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Good bank, si guarda alla soluzione industriale

Si attende una soluzione industriale per le «good bank» dei quattro istituti nati dalle ceneri di Banca Etruria, Banca delle Marche, Cariferrara e Carichieti. Mentre è ormai agli sgoccioli la scadenza per le offerte vincolanti, formalmente fissata all’altro ieri ma prorogata alla fine di questa settimana, si contano i soggetti che sarebbero in corsa per l’acquisto delle quattro banche regionali finite in risoluzione.

Al momento le offerte impegnative arrivate concretamente all’advisor Société Générale giungono dai fondi di private equity, che già si erano presentati prima dell’estate nella prima tornata d’asta conclusasi sensa successo, cioè Apollo e Lonestar, interessati all’intero perimetro delle quattro good bank, mentre fuori dai giochi sarebbe invece Apax. Una manifestazione di interesse non vincolante è arrivata anche dalla Banca Popolare di Bari, interessata alla sola Carichieti.

Sarebbero invece ancora da formalizzare le offerte degli altri soggetti che si sarebbero detti interessati: cioè in particolare la Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper), Bnl-Bnp Paribas e Credit Agricole-Cariparma, mentre più defilata sembrerebbe Ubi Banca.

Si attende una soluzione industriale per le «good bank» dei quattro istituti nati dalle ceneri di Banca Etruria, Banca delle Marche, Cariferrara e Carichieti. Mentre è ormai agli sgoccioli la scadenza per le offerte vincolanti, formalmente fissata all’altro ieri ma prorogata alla fine di questa settimana, si contano i soggetti che sarebbero in corsa per l’acquisto delle quattro banche regionali finite in risoluzione.

Al momento le offerte impegnative arrivate concretamente all’advisor Société Générale giungono dai fondi di private equity, che già si erano presentati prima dell’estate nella prima tornata d’asta conclusasi sensa successo, cioè Apollo e Lonestar, interessati all’intero perimetro delle quattro good bank, mentre fuori dai giochi sarebbe invece Apax. Una manifestazione di interesse non vincolante è arrivata anche dalla Banca Popolare di Bari, interessata alla sola Carichieti.

Sarebbero invece ancora da formalizzare le offerte degli altri soggetti che si sarebbero detti interessati: cioè in particolare la Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper), Bnl-Bnp Paribas e Credit Agricole-Cariparma, mentre più defilata sembrerebbe Ubi Banca.

Per ognuno di questi soggetti la situazione sembra differente. Bper, che al momento non avrebbe ancora presentato un’offerta, potrebbe infatti essere interessata a rilevare le nuove Banca Marche e Banca Etruria, dossier che ieri sono stati nuovamente sul tavolo del Cda, dopo il board straordinario della scorsa settimana.

La stessa Bnl-Bnp Paribas avrebbe partecipato alla virtual data room per l’acquisto degli stessi due istituti ma, secondo i rumors, non avrebbe ancora formalizzato offerte. Al contrario, Ubi Banca, data da tempo come uno dei potenziali pretendenti, avrebbe visto il dossier relativo a Cariferrara ma sembrerebbe poco vogliosa di proseguire. Come pure Credit Agricole-Cariparma. Tranne sorprese dell’ultima ora, sia Ubi Banca sia Credit Agricole-Cariparma non dovrebbero dunque finalizzare offerte.

La sensazione di massima, almeno secondo gli addetti ai lavori, è che alla fine possa profilarsi una soluzione industriale per la vendita dei quattro istituti, con l’acquisizione da parte di soggetti bancari. La prima tornata d’asta ha infatti dimostrato la difficoltà di cedere tutte le quattro banche (Etruria, Marche, Cariferrara e Carichieti) a uno stesso soggetto prettamente finanziario, come possono essere i fondi di private equity. Del resto le offerte arrivate da Apollo e Lonestar (comprese tra i 3 e 400 milioni di euro) sono state considerate irricevibili da Nicastro per le numerose condizionalità e paletti imposti sulla qualità degli asset.

Così è stato deciso un cambiamento delle condizioni di vendita: la cessione in blocco dei 4 istituti non è più diventata così preferibile ed è stata aperta una nuova asta dove sono rientrati in corsa i soggetti che alcuni mesi fa si erano detti interessati soltanto ad alcuni asset singoli: come proprio la Bper ma anche il gruppo Bnl-Bnp Paribas. La stessa Popolare di Bari ha potuto confermare il proprio interesse per Carichieti.

L’auspicio dell’Autorità di risoluzione, vendendo i 4 istituti in maniera spacchettata, è che l’incasso si riveli maggiore rispetto a quello atteso da una vendita in blocco. Va detto d’altra parte che c’è un problema di business: benché ripuliti dalle sofferenze i 4 istituti starebbero cominciando a risentire dell’attuale situazione di incertezza, come può essere quella collegata a una gestione straordinaria, con un nodo di redditività e con il rischio che i cosiddetti incagli possano tramutarsi in crediti inesigibili.

Altro tema di rilievo per i compratori è quello relativo agli esuberi: appare realistico infatti che un’acquisizione degli istituti in crisi da parte delle banche avvenga ma a costo di una revisione degli organici. Un nodo, questo, che però richiede tempo per essere affrontato.

Legato a tutti questi aspetti c’è quello della tempistica della vendita: la scadenza per arrivare a definire il deal è quella del 30 settembre, come concordato con l’Unione Europea, pena l’avvio di una possibile procedura di infrazione per aiuti di Stato. Per quella data Nicastro e Banca d’Italia hanno sempre dichiarato di considerare conclusa l’operazione. Non è escluso tuttavia che l’Ue conceda un differimento, che sarebbe però funzionale alla mera formalizzazione del closing.


Autore: Luca Davi, Carlo Festa
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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