e valutazione degli immobili… allo stato attuale è molto complicato mettere in piattaforma un prodotto efficace». Si tratta però di barriere all’ingresso che secondo gli esperti verranno presto superate.

«Più che sui sistemi di pagamento sarà sul tema credito che si giocherà la vera sfida per le banche – dice Alberto Dalmasso, fondatore di Satispay – L’erogazione del credito è il core business delle banche tradizionali. Ai prestiti personali sta guardando tutto il mondo del fintech. Anche noi. Ci si muoverà a step. In primis, entro credo un anno, tutti si posizioneranno sui prestiti personali, dopodiché, entro 4-5 anni, si arriverà anche ai mutui. L’esperienza che il fintech ha avuto nei sistemi di pagamento ha dimostrato che c’è molto interesse anche sul tema della rateizzazione delle spese, sia per chi la chiede sia per chi la offre». I numeri in Italia sono sicuramente ancora troppo piccoli e i vincoli restano importanti ma le banche tradizionali sentono sempre più il fiato sul collo.


Autore: Christian Martino
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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