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Prestiti peer-to-peer, arriva in Italia la piattaforma BLender: che vantaggi offre? Lo abbiamo chiesto al Country Manager Alessandro Floris

Di recente ha fatto il suo debutto nel nostro Paese la versione italiana della piattaforma di prestiti Peer-To-Peer blender.loans, ad oggi presente in Lituania ed Israele. BLender prevede di “conquistare” l’Europa e l’America Latina, promettendo di rivoluzionare la cultura dei prestiti fra privati rendendoli semplici e diretti, senza bisogno di intermediari. L’ingresso di BLender nel mercato italiano rappresenta una tappa strategica per il gruppo, ma soprattutto una grande sfida, visto che nel nostro Paese la conoscenza degli strumenti di accesso al credito alternativi è ancora bassa: il comparto vale circa 70 milioni di euro, ma il valore potenziale è altissimo.

Credit Village ha intervistato Alessandro Floris, Country Manager per l’Italia di BLender (l’intervista integrale sarà pubblicata su Credit Village Magazine n°6, in uscita a gennaio)

Come funziona la piattaforma?

La piattaforma funziona in una modalità molto semplice: gli utenti registrati possono sia chiedere un prestito, pubblicando l’annuncio in forma anonima, sia investire i propri soldi sulle varie richieste. Non vogliamo che un unico prestatore investa in un solo prestito quindi la somma offerta viene suddivisa tra diversi prestiti, in modo tale che ciascun richiedente riceva i soldi da un elevato numero di prestatori. In questo modo si ottimizza la diversificazione dell’investimento e si riduce il rischio connesso al rimborso.

Quali sono i parametri per chiedere un prestito? Si può chiedere qualsiasi cifra e per qualsiasi finalità o ci sono dei limiti? Quali garanzie bisogna offrire?

Il limite massimo per chiedere un prestito è di 10mila euro. Non ci sono garanzie da offrire, ma chiediamo espressamente qual è la finalità del prestito. La maggior parte delle richieste ad oggi servono per finanziare un altro prestito, per l’acquisto di una macchina o per effettuare ristrutturazioni di casa. Seguono viaggi e matrimoni.

Come fate a verificare la solvibilità dell’utente se non avete accesso alle Centrali di rischio, consultate dalle società finanziarie tradizionali?

Noi accediamo alle Centrali di rischio esattamente come le finanziarie tradizionali e facciamo un’analisi molto accurata per verificare la solvibilità dell’utente. Non avendo uffici sul territorio, infatti, non incontriamo mai la persona dal vivo quindi è nostra cura fare qualche controllo in più durante il riconoscimento online. Se qualcuno è segnalato dalla Centrale di rischio noi abbiamo questa informazione, ma non è detto che non gli concediamo il prestito. La forza della nostra piattaforma è nella possibilità di effettuare un controllo veloce ma affidabile, basato su fonti di informazioni incrociate che ci permettono di avere un quadro preciso di ciascun richiedente.

Perché un utente dovrebbe rivolgersi al peer-to-peer? Quali sono i principali vantaggi?

Io credo che la persona debba venire da noi perché abbiamo un processo semplice, veloce e digitale e questo, per molti, oggi è un valore perché fa risparmiare tempo e concede la libertà di utilizzare il servizio in ogni momento. L’utente viene da noi anche perché il suo prestatore è una persona come lui e perché, attraverso un sistema sul sito che permette di fare varie simulazioni, sceglie autonomamente le condizioni per ottenere una rata più sostenibile per lui.

Quali sono i tassi di interesse per i prestatori e quelli applicati ai richiedenti?

Abbiamo un ampio raggio di tassi di interesse e la persona che chiede il prestito può proporre quello che vuole, ma poi deve trovare qualcuno nella piattaforma che glielo finanzia. Il sistema funziona proprio come un vero market place, dove si incontrano domanda e offerta. In linea teorica il limite è solo al massimo, con il tasso d’usura oltre cui non si può andare, mentre non c’è un limite inferiore.

Cosa succede se un utente non paga e come pensate di impostare la futura gestione del credito?

Se una persona non paga proviamo a gestire il problema internamente per capire quali sono le sue ragioni e le posso dire che questo sistema funziona benissimo perché le persone magari hanno semplicemente bisogno di più tempo e noi li aiutiamo a trovare una soluzione. Se questo non basta dobbiamo avvalerci di una società esterna di recupero crediti. Per ora sono casi rari, ma ci sono.

I numeri ci dicono che nell’ultimo anno, almeno in Italia, il social lending non è cresciuto molto. E’ perché non siamo pronti a questa rivoluzione o il fenomeno ha manifestato dei limiti?

Intanto non son d’accordo con questa lettura: nell’ultimo anno il social lending è cresciuto molto in Italia anche grazie all’ingresso di diversi operatori stranieri. Il problema del nostro Paese sono le dimensioni e il fatto che restiamo sempre indietro perché siamo più lenti ad innovare. Ma i numeri dovrebbero raddoppiare nel 2017: nel 2016 il fenomeno valeva circa 64 milioni di euro e quest’anno dovrebbe superare i 130 milioni. Dai dati di p2plendingitalia.com risulta che a settembre abbiamo superato già i 100 milioni e sono convinto che il 2018 sarà l’anno giusto per una forte crescita.

 

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