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Mps, il dossier Npl arriva sul tavolo di Atlante

In silenzio, sotto traccia, Atlante prosegue sulla sua strada in vista dell’operazione di acquisizione delle sofferenze di Mps. Il dossier, a quanto risulta al Sole 24Ore è approdato ieri sul tavolo del Comitato degli Investitori dei veicolo guidato da Alessandro Penati. Un incontro importante, ancorchè non definitivo, che è servito ad iniziare l’analisi delle problematiche connesse all’operazione, prima fra tutte quella del prezzo di acquisto. Operazione, che va ricordato, prevede l’acquisto della metà della tranche equity (o junior, ovvero quella più rischiosa) della cartolarizzazione dei 9,6 miliardi di crediti in sofferenza del Monte. L’appuntamento vero tuttavia è fissato per la prossima settimana, presumibilmente per venerdì, quando l’Autorità bancaria europea alzerà il velo sugli esiti degli stress test e, contemporaneamente, Mps terrà il Cda che dovrà dare l’ok al suo piano di rilancio.

In vista del D-day del 29 luglio, dunque, in casa di Quaestio, la sgr promotrice del fondo Atlante, si lavora alla costituzione del veicolo che avrà il compito di realizzare operativamente l’acquisizione degli Npl. Che con tutta probabilità sarà realizzata da Atlante bis, che come noto avrebbe il nome provvisorio di Giasone: analogamente ad Atlante, Giasone avrà la natura di Fondo alternativo di investimento. Oggetto dell’attività di business sarà esclusivamente quella di acquisire crediti non performanti. Un modo, questo, per attrarre nel capitale anche investitori esteri, tipicamente fondi di investimento, che vedono più appetibile l’acquisizione di non performing loans a basso prezzo, in vista di un loro recupero, piuttosto che l’investimento nel capitale degli istituti, come è accaduto invece nel caso di Atlante.

Nel capitale di Giasone – per cui è prevista l’introduzione di un comitato di investitori in rappresentanza dei diversi finanziatori – dovrebbero essere versati gli 1,7 miliardi vengano “ereditati” da Atlante stessa, somma che rappresenta l’avanzo di cassa non ancora impiegato dal fondo dopo le ricapitalizzazioni di Banca Popolare di Vicenza (1,5 miliardi ) e Veneto Banca (1 miliardo). Gli 1,7 miliardi sono però la somma minima di partenza. E che basterebbe a far scattare comunque l’0perazione di salvataggio di Mps. Tuttavia è chiaro che più sono gli investitori che parteciperanno al capitale, maggiore sarà la potenza di fuoco del fondo, maggiore sarà la capacità di smaltimento degli Npl.

E non solo rispetto a Monte Paschi, ma anche sull’intero comparto bancario italiano. Per questo si lavora al coinvolgimento di un soggetto come la Cassa Depositi e Prestiti, che ha già dato la sua disponibilità. La partecipazione della Cassa è funzione anche del contributo proveniente da altri finanziatori. Ma soprattutto non può prescindere dalla garanzia di circoscrivere la partecipazione a una quota di assoluta minoranza per evitare che, diversamente, il progetto possa attirare le critiche di Bruxelles, sempre vigile sul tema dei rischi di aiuti di Stato. L’impegno di Cdp dovrebbe dunque essere inferiore ai 500 milioni. Non è invece chiaro se, come ipotizzato fino ad oggi, Sga possa essere della partita: la partecipazione della Società per la gestione di attività – che è stata utilizzata per il salvataggio del Banco di Napoli – si andrebbe a sommare a quelladi Cdp visto che è pubblica, riproponendo così il tema degli aiuti governativi. Ecco perchè, nell’intenzione di portare a 2-3 miliardi la dotazione finale di Giasone, si stanno sondando anche altri investitori, dalle banche straniere ai fondi internazionali.

 


Autore: Luca Davi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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