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Good banks, pronta la road map Sul mercato 2,5 miliardi di Npl

Trattativa con Atlante per cartolarizzare i due terzi di crediti deteriorati
I tasselli che devono andare a posto sono molti. Ma, a un anno esatto dal salvataggio di Banca Marche e degli altri tre istituti al collasso, sembrano prendere contorni sempre più definiti i piani per la messa in sicurezza di due grandi “bubboni” del sistema bancario italiano. Da una parte, c’è la partita delle tre good bank, per cui è in gioco Ubi e che, se tutto filerà liscio, dovrebbe vedere l’intervento risolutivo di Atlante, con la cessione (tramite cartolarizzazione) di 2,5 miliardi di Npl. Dall’altro lato, invece, rimane il dossier delle tre banche del polo emiliano-romagnolo, Carife, Cesena e Rimini. Un dossier, questo, su cui sta muovendo sottotraccia Cariparma, e che potrebbe registrare un importante passo avanti la prossima settimana.
Il dossier good banks
Andiamo per ordine. La prima urgenza, anche solo per un motivo d’agenda, è legata alla soluzione del nodo relativo alle tre banche regionali nate dalle ceneri delle vecchie Etruria, Marche, CariChieti. Lo schema di intervento sarebbe oramai definito nei contorni di fondo e dovrebbe essere esaminato dal Supervisory Board della Bce dopodomani per un avallo finale. L’acquisizione degli istituti risanati da parte di Ubi è subordinata a una serie di condizioni, tra cui la pulizia dal bilancio dei crediti deteriorati. Da qui la decisione di deconsolidare circa due terzi di Npl, pari a circa 3,7 miliardi di euro lordi, tramite un’operazione di cartolarizzazione. A correre in aiuto sarebbe Atlante 2, il fondo promosso da Quaestio Sgr e dedicato alla creazione di un mercato di Npl in Italia. Il veicolo guidato da Alessandro Penati dovrebbe intervenire acquistando la tranche mezzanina degli Abs generati dalla cartolarizzazione, sulla falsariga di quanto pianificato nel caso di Banca Mps, favorendo così l’operazione di immissione sul mercato dei crediti deteriorati. Sulla tranche senior, invece, è probabile che si ricorra alla Gacs, così da agevolarne lo smaltimento e la vendita ad investitori istituzionali. I colloqui tra gli uomini di Atlante e il numero uno delle good banks, Roberto Nicastro, sono in corso. E l’intenzione sarebbe quella di far vedere definitivamente la luce al progetto entro l’anno. A quel punto, una volta ripulite, le tre banche potrebbero essere cedute a Ubi, ragionevolmente nel primo trimestre nel 2017.
In parallelo, anche la bad bank che ha in pancia i crediti deteriorati ricevuti – in due round – dalle quattro banche salvate sta per avviare le cessioni. In questi mesi si sono costruiti i database e avviata la struttura operativa di un soggetto che avrà il compito non facile di smaltire oltre 2 miliardi di sofferenze nette: la prima gara, che dovrebbe riguardare migliaia di piccole posizioni, è attesa tra fine anno e inizio 2017.
Il polo emiliano-romagnolo
Intanto, seppur sotto traccia, sembra fare passi avanti anche il dossier relativo al salvataggio di CariFerrara, CariRimini e CariCesena. L’unico soggetto ad oggi in partita in vista di un possibile acquisto in blocco delle tre banche in difficoltà appare Cariparma-Credit Agricole. La banca guidata in Italia da Giampiero Maioli per forza e posizionamento geografico appare infatti interessata a siglare un deal, seppur alle giuste condizioni. E anche se al momento nulla di formale risulta sul tavolo – tanto che dalla banca arriva un secco “no comment” sul tema – i colloqui appaiono avviati. Con il braccio volontario del Fondo interbancario, anzitutto, cui potrebbe toccare un ruolo di supporto nell’operazione di ricapitalizzazione, o finalizzato al deconsolidamento degli Npl. Il fondo ha una dotazione di 700 milioni per ricapitalizzare CariFerrara e Cesena. Non è escluso nel corso della settimana prossima la partita possa sbloccarsi definitivamente la partita. A quanto risulta a Il Sole 24 Ore, il country manager e rappresentante in Italia del gruppo transalpino cooperativo volerà a Parigi – come peraltro accade di consueto – per incontrare i vertici della casa madre. E anche se fonti vicine alla banca fanno sapere che non è previsto alcun incontro ufficiale, è possibile che il manager possa fare il punto sul dossier e ragionare sulle prossime mosse.


Autore: Luca Davi, Marco Ferrando
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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