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Cassa Centrale, maxi-cessione di Npl

Cassa Centrale Banca accelera sul percorso di pulizia del bilancio. In vista dell’ingresso sotto il controllo della Bce, e del round di verifica degli attivi previsto per l’autunno, il gruppo bancario sta mettendo in cantiere una maxi-cessione di crediti deteriorati delle banche aderenti. A quanto risulta al Sole 24Ore, ai vertici del gruppo si sta infatti predisponendo la dismissione, tra cartolarizzazioni e cessioni, di un pacchetto di crediti deteriorati di 2,5 miliardi circa. da spalmare nel prossimo triennio: un miliardo di euro di Npl (frutto di una cessione multi-originator di crediti provenienti da una 50ina di Bcc) sarà smaltito entro quest’anno; un altro miliardo nel 2019, i restanti 500 milioni nel 2020. Un round di operazioni che, nei piani del gruppo basato a Trento – progetto alternativo a quello della romana Iccrea e della altoatesina Reiffeisen – dovrebbe permettere di dare una sforbiciata significativa allo stock di deteriorati, oggi pari a circa 7 miliardi. Così che l’Npe ratio lordo, oggi al 16,6%, possa scendere sotto al 10% entro il 2020.
In linea con le aspettative della Vigilanza europea, che chiede alle banche di allineare il peso degli Npe alla media europea, Ccb punta insomma ad anticipare i tempi, e di definire i contorni dell’operazione entro giugno, così da chiudere il tutto entro l’anno. Del resto nel frattempo c’è da cogliere i benefici concessi dalla nuova cornice contabile Ifrs9, in vigore da quest’anno, e dalla cosiddetta “first time adoption” che permette di far assorbire le nuove rettifiche su crediti dal patrimonio senza appesantire il conto economico, a patto di farlo entro il primo trimestre dell’anno. Da qua l’accelerazione impressa al dossier da parte del gruppo diretto da Mario Sartori, che ha già contattato le banche aderenti per definire il perimetro degli Npl in vista della due diligence da parte delle società specializzate. Decisivo, per il buon esito dell’operazione, è del resto il Cet1 ratio di partenza che, come indicato dalla banca, è oggi del 17,8%. Il free capital di circa 800 milioni oggi a disposizione sarà un buon viatico per incrementare le coperture (oggi al 51,6% sugli Npe), tema su cui si concentra l’attenzione della Vigilanza.
Le attese per il comparto
Da Trento a Roma, nel mondo delle Bcc la parola d’ordine è insomma “fare presto”. Non è un caso che lo stesso governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, lo scorso 10 febbraio in occasione dell’Assiom Forex di Verona abbia sferzato il comparto, chiedendo di procedere «con urgenza alla piena attuazione della riforma del settore». Un richiamo che va all’indirizzo di chi nel mondo del credito cooperativo, tre resistenze territoriali e complessità burocratiche, si interroga sulla fattibilità dell’avvio delle attività delle capogruppo il primo luglio, come previsto fino ad oggi. Di certo c’è che all’orizzonte, tra settembre e ottobre, si profila il giro di controlli della Bce. Nei colloqui informali con i vertici dei tre poli, Francoforte avrebbe ribadito l’intenzione di far scattare tra settembre e ottobre l’Asset quality review. A quella scadenza i tre maxi-gruppi ci potrebbero arrivare già ufficialmente nati, se l’istanza di autorizzazione (e l’ok delle singole assemblee ai gruppi unici) sarà approvata a stretto giro. Oppure sono destinati a presentarsi in forma ancora “embrionale”, e senza una identità unitaria, qualora le cose andassero più a rilento.


Autore: Luca Davi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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