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5 motivi per cui il Bitcoin è un asset rischioso

La volatilità

Da metà dicembre la valutazione del Bitcoin è scesa di oltre il 50% (da un picco di 20mila agli attuali 9mila). Inoltre, quotidianamente, le oscillazioni sono fortissime e spesso a doppia cifra. Per Mario Draghi, governatore della Bce “una moneta dovrebbe anche essere una riserva di valore in modo tale che possiate essere sicuri di poter acquistare più o meno lo stesso quantitativo di cose oggi, domani o il prossimo anno”. L’alta volatilità sul Bitcoin dimostra quindi che non può essere considerato una moneta.

L’assenza di tutele legali

“Sebbene nel corso del 2018 entreranno in vigore le norme antiriciclaggio che si applicheranno anche alle piattaforme di scambio delle criptovalute e ai portafogli digitali, queste ultime restano non regolate nella normativa europea”, scrivono Eba (autorità europea che vigila sulle banche), Esma (mercati mobiliari) ed Eiopa (servizi assicurativi) nell’avvertimento congiunto che hanno rivolto agli investitori. Al coro si unisce la Bce che spiega: «Gli utenti non sono protetti. Gli hacker possono rubare Bitcoin e se questo accade non ci sono tutele legali».

Mezzo di pagamento?

Draghi demolisce le ambizioni del Bitcoin di imporsi come moneta alternativa è il fatto stesso che «non è generalmente accettato come mezzo di pagamento. Se il Bitcoin fosse una moneta, potreste utilizzarlo ad ampio raggio. Invece ci sono davvero pochi posti oggi dove è possibile pagare con Bitcoin. E laddove questo è possibile, le transazioni sono lente e costose».

Il crac delle piattaforme

Comprare Bitcoin e altre criptovalute (le cosiddette altcoin) espone gli investitori anche al “rischio piattaforma”. Se le criptovalute non vengono trasferite dall’utente in un wallet (portafoglio) personale (che può essere un database online, a sua volta non del tutto sicuro, oppure un hardware wallet, certamente ad oggi il sistema più sicuro) sono esposte al rischio che i pirati informatici, violando la piattaforma, possano accedere al deposito e rubare le criptovalute. Negli ultimi anni i casi di piattaforme violate e derubate si sono moltiplicati. Certo, le più famose al momento sembrano esenti da questo rischio. Ma in ogni caso non vi è alcuna garanzia.

Spalle non protette

Draghi spiega che il «Bitcoin non è emesso da una banca centrale. Se possedete 10 euro, ad esempio, la Bce garantisce il vostro diritto di utilizzarlo come mezzo di pagamento in qualsiasi posto dell’Eurozona». E poi: «L’euro ha il sostegno della Bce, il dollaro quello della Fed, le valute hanno dietro una banca centrale o un governo. Bitcoin non ha niente».
Questa risposta non fa una piega. Stando però ai “Bitcoiners” (i numerosi sostenitori dell’ideologia su cui si basa la criptovaluta più scambiata che ieri valeva 150 miliardi di dollari quotando a un prezzo di poco inferiore ai 9mila dollari) la sfida è proprio che (non) lo diventi in futuro. Uno scenario che non piacerebbe certo alle banche centrali proprio perché nella filosofia del Bitcoin il primo punto è la decentralizzazione della politica monetaria che, in parole più semplici, significa mandare in pensione le banche centrali.

 

 

 

 


Autore: Vito Lops
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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