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Banche, la stretta finale su Basilea 4

Sulla partita relativa alla revisione delle regole di Basilea 3, conosciuta anche come Basilea 4, è in arrivo il fischio finale. Nella due giorni terminata ieri a Santiago del Cile , i rappresentanti dei 28 maggiori paesi al mondo hanno trattato fino all’ultimo per definire il nuovo set di norme sul settore bancario globale, nella speranza di trovare un compromesso tra le varie posizioni in campo. La battaglia normativa (ma in verità molto politica) vede gli Stati Uniti opposti all’Europa e agli altri paesi. Si capirà nelle prossime ore l’esito del confronto. È probabile che nel corso della settimana venga rilasciato un comunicato stampa, il quale tuttavia dovrebbe dare conto più dei lavori dell’International Conference of Banking Supervisors (Icbs) che dei risultati del Comitato di Basilea. Non è escluso inoltre che ci sia un intervento di Stefan Ingves, presidente del Comitato stesso, anche se per il momento non è ancora chiaro.

Tema del contendere, in particolare, è la revisione dei modelli di rischio, con cui le banche valutano la rischiosità dei crediti e accantonano capitale di conseguenza. Gli Usa tifano per un ritorno ai modelli standard con il quale puntano a ridurre al minimo l’impatto in termini di richieste di capitale, visto che la stragrande maggioranza delle banche nazionali già adottano tali schemi.

Diversamente, in Europa l’impatto rischia di essere violento, complice l’utilizzo largamente diffuso dei modelli interni. Una revisione in questo senso potrebbe costare fino a 86o miliardi di capitale aggiuntivo (il 55% in più dei livelli attuali) agli istituti del Vecchio Continente, o la drammatica alternativa di dimezzare lo stock dei crediti. Non proprio una buona notizia per un’economia come quella europea che fa i conti con un crescita singhiozzante e a macchia di leopardo. Da qua le preoccupazioni dei banchieri centrali, condivise ai massimi livelli anche dalla politica europea. «Dobbiamo rispettare l’accordo di Basilea 3 senza introdurre un aumento dei requisiti di capitale, è importante rispettare questo aspetto», ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis nel corso di un’intervista al Sole 24Ore pubblicata lo scorso 23 novembre.

A gettare acqua sul fuoco dei timori anche il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, che sta partecipando in prima persona ai lavori del Comitato di Basilea e che nei giorni scorsi ha fatto il punto sul dossier davanti al Comitato Esecutivo dell’Abi. «L’obiettivo principale di questa nuova tornata di riforme è di non inasprire i requisiti prudenziali in capo alle banche – ha detto Signorini – ma assicurare una migliore comparabilità tra i requisiti prudenziali, evitando che l’uso dei modelli interni possa determinare un’eccessiva variabilità tra banche nei livelli minimi di capitale richiesti o che un uso eccessivamente spinto di tali modelli da parte di alcune banche possa ridurre troppo i requisiti prudenziali».

Segnali d’ottimismo in questi giorni arrivavano anche da parte di alcuni alti funzionari della Bce, che da parte sua partecipa alle discussioni. Julie Dickson, membro del board della Vigilanza europea, nei giorni scorsi ricordava come il Comitato di Basilea abbia un track record positivo in termini di capacità di arrivare chiudere un accordo, e confermava il suo ottimismo rispetto alla possibilità di raggiungere una sintesi.Si vedrà. In queste ore, come detto, si capirà qualcosa di più sull’esito del confronto avviato lunedì nel paese sud americano. La parola finale tuttavia dovrebbe arrivare in occasione dei lavori del gruppo dei Governatori delle banche centrali fissato per l’8 gennaio, cui toccherà avallare in maniera definitiva la proposta che uscirà dalla due giorni di Santiago. E decidere se dare l’ennesima stretta, o meno, alle tormentate banche del Vecchio Continente.


Autore: Luca Davi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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