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Carige segmenta gli Npl, la vendita accelera

Carige si prepara ad avviare l’operazione di cessione dei non performing loans (Npl) e pensa a un’attenta segmentazione dei crediti in sofferenza per ottimizzare i risultati delle vendite.

Finito il periodo estivo, durante la quale i vertici della banca, e segnatamente l’ad, Guido Bastianini, hanno comunque lavorato su più fronti (Npl, efficientamento operativo, rapporti con Bce), ora l’attenzione dell’istituto, il cui cda si riunirà nella settimana che inizia il 12 settembre, si concentra sulla cessione della prima tranche, da 900 milioni, dei crediti in sofferenza. Tranche che, secondo quanto dichiarato dall’ad ai primi di agosto, dovrà essere alienata entro il 2016 e alla quale seguirà un’altra, per altri 900 milioni, nel 2017. All’operazione sta lavorando l’advisor Banca Imi.

Il portafoglio crediti da cedere entro l’anno in corso, a quanto risulta, dovrebbe essere suddiviso in due o tre sotto-tranche, per favorirne la vendita a un prezzo migliore.

La banca, insomma, punterebbe a segmentare i diversi crediti, riunendoli per categoria, in modo da poterli cedere a fondi specializzati in specifici tipologie di sofferenze. Un sistema che, come rilevato da diversi gestori di fondi (si veda Il Sole 24 Ore del 12 agosto scorso, pagina 2), è in grado di far lievitare il prezzo degli Npl dai 5 ai 10 punti percentuali.

Il pool di 60 persone che Carige ha costituito proprio gestire i crediti in sofferenza, lavora, dunque, anche a dividere i mutui residenziali coperti da ipoteche dai crediti relativi al leasing o al factoring; i crediti al consumo da quelli chirografari a Pmi, e così via.

Altri focus importanti, poi, sono sull’efficientamento della banca (è prevista la chiusura di 106 sportelli, 45 dei quali entro dicembre), sul cost/income e sul monitoraggio degli attivi della banca. Nell’ultimo semestre Carige ha registrato un risultato netto negativo per 206 milioni, causato soprattutto da 344,5 milioni di rettifiche su crediti, effetto di un’ispezione della Bce su 6 miliardi di crediti. Il coverage del credito deteriorato è salito al 45,6% a giugno (dal 42,4% di dicembre).

A fronte delle svalutazioni, peraltro, il Cet1 ratio è rimasto al 12,2%. E i vertici della banca tendono a escludere la necessità di un nuovo aumento di capitale, confidando anche che la Bce, con la quale Carige è critica sulle metodologie applicate negli ultimi stress test, riveda i requisiti Srep (processo di revisione e valutazione prudenziale) del 2016. Ieri, intanto, il titolo della banca genovese ha segnato, a piazza Affari, una crescita del 4,61%, a 0,3356 euro.


Autore: Raoul de Forcade
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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