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Rottamazione cartelle al primo traguardo

Un bottino potenziale di almeno 2,4 miliardi. È quanto la rottamazione delle cartelle esattoriali potrebbe portare nelle casse dello Stato già a luglio. Una stima prudenziale, effettuata sulla base delle prime 502mila domande già lavorate da Equitalia al 23 marzo scorso.
Ma per aderire alla rottamazione c’è tempo ancora fino a venerdì 21 aprile ed è verosimile che il numero delle istanze già presentate sia destinato ad aumentare. Anche se, a pochi giorni dal termine, per chi sta valutando l’adesione restano alcuni passaggi delicati, da compiere con attenzione: i punti critici sono almeno una decina (si vedano le schede a fianco). Ad esempio, chi non ha versato alcune rate pregresse, tra quelle scadute entro il 31 dicembre scorso, deve mettersi in regola con i versamenti entro il 21 aprile. Da valutare con attenzione, poi, anche la rottamazione delle multe stradali, per le quali la sanatoria cancellerà solo gli interessi aggiuntivi e non le sanzioni e le spese amministrative.

I primi conteggi
Ma riavvolgiamo il nastro. Alla data del 23 marzo, appunto, l’importo complessivo delle cartelle da rottamare era secondo i dati diffusi da Equitalia pari a 8,3 miliardi. Un valore «lordo» al quale devono essere sottratti gli interessi e le sanzioni, ossia lo sconto concesso dalla definizione agevolata e che dovrebbero pesare mediamente per circa un terzo, anche se c’è una forchetta variabile a seconda del tipo di contestazione e dell’anno a cui si riferisce (si veda «Il Sole 24 Ore» del 6 aprile scorso).
Sull’importo netto, pari a circa 5,5 miliardi di cartelle già «prenotate», una parte abbastanza consistente per le casse dell’Erario dovrà essere saldata subito, con la prima rata di luglio. Sia perché si sa già oggi che un contribuente su quattro (il 26,6% per l’esattezza) ha optato per il versamento in un’unica rata (a luglio appunto) per chiudere subito la partita debitoria con il Fisco, sia perché anche per tutti gli altri, che hanno scelto di versare in più rate (da due a cinque fino a settembre 2018) l’appuntamento di luglio è uno snodo chiave.
Ragionando in termini costanti, dunque, da chi ha scelto la rata unica dovrebbero arrivare a luglio circa 1,4 miliardi (il 27% del totale). Ai quali si può ipotizzare di aggiungere (in base al peso specifico della rata di luglio) un altro milione che arriverà dai pagamenti diluiti. Ad esempio, chi verserà in due rate (soluzione scelta dall’1,6% delle istanze finora depositate) dovrà comunque prepararsi ad anticipare a luglio il grosso della somma, ovvero il 70% (per una stima di circa 45 milioni), spostando al 2018 il restante 30 per cento. Negli altri casi (la stragrande maggioranza) la rata di luglio peserà comunque per il 24% al 35% del dovuto, anche a seconda di come si articolerà il singolo piano.

La scelta di luglio
Ma la “cambiale” in scadenza a luglio sarà anche il banco di prova per misurare l’effettiva sostenibilità della rottamazione.
Perché il contribuente, di fatto, ha tempo fino a quel momento per decidere se aderire o no alla proposta di liquidazione fatta da Equitalia, che sarà comunicata entro il 15 giugno. Il dietrofront all’adesione, infatti, si manifesta in due modi:
la rinuncia espressa, mediante una comunicazione formale a Equitalia, possibile fino all’ultimo giorno di adesione alla rottamazione, il 21 aprile;
il mancato pagamento della prima (o di una successiva rata) che provocherebbe la decadenza.
Quest’ultimo punto diventa decisivo. Una delle maggiori criticità della definizione agevolata è che al momento della presentazione della domanda il debitore, di regola, non conosce ufficialmente l’importo da versare, che sarà comunicato a giugno, appunto.
Tuttavia, va ricordato che se si paga anche con un solo giorno di ritardo una qualsiasi delle rate, non solo si ripristinano le sanzioni e gli interessi di mora ma non si può più dilazionare il debito residuo. Una possibilità di evitare questa penalizzazione è prevista per i debitori che già avevano delle dilazioni in essere. In questa eventualità, la norma dispone innanzitutto la sospensione dei pagamenti delle rate in scadenza tra gennaio e luglio 2017, purché il debito in questione sia incluso nella domanda di definizione. Inoltre, se non si versa la rata di luglio, pur decadendo dai benefici della rottamazione, si conserva il diritto a pagare sulla base della rateazione pregressa. In questo caso, quindi, una volta conosciuto l’ammontare del quantum della sanatoria, se la cifra è superiore all’importo atteso, il debitore potrà ignorare la scadenza della prima rata e riprendere i versamenti del piano di rientro originario. Ma se il contribuente era già decaduto dal vecchio piano di rateazione e non rientra entro il 21 aprile (sanando i mancati pagamenti) non può tornare indietro.


Autore: Luigi Lovecchi, Giovanni Parente, Valeria Uva
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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