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Cartelle rottamate a quota 455 mila: la scadenza il prossimo 15 maggio

Continua il successo della rottamazione delle cartelle esattoriali. Anche la versione bis, quella che consente di saldare con lo sconto le cartelle di Equitalia emesse fino al 30 settembre 2017 (la precedente sanatoria si fermava al 31 dicembre 2016) sta andando bene, secondo le valutazioni dell’Agenzia delle Entrate. C’è tempo fino al prossimo 15 maggio per presentare le domande, ma al 26 aprile scorso risultavano già inoltrate circa 455 mila richieste di adesione alla cosiddetta «definizione agevolata». I tecnici non si sbilanciano, ma ritengono che l’obiettivo del mezzo milione sarà superato e quindi l’erario non dovrebbero avere problemi nell’incassare quanto previsto nella relazione tecnica al provvedimento, cioè 1,6 miliardi quest’anno e 400 milioni nel 2019.

Poiché ogni domanda viene presentata per sanare in media quattro-cinque ingiunzioni di pagamento, sono quasi due milioni le cartelle di cui è già stata chiesta la rottamazione bis. Del resto, l’operazione consente al contribuente di saldare i conti con le autorità di riscossione senza pagare interessi di mora e sanzioni, risparmiando in media circa un terzo sulle cartelle fiscali (un po’ meno, intorno al 20%, su quelle relative alle multe). Più una cartella è vecchia più si risparmia, avendo questa accumulato maggiori interessi di mora.Chiuso il 15 maggio il termine per le domande, l’Agenzia delle Entrate dovrà rispondere al richiedente entro il 30 giugno per le cartelle relative al periodo gennaio-settembre 2017 ed entro il 30 settembre per quelle 2000-2016, cioè le cartelle eventualmente non sanate con la prima rottamazione e che il contribuente abbia deciso di definire in maniera agevolata approfittando della rottamazione bis.

Per chi rottama le cartelle gennaio-settembre 2017 la legge prevede fino a un massimo di tre rate (ma il contribuente può scegliere anche di pagare tutto con la prima): a ottobre e a novembre di quest’anno e a febbraio del 2019. Le prime due pari al 40% del debito, mentre il restante 20% è dovuto appunto con la terza rata. Chi invece rottama cartelle relative al periodo 2000-2016 può pagare o in un’unica rata il prossimo luglio o in più rate fino a un massimo di 5: luglio, settembre, ottobre e novembre nel 2018 mentre l’ultima è fisata a febbraio 2019. Tutte e cinque avranno un importo pari al 20% del dovuto. La concentrazione delle rate della rottamazione bis nel 2018 spiega perché il grosso del bottino (1,6 miliardi) è previsto per quest’anno.Tutte le rate e le scadenze saranno comunque evidenziate nella comunicazione di risposta dell’Agenzia che conterrà anche i singoli bollettini di pagamento. Che il contribuente potrà trovare anche nel proprio cassetto on line della stessa Agenzia e stampare.La rottamazione bis, rispetto alla prima, prevede un accesso semplificato per il contribuente, che può presentare domanda on line anche se non è registrato al sito e non in possesso di pin, accedendo all’area «Fai D.A. te». Compilata la domanda sul sito, la stampa, la firma, la scannerizza e spedisce on line.

Secondo il monitoraggio al 26 aprile, su 455 domande, la metà sono arrivate per questa via o attraverso la posta elettronica certificata mentre il resto dei contribuenti ha scelto uno dei 200 sportelli dell’Agenzia presenti sul territorio o si è rivolta a Caf e professionisti. Nella classifica per regioni, il Lazio è in testa con circa 77 mila domande, seguito dalla Lombardia con 58 mila, dalla Campania con 47 mila, dalla Puglia con 46 mila e dall’Emilia Romagna con 33 mila. Tra le città, al primo posto c’è Roma, seguita da Milano e Napoli.

La definizione agevolata non può essere richiesta sulle cartelle già ammesse alla prima rottamazione, ma per le quali il contribuente non abbia poi provveduto al pagamento delle somme dovute entro le previste scadenze. Sono invece rottamabili le cartelle non ammesse alla precedente definizione agevolata se il richiedente aveva un piano di rateizzazione in corso ma non risultava in regola con i pagamenti.


Autore: Enrico Marro
Fonte:

Il Corriere della Sera

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