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L’ipotesi Atlante 2 spinge le banche

Dopo il tonfo delle ultime sedute per le incertezze legate all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, Piazza Affari reagisce e corre. Ora l’indice Ftse Mib, partito con entusiasmo, segna un +4,23% a quota 15.743 punti. Bene anche gli altri indici europei: +2,06% il Dax, +2,74% il Cac40 e +2,26% il Ftse100. All’indomani del vertice a tre a Berlino tra Merkel, Hollande e Renzi e nel giorno della riunione a Bruxelles del primo consiglio europeo dopo il referendum inglese, scende lo spread tra i rendimenti di Btp e Bund decennali: il differenziale è a 154 punti base.

A spronare il listino milanese sono in particolar modo i vistosi rimbalzi dei titoli bancari, confortati anche dalle conferme che il governo italiano è al lavoro per definire un altro scudo a difesa del sistema bancario. In particolare, starebbe pensando a un fondo Atlante bis che faccia da garante dei prossimi aumenti di capitale delle banche più fragili, qualora dovessero esserci (Mps su tutte, ma vengono menzionate anche Unicredit e Carige).

L’operazione dovrebbe essere discussa con la Commissione europea per non cadere nella fattispecie degli aiuti di Stato, anche se è previsto che in circostanze eccezionali (come ad esempio la Brexit) il divieto possa venir meno. All’operazione potrebbe partecipare anche la Cassa depositi e prestiti, come già avvenuto per Atlante 1. La creazione di un fondo parallelo permetterebbe di ridare fiducia al settore e di completare il rafforzamento patrimoniale delle banche più deboli.

Atlante 1 ha infatti investito il 59% della propria dotazione (2,5 miliardi su una dotazione di 4,3 miliardi) nelle due banche venete e gli analisti stimano che i restanti 1,9 miliardi potrebbero smuovere sofferenze creditizie per un valore nominale di 30 miliardi di euro. Per aumentare la potenza di fuoco si potrebbe riaprire il fondo con i contributi di casse di previdenza e fondi pensione oppure creare un secondo fondo più focalizzato sull’acquisto di non performing loan.

Mediobanca e Ubi Banca guidano la rimonta con progressi del 9%. Seguono Mps(+7,11%), Bpm (+7,65%), Unicredit (+6,29%), Intesa Sanpaolo (+6,97%), Banco Popolare (+6,33%) e Bper (+4,22%) che ieri ha comunicato di aver ottenuto l’autorizzazione dalla Bce all’utilizzo dei modelli interni (IRB) per il calcolo del rischio di credito sui portafogli retail e corporate.

L’ultima banca ad aver ottenuto l’autorizzazione all’utilizzo dei modelli interni sui portafogli retail e corporate è stata Credem a ottobre 2015, con un beneficio di 150bps sul capitale. Per gli analisti di Equita nel caso di Bper i benefici in termini di Cet1 dovrebbero essere di circa 134bps, pari a un impatto positivo di 485 milioni di euro: il beneficio sarà registrato a partire dal secondo trimestre di quest’anno.

“Aumentiamo, quindi, la stima di Cet1 in maniera corrispondente: il ratio fully-phased 2016 sale dall’11,7% al 13%”, aggiungono gli analisti della sim, precisando che però la valutazione di Bper resta invariata a 6,1 euro (rating hold) stante il contesto di mercato incerto e la possibile revisione, a livello di settore, delle ipotesi sul costo del rischio 2016-2017.


Autore: Francesca Gerosa
Fonte:

Milano Finanza

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