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Mps, no di Atlante in caso di burden sharing. Titolo ancora sospeso

Mps ha elaborato un Secondo supplemento al prospetto informativo in merito alla conversione dei bond subordinati e alla sottoscrizione di nuovi azioni della banca. In entrambi i casi, in vista dell’operazione di aumento di capitale da 5 miliardi di euro. Intanto questo pomeriggio alle ore 17 è previsto un nuovo cda per fare il punto della situazione.

Intanto il titolo ha aperto questa mattina in ribasso del 3,13% a 17,96 euro a Piazza Affari. Dopo meno di mezz’ora è stato sospeso con un ribasso importante fino alle ore 11:05, quando è entrato in contrattazione per un minuto circa perdendo il 18,18%.

La banca senese ha reso noto al mercato nella notte che la Consob ha dato il via libera al nuovo documento, un dossier di 55 pagine che contiene una serie di avvertenze nuove e avvisi di rischio in relazione all’operazione. La prima delle quali è che “gli investitori sono sollecitati in un contesto caratterizzato dal progressivo deterioramento delle condizioni della banca e del gruppo”. Con la conseguenza che l’istituto senese ha avvisato gli investitori che hanno già aderito alla conversione o che abbiano prenotato nuove azioni che ora hanno la possibilità di esercitare il diritto di revoca.

Nel nuovo documento è riportato che l’investimento di Atlante nei titoli junior mezzanine per un importo massimo di 1,526 miliardi è subordinato a una serie di condizioni. Tra queste, che “si sia completato con successo il prospettato aumento di capitale per 5 miliardi, mediante la relativa sottoscrizione ed il versamento prevalentemente da parte di investitori di mercato (e quindi anche diversi dagli attuali azionisti)”.

Inoltre che si resti “nell’ambito di un’operazione di mercato”, che preveda un’adesione da parte dello Stato complessivamente non superiore a 1 miliardo senza misure di sostegno finanziario pubblico straordinario o altre forme di intervento pubblico (direttiva Brrd).

Nel Secondo supplemento è riportato che la banca, alla data del 16 dicembre scorso, aveva 10,6 miliardi di liquidità complessiva, che si ridurrà a 200 milioni in quattro mesi per poi risultare insufficiente dal mese successivo. Nel testo è scritto che “il saldo netto di liquidità complessiva… presenta un saldo positivo sull’orizzonte temporale di 4 mesi, partendo da un importo positivo di 10,6 miliardi di euro a pronti per arrivare ad un dato di circa 200 milioni al 4° mese, con una successiva riduzione a circa -15 milioni (livello negativo) di euro dal 5° mese”, scrive la banca evidenziando il rapido peggioramento delle proiezioni di liquidità.

Nella precedente comunicazione di pochi giorni fa, con dati al 14 dicembre, la banca aveva detto di avere liquidità per 11 miliardi sufficiente per 11 mesi e che la liquidità sarebbe scesa a 600 milioni all’11esimo mese, per diventare negativa al dodicesimo.

Nello specifico la banca scrive che “gli investitori che hanno già aderito alla Offerta di Sottoscrizione Lme nei periodi compresi tra il 28 novembre 2016 e il 2 dicembre 2016 e tra il 16 dicembre 2016 e il 20 dicembre 2016, nonché gli investitori che hanno già aderito all’Offerta di Sottoscrizione Mps tra il 19 dicembre 2016 e il 20 dicembre 2016, potranno esercitare il diritto di revoca della propria sottoscrizione entro due giorni lavorativi dalla pubblicazione del Supplemento e pertanto fino al 22 dicembre 2016 (incluso)”.

I RISCHI. Mps mette bene in luce che i bondholder “diverranno azionisti della banca, sostituendo quindi obbligazioni subordinate con azioni ordinarie. Sotto il profilo della subordinazione, le nuove azioni Lme sopportano eventuali perdite anticipatamente rispetto ai titoli, in particolare nel caso in cui all’Emittente siano applicate misure di risoluzione previste dalla Brrd”.

Inoltre i nuovi azionisti Lme (che quindi hanno effettuato la conversione dei bond subordinati) saranno esposti ai rischi connessi all’andamento della banca. Mps specifica che anche se riuscisse a realizzare l’aumento, “sussiste il rischio che si verifichino eventi o circostanze tali da compromettere la prospettiva della continuità aziendale e condurre all’azzeramento del proprio investimento”.

Mps poi cita indiscrezioni di stampa sul possibile salvataggio del governo. E qui sottolinea che, “sulla base delle disposizioni della Commissione Europea, prima di concedere a una banca qualsiasi tipo di aiuto statale alla ristrutturazione (sia nella forma di misura di ricapitalizzazione sia di sostegno a fronte di attività deteriorate) dovrebbero, di norma, essere esaurite tutte le misure che generano capitale, tra cui la conversione delle passività della banca (c.d. burden sharing o “condivisione egli oneri”). Ove ne ricorrano i presupposti, dunque, i titoli potrebbero essere soggetti a conversione forzosa in azioni della Banca”.

I COSTI. La banca ha pubblicato, nel Secondo supplemento, una tabella in cui elenca tutti i costi dell’aumento da 5 miliardi di euro. Nel complesso si tratta di 558 milioni (stima costi) comprese le svalutazioni al lordo dell’effetto fiscale. Nello specifico: l’aumento di capitale pesa per 84 milioni di euro, la cartolarizzazione per 69 milioni, il Liability Managemement per 18 milioni, il piano industriale per 2 milioni, “Altro” per 6 milioni. Il totale costi vivi è quindi di 179 milioni.

Segue la cartolarizzazione-perdita “sui due prestiti subordinati (Fase Bridge)” per 179 milioni, il corrispettivo da riconoscere a Quaestio per la cancellazione del warrant” per 200 milioni di euro e si arriva al Totale costi e svalutazione per 558 milioni di euro.


Autore: Elena Dal Maso
Fonte:

Milano Finanza

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