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Le banche europee scrivono alla Bce: «Rivedere nuove indicazioni su Npl»

La Federazione bancaria europea (Fbe) chiede alla Bce di riconsiderare il metodo delle nuove indicazioni del supervisore sulla copertura dei non performing loans dal primo gennaio 2018. È quanto scrive in una lettera il presidente della Fbe Wim Mijs alla responsabile della vigilanza Bce Danièle Nouy, al vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, al presidente della commissione affari economici del Parlamento europeo Roberto Gualtieri e al presidente dell’Ecofin Toomas Toniste.

La richiesta di «riconsiderare» il metodo delle coperture «è motivata dal fatto che, come sembra, l’Addendum in pratica può alterare alcune metriche che costituiscono il fulcro del “Primo Pilastro” degli standard regolamentari internazionali e della regolamentazione Ue. Inoltre, pur evidenziando la portata delle esposizioni i cui requisiti sarebbero oggetto di modifica, vale a dire le nuove esposizioni riclassificate come deteriorate a partire dal 10 gennaio 2018, non è chiaro se l’Addendum possa essere in definitiva applicato anche alle esposizioni esistenti, lasciando così non chiara una definizione dell’ambito di applicazione che sarebbe – ed in realtà è già – soggetta a speculazioni da parte degli operatori interessati».

Svantaggio competitivo
La Fbe indica che «i requisiti più stringenti mettono le banche europee con esposizioni al di fuori dell’Eurozona in una condizione di svantaggio competitivo rispetto alle banche locali». Le indicazioni Bce prevedono che dal primo gennaio 2018 le banche debbano coprire nel giro di due anni le sofferenze non garantite e nel giro di sette anni quelle garantite in parte. Si tratta di una “aspettativa” che riguarda i nuovi prestiti e anche i vecchi prestiti qualora dovessero trasformarsi dal primo gennaio 2018 in sofferenze per la banca.
La Federazione bancaria europea rileva che «il ratio sui crediti deteriorati del sistema bancario Ue si è significativamente ridotto grazie agli sforzi interni delle banche, passando dal 7,3% nel 2015 al 6,1% nel 2017; lungi dall’essere soddisfatta del risultato, la Fbe in linea generale supporta il Piano d’azione del Consiglio Ue per ridurre ulteriormente il ratio Npl, dopo averne valutato l’impatto sulle economie». La Fbe si dichiara preoccupata per «l’aumento dell’incertezza regolamentare insita nell’Addendum».

Tempi molto brevi
L’associazione che rappresenta gli interessi delle banche della Ue indica anche che «l’entrata in vigore di tali fondamentali cambiamenti è preannunciata entro un lasso di tempo molto breve. Tutto questo avverrà senza una preventiva valutazione d’impatto, in particolare sul credito alle pmi e sulla crescita economica negli Stati membri».
Nella lettera si fa una specie di storia delle innovazioni regolamentari di questi anni, a partire dalle deduzioni di capitale necessarie a incrementare significativamente la quantita’ e la qualita’ dei requisiti di capitale, nel Primo Pilastro dell’Accordo di Basilea 3 e nel Regolamento Ue in materia di requisiti di capitale. Poi lo standard internazionale per la rendicontazione finanziaria n. 9 (IFRS9), che entrera’ in vigore nella Ue il primo gennaio 2018, che incorpora un metodo di accantonamento più prudenziale. Metodo «che include, fra l’altro, accantonamenti basati sulle perdite attese per l’intera durata per quelle esposizioni con significativo incremento del rischio di credito». L’Addendum Bce propone di fatto «di aumentare gli accantonamenti ben oltre quanto previsto dalle regole contabili e di dedurre dal capitale la differenza fra aspettative della vigilanza e regole applicabili. L’impatto percepito delle prassi di vigilanza sullo spirito delle sottostanti regole in relazione al trattamento dei non performing loans sembra quasi mettere a rischio l’idea di un Single Rulebook, ben individuabile se consideriamo la possibilità che lo stesso metodo adottato questa volta con riferimento agli Npl potrebbe successivamente essere applicato a qualsiasi altro elemento del portafoglio delle banche».

Il presidente Fbe rileva che «legislatori, autorità di vigilanza e banche, insieme, hanno compiuto enormi sforzi per superare le difficoltà poste dalla crisi finanziaria. Oggi, il settore bancario Ue riposa su basi molto più solide grazie a un più affidabile quadro legislativo, all’impressionante risultato raggiunto dalla Bce nel realizzare il Meccanismo Unico di Vigilanza e alla migliorata capacità delle banche a crescere sane nonostante le avverse condizioni economiche». Rimangono, però, «alcune debolezze nel settore bancario, incluso l’elevato ratio di Npl. L’ampio piano recentemente lanciato dal Consiglio per sistemare questa situazione dovrebbe essere seguito da tutte le istituzioni per consentire l’auspicata armonizzazione».

In conclusione, le banche europee vogliono «riaffermare l’importanza di mantenere una netta separazione fra regole del Primo Pilastro, per le quali le imprese seguono metodi di calcolo e calibrazione concordati a livello internazionale, e valutazioni specifiche sulle singole banche, che includono il giudizio dei supervisori, derivanti dal Secondo Pilastro. L’Addendum e qualsiasi altra forma di orientamento di vigilanza dovrebbe partire da questo principio per garantire l’indispensabile certezza regolamentare». Secondo la Fbe occorre garantire «un clima di prevedibilità regolatoria e di certezza per le banche e i loro stakeholders».


Fonte:

Il Sole 24 Ore

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