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Pop. Vicenza e Veneto banca, un’altra settimana di passione per evitare il bail-in

Sarà un’altra “settimana di passione” per le due banche venete in cerca di una ricapitalizzazione pubblica. Dopo i risultati 2016 della Banca Popolare di Vicenza, che hanno segnato una pesante perdita di 1,9 miliardi e requisiti patrimoniali al di sotto della soglia fissata dalla Banca Centrale Europea, lunedì toccherà a Veneto Banca svelare i risultati dello scorso anno. Negli ambienti finanziari si attende un bilancio in “rosso”, anche se meno pesante di quello dalla Vicenza.

I continui contatti con la Bce
Dopo il lungo incontro di giovedì scorso a Francoforte tra la vigilanza della Bce e gli amministratori delegati della Popolare vicentina e della Veneto, Fabrizio Viola e Cristiano Carrus, impegnati nel tentativo di salvare i due istituti negoziando con la stessa Bce e con la Commissione Ue l’accesso agli aiuti
di Stato e l’approvazione di un piano industriale che contempla la fusione, si continua a lavorare al salvataggio. La risposta da parte della Bce, chiamata a giudicare solvibili le banche e a definire il fabbisogno per sostenere il piano di fusione – che dovrebbe essere confermato attorno ai 5 miliardi di euro -, è attesa proprio in questi giorni. Anche sulla scia di ciò che è stato detto dalla Commissione europea, che ha ribadito l’impegno a far presto (la Commissione è chiamata a decidere se concedere la ricapitalizzazione precauzionale), viste le criticità di liquidità e raccolta che interessano i due istituti.

Il nodo dei bond garantiti dallo Stato
Sta lavorando Francoforte, che dovrà approvare i piani industriali delle banche, dove è prevista la fusione dei due istituti. Sta lavorando l’Antitrust della Commissione Europea, che dovrà dare il via libera all’iniezione di soldi pubblici nei portafogli delle due venete. E stanno lavorando i management dei due istituti, che devono dare risposte anche all’Antitrust europeo sulle modalità di rimborso della nuova tranche di bond garantiti dallo Stato che Bpvi ha chiesto di poter emettere (a Vicenza servono 2,2 miliardi) per fronteggiare l’immediata crisi di liquidità generata dalla fuga di depositi. Una strada che, con ogni probabilità, verrà imboccata anche da Veneto Banca.

I conti delle due banche
Sul fronte dei conti la Popolare di Vicenza ha chiuso il 2016 con perdite per 1,9 miliardi di euro, ha registrato al 31 dicembre scorso un livello di liquidità del 37,9% (in calo rispetto al 113,3% del 30 giugno 2016) e ha perso il 14,4% di raccolta diretta. Veneto Banca, che ha visto anch’essa una riunione del cda ieri pomeriggio per relazionare i consiglieri sull’incontro in Bce, presenterà i conti del bilancio lunedì in serata, dopo un ulteriore consiglio di amministrazione. Il rosso previsto dovrebbe aggirarsi attorno a 1,4 miliardi di euro mentre i livelli di liquidità si attesterebbero su percentuali buone. Per Veneto Banca, però, è arrivata una sconfitta sul fronte giudiziario. L’istituto di Montebelluna è stato chiamato a risarcire un danno di 2.500 euro, per «violazione degli obblighi di informativa ex post sulla natura delle azioni illiquide», a favore di una donna veronese che si è rivolta all’Adiconsum, dopo che la banca le aveva negato, nel marzo 2015, la possibilità di vendere le azioni acquistate nel 2014 per un totale di 9mila euro.

Fusione per evitare bail-in
La priorità è accelerare i tempi, come nei giorni scorsi ha ricordato un portavoce dalla Commissione Ue, ribadendo di essere in continuo contatto sia con la Bce e sia con le autorità italiane. Affermazioni che hanno dato speranza ai due istituti, anche se nessuno si azzarda a fare previsioni sulla tempistica con cui potranno arrivare le risposte. Il punto cruciale rimane la fusione, ritenuta indispensabile per evitare il bail-in, cioè il salvataggio a spese dei risparmiatori.


Fonte:

Il Sole 24 Ore

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