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BancoBpm, fondi in corsa per gli Npl e la piattaforma

Mentre sul tavolo di BancoBpm si riaffaccia il dossier del credito al consumo, alla porta della banca bussano fondi e operatori interessati a stringere alleanze sul fronte degli Npl.
Il capitolo Npl
Del resto, dopo la partnership tra Intesa Sanpaolo e Intrum, il mercato dei crediti deteriorati è in fermento. Anche perché sono diversi i soggetti potenzialmente interessati a varare un’operazione simile a quella annunciata dal gruppo guidato da Carlo Messina, che ha trovato nel colosso svedese un partner per la gestione delle sofferenze e un coinvestitore dei propri Npl. In tanti guardano dunque ora a BancoBpm, gruppo italiano che per quantità di Npl da mettere in campo è tra gli istituti più appetibili. A quanto risulta al Sole 24Ore da fonti finanziarie, già una decina di soggetti avrebbe sondato la banca per capire gli spazi di manovra in vista di potenziali deal. In movimento, a quanto risulta, ci sarebbero sia i grandi servicer che investitori finanziari tradizionalmente attivi nel settore.
Va detto che il gruppo lombardo-veneto non ha aperto alcun dossier sul tema, anche perché è fortemente impegnato nel piano Npl già approvato, che prevede il deconsolidamento al 2020 di 13 miliardi di Npl, di cui 4,5 già smaltiti. A questo piano aggressivo, almeno in teoria si potrebbe però aggiungere ora un tassello ulteriore, magari con un’alleanza nella gestione crediti in cui far rientrare, come detto, la condivisione dell’attuale piattaforma interna di gestione (o di una sua parte) e un coinvestimento negli Npl.
Insomma, si vedrà. Se è vero che oggi ogni discorso è ancora prematuro, è anche vero che un’operazione stile Intesa-Intrum avrebbe il vantaggio di “liberare” la banca dal fardello dei deteriorati in maniera strutturale, dando fiato a un titolo che oggi appare frenato da punto di vista dei multipli. Un deal simile avrebbe resto almeno tre vantaggi: il primo sarebbe quello di ridurre con un solo colpo lo stock dei deteriorati, in linea con i desiderata di Bce, salvaguardando tempo e risorse interne. Il secondo è che grazie a tempi di gestione più lunghi, la banca si garantirebbe un maggiore recupero dei crediti. Infine, partecipando al capitale della piattaforma, la banca avrebbe ritorni sia sotto il profilo del tasso di rendimento interno (il cosiddetto Irr) che di minori management fees.
Certo che un’operazione simile non sarebbe immediata e, vista l’importanza del processo, potrebbe prendere diversi mesi. Nel mirino potrebbe entrare una parte delle sofferenze non «gacsate» a giugno, il cui perimetro massimo è pari a una decina di miliardi. Fuori dal radar rimangono invece gli Utp, che la banca si attende che si riducano progressivamente.
Il dossier credito al consumo
Insomma, se ogni decisione sugli Npl è ancora lontana, più d’attualità è il dossier del credito al consumo. È noto che il gruppo avrebbe razionalizzato le fabbriche prodotto in virtù dell’aggregazione tra Banco e Bpm. Dopo il riassetto nella bancassurance e nell’asset management, ora dunque i ragionamenti si spostano su Agos Ducato e Profamily. Entro fine anno scadono gli accordi su Agos con il partner Credit Agricole, socio al 61% della società che offre prodotti sulla rete dell’ex Banco. Da qua la decisione di aprire un confronto che sta entrando nel vivo. Possibile che alla fine l’architettura rimanga come è oggi. Così come è realistico che si faccia una riflessione su Profamily, gruppo che lavora sulla rete di Bpm Spa, da cui è controllato al 100%. Uno schema potenziale, secondo fonti di mercato, potrebbe essere quello di fondere le due realtà, valorizzando Profamily con i francesi ma mantenendo la presenza nel capitale della piattaforma, che è ritenuta strategica. In parallelo, oltre all’estensione dell’accordo commerciale a tutto il gruppo, si potrebbe ragionare sulla quotazione. Negli accordi attuali con i francesi c’è già un diritto al listing. Realistico che in fase di rinnovo si inseriscano condizioni più stringenti in questo senso, per garantire al socio di minoranza la certezza della liquidabilità dell’asset in tempi definiti, qualora servisse. Ad oggi il tema Borsa non è certo d’attualità, anche perché Agos dà un contributo importante alla marginalità del gruppo. Ma è chiaro che per il gruppo guidato da Giuseppe Castagna e diretto da Maurizio Faroni avere in mano la leva potenziale della quotazione sarebbe un’opzione preziosa, ovviamente da esercitare solo in caso di bisogno. Eventuali decisioni arriveranno a cavallo dell’estate.


Autore: Luca Davi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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